Johnny il selvaggio – Tex 692 (giugno 2018)

Scritto da Francesco Benati

21 Giu, 2018

Abbiamo atteso qualche giorno per preparare la recensione di Johnny il selvaggio, il finale della nuova storia di Tex iniziata il mese scorso con Cuore Apache già recensito su queste pagine. I testi sono del veterano Pasquale Ruju, autentico mattatore di questa prima metà del 2018, anno del settantennale di Tex, mentre ai disegni troviamo il greco Yannis Ginosatis.

Facciamo un breve riassunto della puntata precedente: Johnny è un Apache allevato da un ufficiale dell’esercito e sin da bambino ha dovuto seguire le più terribili angherie. Divenuto avvocato, decide di recarsi nella riserva indiana a scoprire le sue stesse origini. Nel farlo, si imbatte in una losca cricca che sta facendo affari alle spalle degli Apache. A spalleggiarlo nella sua lotta e ad affidargli il ruolo di agente indiano della riserva, sono i fidi Tex Willer e Kit Carson.

 

 

Johnny il selvaggio – Tex 692

Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju

Disegni: Yannis Ginosatis

Copertina: Claudio Villa

Purtroppo le cose non sono facili per Johnny. Vittima delle vendette dei vecchi padroni e trovatosi di fronte alla miseria che regna nella riserva, la sua sicurezza vacilla e alcuni incidenti lo portano a prendere una tragica decisione.

Il motivo per cui ho deciso di aspettare a scrivere la recensione sta tutta nel fatto che, dopo averli letti separati, ho deciso di rileggere tutta la storia per intero, cosa che in genere non faccio quasi mai, perlomeno a così breve distanza, tranne che con le storie che mi hanno colpito per qualcosa in particolare.

 

 

La faccio breve: io ho adorato alla follia ogni singola pagina di questa storia. Sono 220 pagine che trasudano dramma e disperazione sin dalla mastodontica apertura di Cuore Apache e che sembrano consigliare al lettore Fai attenzione, questa non è una delle solite storie, tieni i fazzoletti a portata di mano.

Non siamo di fronte a un capolavoro, questo no, anzi, la vicenda in quanto tale ha più di un difetto, sia formale che sostanziale, ma tutti i difetti, per quanto presenti, spariscono di fronte alla grandezza di tutto il resto.

Pasquale Ruju compie il miracolo e realizza quella che è la sua Il giuramento, la sua El Muerto, la sua Il passato di Carson, la sua Furia Rossa, la sua… sì, insomma, avete capito. Non sto dicendo che questa storia è pari o, oso, superiore, assolutamente, dico solo che questa storia ha, o avrà, la stessa valenza che le storie sopra citate hanno avuto per i loro autori. Questa è l’avventura che consacra definitivamente Pasquale Ruju come uno degli autori di Tex.

Attenzione: come uno degli autori e non come uno degli sceneggiatori, perché questo lo è già!  Ruju riesce là dove uno sceneggiatore bravissimo come Antonio Segura ha miseramente fallito e dove anche un genio del fumetto come Tito Faraci non si è neppure avvicinato: ha scritto una storia dura, per niente consolatoria, dove non ci sono vincitori e dove persino Tex e Carson escono (quasi) da perdenti.

Una roba che pochissimi autori si sono permessi di fare e che a pochissimi è stato permesso di fare, ma Ruju aveva fra le mani una storia con i fiocchi e ha ottenuto l’ok da Sua Maestà Mauro Boselli, dal 2012 custode del Verbo texiano nelle vesti di curatore.

 

 

Per scrivere la storia che aveva in mente, Ruju ha dovuto forzare molti dei cliché abituali di Tex, come il fatto che alla fine i nostri eroi vincano sempre, che i cattivi vengono puniti per le loro malefatte e che alla fine il Bene trionfa sempre sul Male.

Ebbene, qui non funziona così.
Io so già che ci sono diversi lettori che si sono appellati, si appellano o si appelleranno a una presunta texianità (che conoscono solo loro, ovviamente), secondo la quale ci sono cose che su Tex si possono o non si possono fare e bla bla bla. In genere io sono d’accordo con il fatto che se tutte le storie di Tex sono western, allora non tutte le storie western possono essere di Tex, ma sono anche dell’opinione che se hai fra le mani una storia forte allora di queste regole puoi anche fregartene bellamente (a patto che lo spirito del personaggio rimanga intatto) e scriverla.

E Ruju l’ha fatto e l’ha fatto benissimo. Certo, non è tutto perfetto: alcune scene risultano un po’ forzate e la necessità di chiudere la storia nei due albi previsti obbliga Ruju a tagliare tutto l’aspetto spiegazionista, ovvero del perché i personaggi agiscono in un certo modo e così via, per tenere un ritmo serratissimo dall’inizio fino alla fine.

Sia chiaro, questo per me non è affatto un difetto, anzi. Alla fine il fumetto è fatto anche di questo: di gestione del tempo, del ritmo, dello scandire le scene che compongono la narrazione. Un fumetto non è e non può essere una rappresentazione del reale in scala 1:1, anche se a certi lettori pare piaccia vedere Tex che bivacca bevendo caffè con Carson per dieci pagine di fila.

Un difetto vero, questo sì, è stato quello di sbattere Cochise, il celebre capo Apache, in copertina nel primo albo e poi farlo comparire in una manciata di pagine. Data la sua presenza nell’epica cover di Villa nel volume di maggio, mi aspettavo un suo ruolo molto più attivo.

Peccato, sarà per il prossimo giro.
E per i disegni che si può dire?

 

Che a Ginosatis rapirei mezza famiglia per costringerlo a disegnare Tex 24h da quanto è bravo. Il suo stile pieno di chiaroscuri è perfetto per le atmosfere cupe e crepuscolari di questa storia, mentre la sua rappresentazione di Tex e Carson, per non parlare di tutti gli altri personaggi della vicenda, è ottima.
L’unico neo che posso trovargli è che per buona parte il suo disegno sembra prediligere delle inquadrature molto strette. Le scene di battaglia, per quanto brevi, sono ampie, respirano, sanno di cinema. Il resto della storia sa di televisione. Non so spiegarlo meglio.
Molto probabilmente si tratta del suo stile, in quanto la stessa identica impressione l’avevo avuta leggendo la sua precedente avventura texiana, ovvero Nel covo del profeta di Mauro Boselli targata 2010.
Che dire, quindi?
Che abbiamo fra le mani un piccolo gioiello di Tex, il quale, sfuggendo dalle canoniche regole texiane, merita di essere letto sotto un’ottica diversa.
Più che una storia di Tex, questa è una storia con Tex.
E sapete che c’è?
È talmente bella che a me va benissimo così.

E per voi? Come è stata questa doppia di Tex? Parliamone nel gruppo facebook L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor)!

E se volete ripercorrere gli ultimi numeri, ecco qua i link alle recensioni:

 

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