Dopo
Hell City Blues,
Nathan Never: Generazioni torna in edicola con il secondo dei sei episodi della miniserie ideata da Antonio Serra, intenzionato a presentarci dei Nathan Never alternativi che rappresentino le diverse anime della fantascienza.
Il guerriero della polvere – Nathan Never Generazioni 2
Soggetto: Antonio Serra e Giovanni Eccher
Sceneggiatura: Giovanni Eccher
Disegni e copertina: Silvia Corbetta e Mariano De Biase
Nel raggiunger questo scopo, l’autore sardo ha scelto di lasciarsi guidare non solo dalla propria vena creativa, ma anche dalla sue passioni, creando dei Nathan che rappresentino un omaggio ai propri idoli e a quelle storie che hanno rappresentato le diverse anime della fantascienza.Inevitabile, in tal senso, ricorrere allo stratagemma del multiverso, uno degli spunti narrativi più usati (e abusati) della science fiction. Sarebbe facile sminuire quindi questo progetto catalogandolo come il solito ‘universo parallelo’, ma visto che oramai, ammettiamolo, tutto è stato raccontato, tutto è stato detto, l’originalità passa anche dal ‘come’ vengono rielaborati certi assiomi narrativi.
E soprattutto, va accettata la premessa degli autori. Generazioni nasce ed è stato presentato sin dall’inizio come una serie pensata per mostrare dei Nathan alternativi che avessero però una loro connessione, un qualcosa di unico che come un eco riverbera nel multiverso. Leggendo il numero 0, opera dell’ispirato duo Barone-Dall’Oglio, tra ironiche ispirazioni e chiavi di letture nemmeno troppo celate, questa onesta dichiarazione d’intenti diventava non solo la spiegazione dello spirito della serie, ma anche un ideale punto di partenza per ‘altri’ Nathan Never.
Il guerriero della Polvere, ad esempio, sarebbe una serie post-apocalittica decisamente affascinante. Il tono manga nei disegni, e la forte influenza dei mondi devastati di Mad Max e Ken Shiro sono due aspetti decisamente intriganti, consentono di creare un’ambientazione violenta e disperata che accolgono il lettore con una certa familiarità.
In tutto questo, diventa necessario inserire un Nathan che mantenga una certa affinità al personaggio che conosciamo e che sia al contempo credibile in questo universo parallelo.
Giovanni Eccher, che questo mese fa doppietta su Nathan Never con
I reduci di Mellow Shore, rende Nathan più vicino ai lettori non tanto sul piano dell’animo quanto su quello delle relazioni.
Nemo è un uomo solitario, che si aggira per i deserti radioattivi in compagnia della figlioletta, in cerca della propria vendetta contro Ned Mace, il violento predone che ha ucciso la sua adorata moglie. La sua ricerca lo porta ad incrociare la strada di Sigmund, uomo di scienza, ricercato dal perfido Skotos, dominatore di Bastard Town.
Da questo incontro prende il via una storia frenetica, fatta di scontri violenti e sanguinari, di complotti e di rivalsa, che rende Il guerriero della polvere una lettura piacevole. Ovviamente, come detto prima, il requisito essenziale è accettare quel patto tra autori e lettori, ossia leggere Nathan Never: Generazioni secondo i dettami che ne hanno decretato la nascita.
Per quanto si tratti di una lettura autonoma, Il guerriero della polvere mantiene una certa linearità di continuità con il precedente capitolo. Per quanto parlare di continuity in una storia distopica ed una post-apocalittica possa sembrare assurdo, in realtà in questo caso ha una sua motivazione, che viene palesata nelle ultime pagine di questo albo.
I finali di questi due primi capitoli sono piuttosto netti e decisamente indicativi di come ci sia più di quanto gli autori ci abbiano (fortunatamente!) detto, lasciando trasparire un legame tra i diversi Nathan che potrebbe essere la chiave per un futuro inatteso per il nostro Agente Alfa.
Nel rispetto dell’idea di dare comunque ad ogni albo una propria identità, ecco che Il guerriero della polvere viene realizzato con una forte attinenza al mondo manga. Il reparto grafico è stato affidato a Silvia Corbetta e Mariano De Biase, che riescono non solo a riprodurre un mondo devastato emozionante, ma anche a ritrarre i personaggi avvicinandoli allo stile realizzativa dei fumetti orientali.
La copertina riesce a trasmettere in pieno il forte contenuto dell’albo, staccandosi dalla classica impostazione che abbiamo nella serie di Nathan, sia per impostazione che per stile. Dal tratto alla colorazione, la tavola che ci accoglie nel secondo volume di Nathan Never: Generazioni è un elemento particolare, che cerca di coniugare l’appartenenza al multiverso di Nathan Never alla voglia di esser una storia diversa, di rottura. Onestamente, mi ha maggiormente convinto la copertina di Hell City Blues, ma è innegabile che Mariano de Biase e Silvia Corbetta abbiano infuso lo spirito dell’albo in una tavola sincera.

Personalmente ho sempre avuto poco apprezzamento per i manga, eppure questa leggera contaminazione, che coinvolge anche la gabbia delle tavole, mi ha incuriosito e convinto. Anche il tono della narrazione visiva assume una nuova linfa, lanciandosi in un contesto più violento e sfrenato del solito, in omaggio all’irruenza della storia e alla tipologia narrativa che si intende omaggiare (e gli omaggi non mancano).
Non manca però qualche sbavatura in fase di stampa, con alcune tavole che vengono lievemente guastate da un lavoro tipografico non eccelso. Si tratta di dettagli minimi, sia chiaro, ma che su un lavoro così curato e preciso diventa una spiacevole sbavatura.
Ora non ci resta che attendere il terzo capitolo, la cui anteprima vista in quarta di copertina lascia intendere come ci troveremo di fronte ad una fantascienza decisamente classica!
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