In contemporanea con l’uscita del secondo capitolo, ecco la recensione de La tigre colpisce ancora, l’ultimo Tex mensile edito dalla Sergio Bonelli Editore. Primo capitolo di una saga in quattro albi, esso vede all’opera il duo composto dal curatore e sceneggiatore Mauro Boselli e dal disegnatore Andrea Venturi.
Facciamo un lungo passo indietro: nei primi anni ’90 esce La tigre nera, albo scritto da Claudio Nizzi e disegnato da Claudio Villa che introduce il personaggio della Tigre Nera, ovvero il malese Sumankan, palesemente ispirato al Sandokan di Salgari. Principe in esilio, Sumankan decide di fondare un impero criminale per poter un giorno riconquistare il regno perduto durante la lotta con i colonizzatori europei. Sulla sua strada si inseriscono Tex e Carson che manderanno all’aria i suoi piani.
Altre due storie seguono questa, tutte scritte da Claudio Nizzi e disegnate rispettivamente da Fabio Civitelli e Andrea Venturi. Nell’ultima storia, la Tigre è colpita e si sfracella contro gli scogli. Che sia morta definitivamente?
La tigre colpisce ancora – Tex n.756
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Andrea Venturi
Copertina: Claudio Villa
Mauro Boselli raccoglie idealmente il testimone di Claudio Nizzi, che ai tempi dovette troncare la sua ultima storia, e prosegue la saga del malese con questa nuova quadrilogia e la affida di nuovo ad Andrea Venturi, l’unico dei tre disegnatori che qualche anno fa, quando questa storia è entrata in lavorazione, fosse libero da impegni per poterla prendere in mano.
L’albo si apre in medias res con la Tigre ancora viva che libera alcuni prigionieri, dopodiché si passa direttamente alla scoperta del rocambolesco modo in cui essa è riuscita a sopravvivere (escamotage che non raccontiamo per ovvi motivi) ed è a quel punto che l’azione fa un salto in avanti nel presente e vede Tex e i suoi pards recarsi a New Orleans per risolvere alcuni fatti misteriosi inerenti i superstiti della cricca criminale della Tigre.
In questo primo albo, Boselli dissemina i vari tasselli che andranno poi a comporre un mosaico molto più ampio: analogamente a quanto fatto più di un anno fa con la lunga saga di Mefisto e Yama, ripresenta tutti i personaggi chiave della trilogia della Tigre, in particolare i comprimari del secondo capitolo che erano sfuggiti alla cattura di Tex. A ognuno di loro viene riservato un ruolo particolare, per cui si rivede la bella Lohana tessere intrighi particolari e il vecchio Omoro dedicarsi a riti antichi.
Tutto l’albo è pervaso da una profonda atmosfera onirica e teatrale: la Tigre indossa una maschera, tanti personaggi recitano una parte fingendosi ciò che non sono e vengono messi in piedi dei giochi di finzione a beneficio dei lettori, i quali sono chiamati in prima persona a partecipare attivamente alla vicenda. Un simile approccio metanarrativo, perlomeno in tali quantità, è qualcosa di inedito su un albo di Tex e a Boselli va riconosciuto il coraggio di aver voluto provare qualcosa di nuovo.
Ai disegni troviamo un Andrea Venturi in ottima forma: il suo stile si è ormai consolidato, ma non cessa mai di evolversi senza perdere di vista la leggibilità e la capacità di narrare attraverso un’espressione, un gesto o un gioco di luci e ombre (sempre a proposito delle atmosfere teatrali). Venturi ha fatto suoi personaggi cardine della saga di Tex e si conferma ancora una volta come un ottimo interprete del ranger.
La sua scarsa velocità (tra questa storia e la precedente sono trascorsi sei anni, con in mezzo solo una storia breve per un Color Tex) è compensata dall’ottima qualità delle tavole. In questa avventura gli è stato dato ampio spazio per ricreare le atmosfere lugubri delle paludi e dei riti esoterici che Venturi tratteggia con un bianco e nero oscuro ed etereo di modo che tutta la storia risulti pervasa da un vago senso di irrealtà.
Un primo albo sicuramente interessante e fuori dai canoni di Tex. Si presume che dal prossimo albo le atmosfere tornino a farsi più classiche e avventurose, ma per il momento questo è un piacevolissimo fuori programma.
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