Chiudiamo il 2021 [in realtà apriamo il 2022 ma per mio ritardo da editor n.d.e.]con la recensione de La campana nella nebbia, l’ultimo Tex mensile uscito a dicembre per i testi di Mauro Boselli e i disegni di Giovanni Bruzzo e terza parte della lunga saga dedicata alla ricerca delle navi Erebus e Terror.
La campana nella nebbia – Tex n. 734
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Giovanni Bruzzo
Copertina: Claudio Villa
Da alcuni anni a questa parte, su Tex sono tornate prepotentemente a comparire le storie lunghe: da Il ritorno del Maestro di fine 2018 ad oggi, sono ben quattro le storie superiori ai tre albi che hanno allietato la lettura degli appassionati texiani. Oltre alla storia del Maestro e a quella in corso, possiamo individuare Netdahe e Guatemala, benché queste ultime non raggiungano i quattro albi completi, e altre si aggiungeranno già dal 2022 con l’ormai certo ritorno di un antagonista molto speciale (ma non diciamo altro per non incorrere in eventuali spoiler).
Che tali opere siano particolarmente amate dai lettori non è un mistero, ma è ovvio che più una storia è lunga e più è necessario che a maneggiarla sia un autore capace di gestire numerosi personaggi e situazioni e, soprattutto, che abbia abbastanza idee per tenere viva l’attenzione del lettore per centinaia di pagine.
Riassunto degli episodi precedenti: una spedizione guidata dal capitano Bailey è alla ricerca delle navi perdute del capitano Franklin, la Erebus e la Terror disperse nei ghiacci del nord dalla metà del XIX secolo. A fare da guide alla spedizione ci sono Dallas e Dawn, due vecchie conoscenze di Tex Willer e dei suoi pards i quali, assieme a Jim Brandon, sono intenzionati ad intercettare la spedizione in quanto gli indiani del Canada sono sul piede di guerra. Nel frattempo, Dawn viene rapita da un misterioso Inuit di nome Tornuak.
Sinossi dell’albo in corso: separatisi dal resto del gruppo, gli uomini del capitano Bailey vengono aggrediti da un misterioso gruppo di uomini selvaggi che li costringono a rifugiarsi nel relitto della Terror. Dallas riesce a scampare al massacro per miracolo grazie all’aiuto di Dawn e Tornuak, il quale poi si dà alla fuga. Nel frattempo, Tex e i suoi pards si sono riuniti al resto del gruppo e stanno avanzando fra i ghiacci, ma anche loro devono fare i conti con i mostruosi demoni dei ghiacci.
Con il terzo albo di questa lunga saga, Boselli ci porta nella seconda metà della vicenda dove il sapore epico e avventuroso della prima parte viene pian piano sostituito dalle atmosfere horror che, ne siamo certi, domineranno il capitolo conclusivo. La narrazione si dispiega lenta, solenne, senza eccedere nei colpi di scena fatti tanto per fare, ma dosando le rivelazioni e i segreti pagina dopo pagina. Boselli ritaglia ampi spazi per i comprimari, come suo solito, mettendo momentaneamente Tex in secondo piano, ma facendolo sempre risultare decisivo nelle scene in cui compare a ricordare a tutti che il protagonista, in fondo, è sempre lui.
Boselli dosa con la consueta abilità i passaggi più movimentati dove sono il bang e il thud a farla da padrone con quelli più lenti e dilatati, dove sono invece i dialoghi e i passaggi di informazione che dominano la scena di questo lungo romanzo corale nel quale ogni elemento è frutto di ricchezza e di approfondimento. Se è vero che alcuni passaggi risultano essere un po’ troppo dilatati, probabilmente per la necessità di chiudere obbligatoriamente la storia al termine del quarto albo, è anche vero che rimuovere uno o più personaggi o elementi del racconto lo avrebbe impoverito, rendendolo magari più asciutto e scorrevole, ma anche più banale.
Avremo modo di riparlarne dopo aver letto la conclusione.
Riguardo a Bruzzo, se il suo stile nel primo albo era fortemente debitore del Ticci di Sulle piste del nord, con il proseguire della storia, la cui lavorazione è durata ben sette anni, ha acquisito una propria identità staccandosi da un modello ingombrante, pur restando nel suo solco. Di particolare effetto le lunghe parti di azione ambientate di notte durante la tormenta di neve (praticamente metà albo) e il drammatico flashback sul passato di Tornuak che dona maggiore spessore al personaggio. Molto azzeccata la fisionomia dei mostruosi abitanti delle regioni artiche, umani ma con fattezze demoniache che contribuiscono a far correre un brivido lungo la schiena del lettore al momento della loro apparizione.
Superato il giro di boa possiamo confermare che siamo di fronte ad una grande storia che, al netto di qualche lungaggine, tiene bene il colpo e che ha saputo evolversi in modo originale.
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