La donna dalla bocca squarciata – Dampyr 216 (marzo 2018)

Scritto da Paolo M.G. Maino

10 Mar, 2018

Il girovago Harlan (solo in questi primi tre mesi è stato in Magdeburgo, San Francisco e ora Tokyo) si reca in Giappone chiamato dall’amico fraterno, il ronin Kenshin (che abbiamo visto l’ultima volta in azione nello storico D200, L’armata di Harlan Draka), per risolvere il complesso caso di una serie di omicidi legati ad un demone della ricca tradizione mitologica nipponica: la Kuchisake-Onna, la donna con la bocca squarciata che pone ai malcapitati la fatidica domanda: «Mi trovi bella?».

 

La donna dalla bocca squarciata – Dampyr 216

Soggetto e sceneggiatura: Stefano Piani

Disegni: Giorgio Gualandris

Copertina: Enea Riboldi

La storia immaginata e scritta da Stefano Piani (prolifico autore che spazia dal fumetto alla tv passando per i romanzi) gioca su due piani temporali: una prima serie di efferati omicidi tra 1988 e il 1990 e il ritorno della Kuchisake-Onna nel presente. Le vicende ad Osaka alla fine degli anni ottanta coinvolgono 4 ragazzini (il corrispettivo giapponese dei protagonisti di Stranger Things – citazione neanche tanto velata visto che la demone compare durante una sessione di Dungeons and Dragons come il Demogorgone della prima puntata della prima serie dell’istant cult prodotto da Netflix), ragazzi che rivediamo ormai quasi cinquantenni tornare in azione con Harlan e Kenshin.

La vicenda è ricca di scene di azione e dal gusto horror, ma non è priva di momenti più introspettivi e delicati soprattutto nel tratteggiare le relazioni nel passato e nel presente della banda di ragazzini, ma anche della giovane infermiera che riveste ben presto un ruolo importante nella vicenda. Il tutto condito da una strizzatina d’occhio all’immaginario collettivo del mondo del Sol Levante (immaginario che coincide perfettamente con tanti contesti e situazioni tipiche di manga e anime): le studentesse in divisa un po’ sopra le righe e disinibite, il traffico tentacolare della città a livelli Tokyo, ordine e discipline moralmenti ineccepibili negli ambienti di lavoro, ma anche un certo senso di solitudine di chi si trova a vivere in una realtà spesso asettica.

Stefano Piani conosce bene questi elementi e li offre al lettore che se li aspetta (ma è proprio questa la formula del successo di Stranger Things, se ci pensate) e di fatto realizza una sorta di manga alla occidentale che ricorda molte serie anime di taglio dark, evitando giustamente di confrontarsi direttamente con quella doppia storia giapponese a firma di Boselli e Genzianella (Dampyr 77-78) che è considerata una dei vertici della saga dampyriana.
Un’osservazione mi sento però di farla: Kenshin, che è l’elemento decisivo a far arrivare Harlan in Giappone, a poco a poco si defila dal centro dell’azione ed è a mio avviso poco valorizzato (anche se Piani inserisce una scena davvero inconsueta per Dampyr: Kenshin e la bella Keiko alle prese con un problema di cottura in cucina: anche questo alternarsi tra dramma e comicità ricorda molto certi manga o anime giapponesi).
Veniamo ora al comparto disegni: e qui davvero assistiamo ad un esordio di altissimo livello, quello di Giorgio Gualandris. Gualandris che ha esordito nel mondo del fumetto con una recente storia di Larry Yuma è stato introdotto in Bonelli proprio dallo scrittore di Larry Yuma, ovvero Claudio Nizzi. E il giovane disegnatore non ha tradito le attese: il suo tratto è davvero efficace, realistico, curato dalle architetture degli esterni ai particolari degli interni passando per l’intensità delle espressioni dei volti (ottimo il suo Harlan). Gualandris padroneggia la tavola Bonelli, dimostrando anche il coraggio di rompere la gabbia come accade ad esempio a pagina 67 quando Harlan salta dentro la pagina per bloccare la Kuchisake-Onna: spettacolare!

 

 

Insomma il gruppo di artisti al lavoro su Dampyr continua ad arruolare ottimi elementi che potranno dare il loro contributo nei prossimi mesi e anni.

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