A qualche mese di distanza dall’ultima volta, vi presentiamo la recensione di una nuova storia di Zagor, Le notti di Londra scritta da Jacopo Rauch e disegnata da Raffaele Della Monica. Come avviene ormai regolarmente da un paio d’anni con le storie di Tex Willer, anche in questo caso presentiamo la recensione della storia completa e non più albo per albo come in passato. Il motivo in questo caso si spiega rapidamente: la storia citata, pur essendo di due albi, rappresenta solo la prima parte di una più ampia avventura che nel complesso durerà cinque numeri e che vede Zagor affrontare uno dei suoi più acerrimi nemici: il vampiro Bela Rakosi. La seconda parte della storia verrà recensita fra qualche mese, quando anch’essa sarà terminata.
Le notti di Londra – Zagor n.673
Soggetto e sceneggiatura: Jacopo Rauch
Disegni: Raffaele Della Monica
Copertina: Alessandro Piccinelli
Un po’ di riassunto degli episodi precedenti: Bela Rakosi è stato affrontato da Zagor per la prima volta in Zagor contro il Vampiro di Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, e Gallieno Ferri e sembra dato per morto. La seconda volta, Il ritorno del vampiro, è opera di Alfredo Castelli sempre per i disegni di Ferri. Il nemico riesce a vampirizzare gli abitanti di un intero villaggio prima di venire sconfitto, anche questa volta sembra in maniera definitiva. Nella terza storia, Vampyr, scritta da Mauro Boselli e disegnata per la prima volta da Raffaele Della Monica, Rakosi si è rifugiato in una villa sui Monti Superstizione e lì continua a vivere, o a non-vivere, assalendo gli sfortunati di passaggio. In quest’ultima occasione Zagor ritrova Frida Lang, sua vecchia fiamma, e insieme ad un’altra vampira, la contessa Ylenia Varga, affrontano Rakosi, il quale riesce a fuggire nuovamente. Durante questa storia scopriamo che Frida è promessa sposa a Manfred, nobile dell’est Europa che viene vampirizzato in parte dalla bella Ylenia, personaggio ambiguo in bilico tra Bene e Male, ma non diventa un vero e proprio non-morto. Al termine della storia, grazie alle trasfusioni ad opera del colonnello Korasi, pronipote di Rakosi, il giovane nobile sembra avviarsi pian piano verso la guarigione. Anni dopo ritroviamo Ylenia a Darkwood perché Rakosi ha riacquistato energia ed è pronto a tornare in azione Zagor e la vampira cercando di fermarlo, ma falliscono: il diabolico principe della notte è tornato e si è rifugiato in Europa per organizzare lo scontro finale con il suo mortale nemico.
Arriviamo alla storia in oggetto: Zagor è preda a strani incubi in cui vede le lapidi di diverse persone alle quali è legato e sono tutte persone che hanno avuto a che fare direttamente con Rakosi. Resosi conto che qualcosa non va e che il barone potrebbe essere di nuovo in azione, Zagor si reca dal dottor Metrevelic e lì ha la conferma che Rakosi di nuovo pronto a mordere. Scopre che si è rifugiato a Londra e che sta minacciando Frida. Assieme a Cico, Zagor parte per l’Europa e una volta sbarcato nella City si mette immediatamente sulle tracce del vampiro.
Come di consueto ormai da una decina d’anni abbondanti, le storie dei vampiri sono affidate a Jacopo Rauch, il quale ha fatto crescere il personaggio di Ylenia Varga, personaggio che verosimilmente ricomparirà nella seconda parte della vicenda, e ha posto le basi per questa lunga avventura che vede Zagor affrontare il barone Rakosi in quello che dovrebbe essere il loro scontro finale (anche se si sa come vanno queste cose nei fumetti).
Rauch dispiega pagina dopo pagina tutte le pedine del racconto, strizzando l’occhio ai vecchi lettori riportando sulla scena numerosi personaggi creati da Guido Nolitta: oltre a Frida Lang e al dottor Metrevelic troviamo sua figlia Aline e il marito Albert Parkman e i loro figli. Viene ricordata la vampirizzazione di Rakosi durante la storia di Castelli in quella che è indubbiamente la scena più inquietante del primo albo e viene riportato sulla scena il colonnello Korasi, cacciatore di vampiri creato da Mauro Boselli per la sua storia, oltre che a Manfred, anche lui ideato da Boselli. I nodi delle precedenti vicende vampiriche vengono riassunti per preparare il lettore a quello che sta per succedere e allo scontro che da Londra si sposterà in Transilvania.
Sul piano della sceneggiatura fila tutto per il verso giusto: Rauch, sceneggiatore nel pieno della maturità, mette in scena dialoghi narrativi, il cui svolgimento è essenziale per lo sviluppo della vicenda, fornendo la giusta dose di informazioni ai lettori più smemorati, ma senza indugiare troppo in spiegazioni inutili. E quando parlo di dialoghi narrativi intendo dire che sono dialoghi che portano avanti la vicenda, preparano quello che succede dopo, forniscono al lettore le informazioni necessarie per comprenderne lo svolgimento.
La carne al fuoco è comunque tanta e qui e là qualche scivolone capita: per dirne una senza fare spoiler, sul finale del secondo albo il colonnello Korasi dimostra di non essere quel grande esperto di vampiri che millanta in giro dimenticandosi inspiegabilmente un elemento chiave che apre lo scenario all’imminente viaggio di Zagor verso la Transilvania. Lo scivolone riguarda il fatto che Korasi, pur venendo descritto in entrambe le storie in cui compare come uno dei massimi esperti in fatto di vampiri, si dimentica un aspetto fondamentale dei loro poteri proprio nel momento più importante della vicenda. Benché si tratti di un fatto necessario per esigenze di trama, viene da sperare che Korasi faccia il vampirologo nel tempo libero e non si faccia pagare per le consulenze, altrimenti meriterebbe che i clienti gli andassero a chiedere indietro i soldi.
A parte questo tipo di frangente, Rauch crea una sceneggiatura ad orologeria perfezionata in anni e anni di attività che lo hanno reso uno degli autori classici (inteso come di avventura classica bonelliana) più apprezzati sulla piazza al punto che di recente è approdato anche su Tex e sulla nuova serie Tex Willer. Avventura, mistero e un pizzico di romanticismo che non guasta mai sono gli ingredienti di questa storia che per come è stata raccontata fin qui è da applausi a scena aperta.
Sul piano dei disegni, non c’è nulla da dire su Raffaele Della Monica che non sia stato detto in questi quasi 30 anni di carriera zagoriana. Uno dei disegnatori più amati della serie, fra quelli con più anni di anzianità di servizio, ma con uno stile che negli anni è, se possibile, migliorato sempre di più e non è errato dire che in questo frangente sia all’apice della propria carriera. Il suo tratto personale, riconoscibile fra mille altri, eppure splendidamente classico e zagoriano, dà vita ai personaggi di una saga cinquantennale, quella dei vampiri, modernizzandola e consegnandola a un nuovo pubblico. In questa avventura Della Monica è chiamato a realizzare scene di grande impatto emotivo, come il sogno in cui Zagor vede le lapidi dei propri amici, oppure la possessione di massa di un intero villaggio, già indicata come scena più inquietante di tutte. Oppure i bassifondi di Londra, così oscuri e misteriosi, eppure carichi di un loro fascino e arricchiti con qualche imprevedibile scena dal sapore quasi erotico.
Sono passati circa cinque anni dalla sua ultima incursione sulla serie regolare, benché nel frattempo abbia fatto molto altro ed è un bene rivedere il suo tratto su queste pagine.
Se ci fermassimo qui la storia sarebbe da promuovere a pieni voti.
Eppure c’è un ultimo punto sul quale desidero soffermarmi, ma non sul piano dell’avventura in questione, quanto su una precisa scelta editoriale.
Questa storia di Della Monica e la prossima ad opera di Walter Venturi, fa parte della trasferta europea, una trasferta annunciata diversi anni fa, poco dopo la fine della lunga saga che aveva portato Zagor a viaggiare fino in Sudamerica. Ci sono voluti anni di lavorazione per incastrare tutta la programmazione e preparare i racconti. Così, qualche tempo fa si è scoperto che la saga europea sarebbe durata solo sei mesi. Sei mesi, dei quali cinque occupati dalla lunga saga di Rakosi e poi un albo conclusivo che riguarda il viaggio di ritorno. Altre storie ambientate durante la trasferta europea potrebbero venire incluse nella nuova collana Zagor Più che recentemente ha sostituito i Maxi.
La motivazione ufficiale di questa decisione riguarda il fatto che i lettori hanno espresso la loro contrarietà ad una saga di lunga durata fuori da Darkwood. Viene spontaneo chiedersi a quali lettori si faccia riferimento visto che nelle community online la decisione di fare la saga di soli sei mesi ha sollevato un’ondata di critiche e indignazioni.
In ogni caso, c’è da dire che, se si esclude una scena con qualche poliziotto inglese, l’interazione di Zagor con la Vecchia Europa è stata, per ora, nulla, e ciò che vediamo sulla carta non è niente di più e niente di meno di ciò che vedremmo se Zagor facesse una capatina a Boston o a Philadelphia, ben più vicino al suo ambiente tradizionale.
Il rischio concreto è che questa trasferta annunciata da diversi anni e attesa con trepidazione da numerosi lettori non solo diventi una gitarella fuori porta, ma addirittura presenti storie in cui l’ambientazione è del tutto ininfluente ai fini della narrazione. Un solo albo ambientato a Londra, per quanto bellissimo e disegnato magnificamente, è troppo poco per un eroe che nella quasi totalità delle storie vive in una foresta.
A parte queste considerazioni finali, che purtroppo stendono un velo di amarezza su tutta la trasferta, per ora la lunga storia di Rauch sui vampiri è promossa a pieni voti. Nella seconda parte il testimone dei disegni passerà a Walter Venturi, anch’egli assente dalla serie regolare da diversi anni.
La penso come voi. Completamente. Anche sul fatto per chi e quanti sono x le trasferte corte e piu storie nella foresta di Darkwood. Un mistero. E spero che Rauch non lascia Zagor x passare definitivamente al Tex,sarebbe una catastrofe