Con Le creature del buio si conclude la storia doppia di Tex iniziata nel numero precedente e che ha visto l’esordio sulla serie regolare di Moreno Burattini al soggetto e alla sceneggiatura e Michele Rubini ai disegni.
Riassunto della puntata precedente: Tex e i suoi pards salvano da un gruppo di banditi la spedizione dei fratelli Hewett, intenzionati a scoprire la sorte di loro padre scomparso tempo prima. Non molto distante, El Morisco e il fedele Eusebio si uniscono ad un gruppo di contadini per scoprire il mistero di alcune misteriose uccisioni di animali che imperversano sulla Mesa della Locura. La compagnia viene attaccata da delle creature mostruose chiamate Chupacabras e per loro sembra essere la fine.
Le creature del buio – Tex n.749
Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini
Disegni: Michele Rubini
Copertina: Claudio Villa
Questa storia si caratterizza per una serie di peculiarità: la prima, come abbiamo detto nella recensione del primo capitolo, è che essa presenta un doppio esordio sulla serie regolare. Sia Moreno Burattini, attualmente curatore e sceneggiatore principale di Zagor, che Michele Rubini si erano già cimentati con successo su Tex, ma sempre su collane collaterali come il Color, il Magazine o la serie Tex Willer. E la seconda peculiarità sta proprio qui: questa storia doppia rappresenta il seguito ideale di una storia breve intitolata Chupacabras e pubblicata proprio per il Color Tex del 2016 e realizzata dalla medesima coppia di autori. Una storia di una collana secondaria, se così si può dire, che vede il proprio seguito e, forse, la conclusione sulla regolare. Una piccola novità per Tex (il solo precedente, anche se a parti invertite, riguardava il Maxi I tre fratelli Bill del 2020 che era una sorta di continuazione della saga Netdahe uscita qualche mese prima sulla serie mensile per i disegni di Ernesto Rudesindo Garcia Seijas, purtroppo recentemente scomparso), ma che, stando ad alcune anticipazioni, non sarà destinata a rimanere isolata.
Il primo albo si presentava fresco e con un tema interessante, quello dei Chupacabras, che si è rivelato sin da subito denso di mistero e meritevole di approfondimento, per cui c’era la curiosità di come sarebbe stata la conclusione.
In questo secondo albo avviene sia la chiusura della vicenda, con la ricerca dei fratelli Hewett e la caccia ai desperados che giunge a compimento, sia lo svelamento dell’origine dei Chupacabras. Burattini congiunge le due vicende e chiude una storia che ricorda molto certe opere di GL Bonelli, in particolare la vicenda dello scienziato pazzo Vixen e dei suoi puma giganti risalente addirittura agli anni ’50. In parte un omaggio, quindi, ma in parte anche il desiderio di scrivere un Tex fantastico ancorato alla tradizione e perfettamente riconoscibile. Da qui la presenza del Morisco e di Eusebio, il cui ruolo alla fine si rivela in realtà abbastanza marginale, e la spiegazione razionale (per gli standard di un fumetto, si intende) circa l’origine dei Chupacabras.
Benché la parte finale perda un po’ di mordente e si svolga senza particolari sussulti (anche la scoperta di ciò che è successo alla spedizione del padre degli Hewett da un certo punto in poi risulta abbastanza telefontata), Burattini ha confezionato una storia discreta che si muove sui binari classici di Tex e che in questo trae i propri punti di forza.
Ottimi i disegni di Michele Rubini, ormai pienamente dentro la materia texiana viste le varie prove maturate sul groppone e il suo crescendo artistico che sta raggiungendo vette sempre più elevate e che, come probabile, miglioreranno ancora. Tra le cose migliori del suo operato in questa storia vi è sicuramente la rappresentazione dei Chupacabras, possenti e feroci come dovrebbero essere, una visione con la quale chiunque dovrà confrontarsi nel caso che questa avventura abbia un seguito non disegnato da lui.
Chiudiamo la recensione con un’osservazione che potrebbe risultare polemica, ma in realtà vuole essere il punto di partenza per un ragionamento più ampio: La mesa della follia si inserisce nell’ormai lunghissimo elenco di storie di Tex che hanno un soggetto di base molto forte, una prima parte molto interessante e appassionante e poi uno sviluppo che man mano perdono energia e con una conclusione a base di bang bang e poco altro e alla fine si rivelano complessivamente più che discrete, tenute in alto grazie ai disegni (se sono di alta qualità).
Da cosa dipende questo effetto discesa, se così vogliamo chiamarlo? Percezione soggettiva del lettore? Conclusione inevitabile dettata dal genere o dai binari della serie? Aspettative eccessive date dal soggetto? Necessità dello sceneggiatore di dover chiudere?
Ai lettori l’ardua sentenza.
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