Il Cuore di Lombroso – Le Storie 63 (Dicembre 2017)

Scritto da Paolo M.G. Maino

5 Gen, 2018

L’ottima annata de Le Storie si conclude con un numero che conferma le tante buone qualità di questa collana (di cui il sottoscritto ha discusso in una intervista con il curatore Gianmaria Contro per i tipi di Justnerd).

L’intreccio narrativo è quello del classico giallo che vede un investigatore alla ricerca di un serial killer. La strizzatina d’occhio dichiarata è a Conan Doyle e al suo Sherlock Holmes.

Ma quello che è il colpo di genio iniziale di Davide Barzi sta nella scelta dei personaggi: da una parte (la parte spesso delle vittime) gli alunni che popolano con la loro varia e spesso difficile umanità le pagine del libro Cuore di Edmondo De Amicis e dall’altra (un inaspettato detective!) l’esimio studioso dalle più che discusse teorie Cesare Lombroso. E così abbiamo spiegato almeno un senso del titolo della storia: il Cuore di Lombroso.

 

Il Cuore di Lombroso – Le Storie 63

Soggetto e sceneggiatura: Davide Barzi

Disegni: Francesco de Stena

La scelta di Lombroso, fuori dal qualsiasi obiettivo di riabilitare le sue teorie che vengono anche prese bonariamente in giro dallo stesso scienziato, è davvero un’intuizione fuori dal comune che crea un character ricco di sfumature, arguto, e anche realmente coinvolto nella vicenda (questo è il secondo significato del titolo: il cuore nel senso di buona disposizione di animo e capacità di affezionarsi), uno Sherlock Holmes all’italiana che non si prende troppo sul serio, agisce in modo razionale, ma non disdegna l’azione coaudiuvato da un Watson che pare più simile al Java dei primi Martin Mystère: l’istintivo e corpulento Garrone.

 

 

La storia si dipana tra morti cruente, sviamenti, momenti da cliffhanger e una lunga sequenza finale (forse un po’ troppo dilungata nella spiegazione, se devo trovare un punto critico, ma senza che questo appesantisca o rallenti la lettura!). Funziona molto bene anche per l’incredibile (e qui sono tanti i punti esclamativi da mettere) lavoro certosino di ricostruzione della Torino di fine ottocento. Tutto è curato: architettura, arredamenti interni, moda e abitudini.

Ottima anche la resa dei personaggi che tornano alla vita dopo la lunga fortuna (e poi sfortuna) del libro di De Amicis. Francesco de Stena (che qui fa il suo ottimo esordio per la casa editrice milanese) ci offre un saggio alto della sua bravura sia dal punto di vista tecnico sia per la capacità espressiva dei personaggi nelle varie situazioni. Per avere un’idea dell’incredibile lavoro dietro a questo albo potete andare a leggere l’intervista sul sito Bonelli a Davide Barzi.

 

Insomma, siete ancora in tempo per recuperare in edicola un fumetto dall’ottima fattura (e che meriterebbe un seguito!). E vi ricordo di seguirci anche nel gruppo FB L’avventura a fumetti da A(dam) a Zagor!

 

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