Il posto di ognuno – L’estate del Commissario Ricciardi (luglio 2018)

Scritto da Chiara Cvetaeva

28 Lug, 2018

Giallo.
È giallo e sgargiante l’abito con cui il Commissario Ricciardi si presenta al terzo appuntamento del nostro ciclo “stagionale”, e trattandosi dell’appuntamento estivo, questa tinta così solare ci pare decisamente appropriata.
Gialla, dunque, è la tonalità scelta per affiancare il consueto b/n delle tavole, e per quanto l’impatto visivo possa essere in prima battuta spiazzante, procedendo con la lettura si ha modo di apprezzarne le proprietà. Il sole picchia forte sulla Napoli illustrata da Alessandro Nespolino, e la scelta coloristica rende appieno l’effetto, presentandoci una città scintillante, come una pietra preziosa incastonata nel golfo.  Il giallo che ravviva le pagine de Il posto di ognuno, però, non deve essere accolto come un puro dato formale. Si tratta di una scelta cromatica ragionata, su cui val la pena di spendere qualche considerazione.

 

 

Il posto di ognuno – L’estate del Commissario Ricciardi

Soggetto: Maurizio De Giovanni

Sceneggiatura: Paolo Terraciano

Disegni: Alessandro Nespolino

Colori: Francesca Carotenuto

Copertina (sia da edicola sia da libreria): Daniele Bigliardo

Giallo è, per convenzione, il noir all’italiana. Giallo è anche, per tradizione, il sentimento della gelosia. Perché? Perché gialla è la bile che ribolle e si rimescola negli stomaci degli innamorati, allorquando si accende in loro il senso del possesso. Perché giallo era il pomo che Paride aveva assegnato ad Afrodite alla fine di un memorabile beauty contest olimpico, ingelosendo così Era e Atena, in lizza come reginette di bellezza. È proprio la gelosia a muovere, in questo caso, i fili della vicenda. Ce lo conferma, a metà albo, il ritornello di quel Tango della gelosia che dagli altoparlanti di una radio recita: “No, non è la gelosia/ ma è la passione mia!/ Quando ti guardano gli altri io fremo perché/ la tua bellezza la voglio soltanto per me!”

 

 

Nella torrida estate del 1931, l’assassinio della bella e fatale contessa Camparino sembrerebbe avere, come movente, proprio la gelosia. E però, il sicario non è l’unico a essere assalito da questa febbre (una febbre gialla?): anche il Commissario, in genere tanto pacato e composto, mette un piede nella tagliola, cui non scampano neppure il fido Maione e la signorina Enrica, per nulla seconda a Ricciardi in fatto di pacatezza e compostezza. La gelosia la fa da protagonista insieme all’invidia, anch’essa gialla per tradizione, perché itterica e biliare. L’invidia di una moglie tradita e sbeffeggiata, per esempio.
Gialli sono anche i bubboni: la Napoli del 1931, infatti, è flagellata da una pestilenza terribile, perché a infestarla ci sono squadracce fasciste che fanno il bello e il cattivo tempo, soprattutto il cattivo.
La pista passionale inseguita da Ricciardi, però, finisce col rivelarsi ingannevole. De Giovanni ci riserva un finale con tanto di fuochi d’artificio, da quel gran tessitore di intrecci che è.

 

 

Il posto di ognuno chiama in causa tutti quei sentimenti che, per una ragione o per un’altra, si dipartono direttamente dalle viscere. Paolo Terracciano sa ben valorizzare questa componente pulsionale, orchestrando i dialoghi in modo tale che sospensioni, reticenze, silenzi e “non detti” ricevano il giusto risalto. Grande è la maestria con soppesa ogni singola battuta e ogni singola didascalia, e considerato che compie questa operazione di taratura su un soggetto narrativo, c’è da immaginare che non debba aver avuto gioco facile.
Che fumetto e letteratura possano viaggiare in tandem non è un fatto nuovo: chi dimentica il Maupassant o il Poe di Dino Battaglia? Il caso di Ricciardi, tuttavia, è diverso: i romanzi di De Giovanni nascono nel solco di una serialità che non è estranea al mondo dei comics, ecco perché il matrimonio appare tanto riuscito e il tandem sfreccia tanto spedito. Come spesso accade con le serie in balloons, tra lettori e personaggi finisce col crearsi un’aria di famiglia, e non nego di aver accolto con sollievo la notizia che Ricciardi supererà l’autunno con uscite extra.

 

 

Sulla qualità dei disegni c’è poco da osservare, salvo che la serie ricciardiana può contare su una scuderia di illustratori purosangue: Bigliardo, Nespolino, la Stellato, Siniscalchi… Insomma, più che un elenco, una palmarès.
Proprio gli alti standard qualitativi potrebbero giustificare l’acquisto del cartonato, ma c’è da dire che anche l’edizione da edicola, nelle sue più umili vesti tipografiche, certo non sfigura. Al di là della questione puramente merceologica, il beneficio che si ricava dalla lettura ben compensa i costi. Anzi, li supera.

 

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