I rangers di Finnegan – Texone 33 (giugno 2018)

Scritto da Francesco Benati

5 Lug, 2018

Con sommo piacere, vi presentiamo la recensione de I rangers di Finnegan, il nuovo Texone edito dalla Sergio Bonelli Editore ad opera di Mauro Boselli alla sceneggiatura e di Mario Rossi in arte Majo ai disegni.

Avete presente quando vengono elencati tutti i pregi dell’Italia? Le varie eccellenze di cui il nostro Paese è indubbiamente ricco, ovvero la cucina, l’arte, il paesaggio, il vino, le belle donne, ecc. Tutto giusto, tutto corretto. Il problema è che esiste un’altra eccezione di cui, purtroppo, poco si parla, anche se forse sarebbe più corretto farla rientrare sotto l’ombrello dell’arte: la collana del Texone.

Nata nel 1988 per celebrare i 40 anni di Tex, la collana del Texone, ovvero un albo annuale (ma in un paio di casi è stato pure semestrale) di Tex realizzato da un grande artista italiano o internazionale, ha ospitato alcuni fra i nomi più illustri del fumetto mondiale, un’autentica carrellata che farebbe impallidire e morire d’invidia qualsiasi editor di lungo corso.

E anche quest’anno il Texone compare implacabile nelle edicole di tutta Italia, a dimostrazione di come l’amore del pubblico per questo albo sia tutt’altro che appassito.

 

 

Sinossi dell’opera: i pacifici Comanche di Bisonte Bianco sono stati barbaramente assassinati nel corso di un attacco notturno. Chi sono i responsabili del massacro? Tex, assieme al fido Tiger Jack, si mette sulle tracce dei comancheros di Robledo, vecchio bandito ormai sul viale del tramonto, mentre Quanah Parker, il celeberrimo capo Comanche, accusa apertamente i rangers del capitano Finnegan, i quali accolgono Kit Willer nelle proprie file dopo un duro scontro con lo “zio” Carson.
Mettiamo, come mi piace sempre fare in questi casi, le cose chiare sin dal principio: questo Texone è bello come Il magnifico fuorilegge di Boselli e Andreucci del 2017, un capolavoro divenuto un classico del ranger dopo due microsecondi dall’uscita nelle edicole?
No.
A me è piaciuto.
Molto.

 

Lo ritengo un albo di Tex nella migliore tradizione del ranger, pur con il calendario a portata di mano, è disegnato benissimo e la sceneggiatura è costruita con la consueta abilità da un Mauro Boselli in buona forma. Basterebbe già questo a chiudere la recensione con gli applausi a scena aperta.

Il problema è che Il magnifico fuorilegge è stato talmente grosso che, per quanto mi riguarda, ha stabilito nuovi standard qualitativi per il Tex contemporaneo, al punto che ormai lo ritengo un punto di paragone imprescindibile per le opere future non dico della serie regolare, ma almeno dei Texoni annuali.

So che è sbagliato, perché ogni opera andrebbe valutata come indipendente e slegata da quelle che l’hanno preceduta, ma alla fine tocca arrendersi all’evidenza che un metro di paragone, anche involontario, viene fatto per forza.

Però ehi, come ho detto questo volume mi è piaciuto molto, quindi sotto con il commento.
La sceneggiatura di Mauro Boselli è precisa come sempre, con il ritmo del racconto scandito con colpi d’accetta e con i soliti ottimi dialoghi. La scansione delle pagine e delle situazioni è calcolata con il misurino e Boselli non sbaglia il colpo.

 

 

La trama a sfondo storico sembra piacergli davvero al punto che il buon Mauro si concede addirittura un auto-remake, dato che tutto il flashback sul Giorno dell’Orrore del 1840 era già stato rievocato dallo stesso Boselli in Fratelli di sangue su Zagor circa 20 anni fa.
Come da sua tradizione, Boselli inserisce quintali di personaggi nelle proprie storie, rischiando costantemente di relegare Tex al ruolo di uno dei tanti, ma va detto che negli scontri finali il ranger riesce finalmente ad emergere e a regolare i conti con il suo antagonista.

L’unica pecca, come diverse volte capita nelle opere dello sceneggiatore milanese, è che la carne al fuoco è davvero tanta e non sarebbero guastate delle pagine in più per poter dilatare meglio gli avvenimenti, ma nel complesso è un’osservazione abbastanza marginale, visto che alla fine tutti i personaggi riescono a ritagliarsi il proprio spazio, pur lasciando a Tex il compito di essere il risolutore definitivo della vicenda.

 

In quanto a Majo, gli elogi si sprecherebbero. L’autore bresciano ha impiegato anni a realizzare il Texone e l’impegno si vede tutto, specialmente nelle spettacolari e suggestive vignette notturne dove il suo bianco e nero trova la maggiore esaltazione.

I vari personaggi sono tutti più o meno riusciti, con l’unica, parziale, eccezione di Tex, non sempre perfettamente centrato, anche se va detto che proprio il ranger è la questione da risolvere di quasi tutti i disegnatori che prima o poi si sono confrontati con lui. Il volto di Tex, infatti, non ha segni particolari in grado di fornire dei punti fermi ai disegnatori e questo spesso si è rivelato un grosso problema, anche se Majo riesce comunque a prendervi confidenza con il passare delle pagine.

 

 

Centratissimo, come sempre, il vecchio Carson, idem per Kit Willer e Tiger Jack.
La qualità del lavoro di Majo mi permette di levarmi un sassolino dalle scarpe: spesso nella Bonelli contemporanea i disegnatori tendono ad appiattirsi su un realismo estremo, oserei dire un iperrealismo dal taglio quasi fotografico. Non che sia per forza un problema, ovvio, ma a lungo andare il rischio è che il linguaggio del fumetto si omologhi in questa direzione e perda tutto il suo potenziale.

Ecco, con il Texone di Majo questo rischio non c’è. Più volte Majo distorce i volti, estremizza le proporzioni e gioca con il chiaroscuro, il tutto al puro scopo di dare maggiore enfasi alle scene e al disegno.

 

Purtroppo io so già che il suo stile non piacerà a tutti, che molti non digeriscono l’eccesso di scuro, preferendo invece la linea chiara (e forse c’entra anche la non più verde età dei lettori, costretti a portare gli occhiali per leggere), eppure Majo è davvero uno dei migliori disegnatori italiani attualmente in attività e con questo suo Texone lo ha dimostrato chiaramente.

Chiudendo qui la recensione, dico che ci troviamo di fronte ad un buon Texone che, pur non perfetto, tiene alta la bandiera di una collana che tutto il mondo fumettistico ci invidia.

E voi che ne pensate? Venite a dircelo nel gruppo FB L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor)!

 

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