Nathan Never Magazine 2018

Scritto da Manuel Enrico

27 Lug, 2018

Essere un collezionista sfrenato ha un difetto: non ci si tira mai indietro. Nella mia carriera da accanito lettore (ed ancor più ferreo spendaccione), ho sempre puntato a non aver buchi nelle mie collezioni, su una in particolare: quella di Nathan Never.

Per me, Nathan Never rappresenta il fumetto per eccellenza, quel personaggio che mi accompagna da gran parte della mia vita di lettore, un’amicizia che si è rinsaldata a suon di albi, che fossero ‘regolari’ o speciali. C’era un appuntamento particolare, che veniva esaltato dal fatto che cascava preciso ogni anno durante le vacanze estive: l’Almanacco della Fantascienza.
All’epoca internet gracchiava ancora dai modem 56k, non era così facile reperire le informazioni sul mondo fantascientifico dell’anno passato, e leggere l’Almanacco della Fantascienza era un perfetto recap di quanto accaduto, impreziosito da dossier che sapevano regalare scorci sulla fantascienza in generale (ricordo un bellissimo articolo sull’universo di Leji Matsumoto). E poi, siamo onesti, erano presenti delle storie inedite (marcate bene questo inedite) che arricchivano il mondo dell’Agente Alfa.
Ma i tempi cambiano, e inevitabilmente anche l’Almanacco della Fantascienza deve adeguarsi. Che significa cambiare pelle, pardon copertina, e trasformarsi in Nathan Never Magazine. Una trasformazione, per me, mal riuscita, che ha toccato il punto massimo di delusione con il numero di quest’anno.

 

Nathan Never Magazine 2018

Soggetto e sceneggiatura: Antonio Serra

Disegni: Esposito Bros

Colori: GFB Comics

Copertina: Roberto De Angelis

Se da un lato è comprensibile il voler tenere alto lo spirito originario degli Almanacchi, dall’altro bisogna accettare che i tempi sono cambiati e l’accesso alle informazioni, specialmente se oggetto di una passione, è ormai sulla punta delle dita di tutti, grazie a internet veloce e smartphone. Quello che un tempo era un valido e adorato servizio, ora sembra uno spreco di carta. Tutte le informazioni contenute nel riepilogo dell’annata fantascientifica sono, ancora più che un tempo, oramai stantie, argomenti già ampiamente trattai mesi fa su social, chat di Whatsapp e simili.

E con questo, una buona fetta del Nathan Never Magazine viene messa nell’angolo, inutile per la maggior parte dei lettori. L’edizione del 2018, nel comparto redazionale, si salva giusto per l’interessante speciale dedicato a Venezia, che, pur contenendo informazioni facilmente reperibili, viene costruito con piglio leggero e che riesce ad incuriosire il lettore, preparandolo alla lettura della storia.

 

 

Qua, almeno per me, sono iniziati i dolori. Fantasmi a Venezia è uno degli speciali a cui son più affezionato, resta uno delle migliori storie di Nathan Never. I disegni degli Esposito Bros all’epoca mi travolsero, capaci di ricostruire una Venezia futura suggestiva, esaltando una storia di Antonio Serra (solita garanzia, ovviamente) che rendeva al meglio emotivamente perché in bianco e nero.
Il passaggio alla colorazione non rende giustizia a Fantasmi a Venezia, anzi in alcuni punti lo ha quasi appiattito, rendendolo meno incisivo, spento. E questo, inevitabilmente, mi ha portato a sentirmi ancora meno soddisfatto dalla lettura di questo Nathan Never Magazine. Fortuna che avevo a portata di mano l’edizione ‘originale’ e mi son rimesso in pace l’anima.
Personalmente, questa pubblicazione ha un sapore agrodolce, con una forte punta di amaro. Se da un lato un albo di Nathan è sempre gradito, dall’altro non vuol dire che qualunque cosa vada bene. I Magazine dedicati all’Agente Alfa sembrano il tentativo di spremere al massimo l’istinto naturale del collezionista all’accumulo, senza rispetto.

 

 

Da un albo venduto in edicola a quel prezzo, mi aspetto un qualcosa di unico, che non posso aver già in casa e che mi offra una lettura stimolante, dandomi un quid in più. I Nathan Never Magazine sono invece divenuti una sorta di amarcord, indirizzati però a quei collezionisti che sugli scaffali hanno già quelle storie, spesso nell’edizione corretta (cioè in bianco e nero) e che non hanno più bisogno di esser guidati all’inseguimento delle vecchie novità della fantascienza, perché, data l’evoluzione della tecnologia, potrebbero aggiungere le voci che si son aggiunte tra la stesura del riepilogo ed il suo arrivo in edicola.
Quindi, vale la pena comprare il Nathan Never Magazine? Non sta a me convincere nessuno, mi pare ovvio. Da collezionista l’ho comprato senza pensarci, così come ho comprato lo spettacolare numero regolare di luglio, Il confine della realtà. Il mio unico interrogativo, ora, è quanto l’affetto per il personaggio possa ancora spingermi l’anno prossimo a rifare questa scelta.
Ma è una risposta che avrò solo a luglio 2019. Nel frattempo mi rileggo Fantasmi a Venezia in bianco e nero, sorseggiando una vodka sul Canal Grande con Ernest.

 

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1 commento

  1. compravo sempre l'almanacco, del Magazine ho comprato solo il primo numero poi più. A me serviva come archivio da consultazione, perché riportava tutto ciò che di fantascienza era uscito ogni anno (specialmente cinema e TV). Adesso cinema e Tv non hanno quasi più spazio, i fumetti sono ristampe. Pollice verso.

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