Fuga da Europa – Nathan Never 321 (febbraio 2018)

Scritto da Manuel Enrico

19 Feb, 2018

Qual è il compito di fumetto? La prima risposta è intrattenere, divertire, dare la possibilità di spegnere per un attimo il cervello dalla pesantezza della quotidianità e concederci un momento di spensieratezza. In questa ottica, il nostro eroe dovrebbe esser totalmente distaccato dal mondo che viviamo, fantasia pura.
Eppure, il fumetto può anche far riflettere, può avere una sua funzione educativa. Facile lasciare questo ruolo impegnativo a graphic novel o produzioni ad hoc, ma si può trovare anche nella serialità una dimensione in cui la lettura può esser più che puro intrattenimento, ma diventare riflessione. Dipende da quanto siamo disposti ad accettare che anche il nostro beniamino si confronti con dei problemi reali a cui noi spesso voltiamo le spalle, o che liquidiamo con un commento caustico.

 

Fuga da Europa – Nathan Never 321

Testi: Thomas Pistoia

Disegni: Romeo Toffanetti

Copertina: Sergio Giardo

Per la seconda volta in due anni, Thomas Pistoia si addentra nei meandri più oscuri del futuro di Nathan Never per scrivere una storia che affonda le sue radici nella quotidianità scomoda dei nostri giorni. Se con il numero 297, La lunga marcia, aveva offerto una visione netta e lucida della mafia, esaltata dalla bravura di Emanuele Boccanfuso ai disegni, con Fuga da Europa ci prende per mano e ci mostra la realtà dei flussi migratori.

Una cortesia, se sceglierete di leggere questo albo (e spero lo facciate). Non partite prevenuti. Lasciate per un attimo lontani tutte le strumentazioni e le demagogie degli ultimi tempi, non azzardatevi ad accusare questo numero di esser un mezzo politico, viste le imminenti elezioni, dato che un albo del genere nasce da mesi e mesi di lavorazione e programmazione. Ma soprattutto, non fatevi tentare dall’accusa di buonismo.
Non c’è schieramento politico in Fuga da Europa, solo la voglia di un narratore di raccontare una tragedia attuale, nella sua dimensione più feroce e impietosa: quella emotiva. Thomas ha la capacità di parlare direttamente all’anima, ha un suo stile che dalla poesia passa alla prosa e arriva al fumetto senza perdere la propria identità, senza mai perdere la propria forza. Non addolcisce mai la pillola, è ferocemente onesto, come il viaggio di Nathan, pardon Bilal, che segue la tratta dei profughi di Europa come uno di loro.

Già il titolo è un messaggio. Fuga da Europa. Noi ogni giorno vediamo scene di gente che fugge verso l’Europa, dove sperano di trovare una speranza, un’accoglienza, ma dove spesso, alla fine di un calvario, iniziano una nuova odissea, fatta di incomprensione e populismo deviante, in cui il diverso continua ad esser il pericolo. Perché noi non abbiamo idea del loro viaggio, è più facile seguire una frase gridata dalla paura che domandare una memoria che gronda sangue e disperazione.

È violento, Thomas. È spietato. Disilluso. Disperato. Ma c’è onestà in quello che Nathan vive, c’è la testimonianza, mutuata da un reportage di Fabrizio Gatti, di una persona che quel viaggio lo ha fatto , che le esperienze dei disperati le ha viste con i propri occhi e le ha provate sulla propria pelle. Il potere di Thomas è sapere trasmettere tutto questo con frasi ad effetto, delle staffilate al cuore che ti fanno mancare il respiro.
La chiave dell’intero albo è nel dialogo tra Dorae Nathan, una visione futura che si rispecchia nella Siria e in mille altri conflitti con la forza di una morsa che ti soffoca il cuore.
Nella vita c’è anche dolore e dobbiamo accettarlo. Io sono disposta a soffrire, a imparare il dolore se questo rientra nell’ordine delle cose, in quella misura che… che a tutti spetta. Ma la guerra…è folle! È dolore stupido, senza senso…senza fine. […] La guerra ha un solo colore. Quello del sangue…
E qui lo senti salire quel magone che si farà sempre più imponente nelle tavole a venire, quando Thomas ti descrive le difficoltà di un viaggio della speranza che sa di morte, di un’inerzia di anime ormai vuote che avanzano in nome di un qualcosa che nemmeno loro sanno più spiegare, assuefatte alla perdita e alla disperazione al punto che perdono la forza anche di ribellarsi agli sciacalli che vivono della loro disgrazia.

 

 

Ed è ancora più coinvolgente questo racconto straziante vedendolo con gli occhi di un idealista come Nathan, soffrendo con lui l’impossibilità di reagire ai soprusi, il dover subire la violenza di bestie vestite da uomini. Thomas crea una perfetta armonia tra impatto emotivo e ambientazione del mondo di Nathan Never, un equilibrio non facilmente raggiungibile, ma più di ogni altra cosa riesce a stimolare le nostre corde con il suo linguaggio, tagliente, lucido.

Per una storia del genere, Nathan ha avuto la fortuna di venir ritratto da una delle matite più iconiche dell’Agente Alfa: Romeo Toffanetti. Il disegnatore ha fatto sua la potenza narrativa di Thomas, realizzando delle tavole dalla potenza visiva disarmante. Volti spenti, posture rassegnate e scenari di guerra che sembrano usciti da un servizio televisivo sono perfetti, aiutati dal solito uso del bianco e nero di Toffanetti, che riesce ad esser sempre un ulteriore strumento narrativo.

 

E non da meno è stato Sergio Giardo. La sua copertina echeggia una delle tavole più massacranti dell’albo, ci accoglie con tutta la disperazione e la tragicità della storia di Fuga da Europa, unita alla disperata rabbia di Nathan, testimone obbligato all’impotenza.

Fuga da Europa è un racconto impietoso, crudo, necessario. È il dono della conoscenza emotiva di una tragedia, quel calice amaro da cui spesso ci sottraiamo, ma che Thomas, Romeo e Sergio hanno, ognuno a modo loro, offerto sapendo che l’amarezza che ne consegue può portare ad un primo passo verso un nuovo mondo. Come una nuova vita nata alla fine di un tragico viaggio, carica di speranza.

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