Ecco la recensione di I cosacchi dello Yukon, recentissimo Maxi Zagor in edicola da un paio di settimane ed edito dalla Sergio Bonelli Editore. Ai testi troviamo Mirko Perniola e ai disegni il rodatissimo Marcello Mangiantini.
I cosacchi dello Yukon – Maxi Zagor 33
Soggetto e Sceneggiatura: Mirko Perniola
Disegni: Marcello Mangiantini
Copertina: Alessandro Piccinelli
La decisione di posizionare questa breve trasferta nei Maxi si deve, sostanzialmente, a due fattori strettamente collegati: il primo è che pochi anni fa è terminata la più lunga trasferta zagoriana di sempre, quasi tre anni e mezzo e a breve ne uscirà un’altra, ambientata in Europa. Troppe trasferte, insomma, se si conta che un tempo erano molto più diluite nel tempo. Il secondo motivo, strettamente connesso al primo, è che, strano ma vero, non tutti amano le incursioni zagoriane fuori da Darkwood.
Zagor si imbatte nel principe Alexis, giovane nobile russo ormai cresciuto, con il quale ha vissuto una drammatica avventura scritta da Guido Nolitta e disegnata da Franco Donatelli degli anni ’70 intitolata Agli ordini dello zar. Alexis viene a sapere che la sua colonia natale è soggiogata da un terribile despota che la governa con il pugno di ferro ed è intenzionato a liberarla, pur senza voler riprendere il trono. Zagor, spalleggiato dal fido amico Cico, decide di unirsi ad Alexis nella sua lotta per liberare la colonia.
Facciamola breve: l’albo mi è piaciuto. La sceneggiatura di Mirko Perniola, già attivo da diversi anni, e con ottimi risultati, sulle pagine di Nathan Never, è precisa e scivola via senza il minimo intoppo. Nello specifico, Perniola si dimostra bravo, ma questo già lo sapevamo, nel gestire i tempi della storia. Pur dovendo rispettare una gabbia obbligata, se l’è cavata benissimo riuscendo a variare il ritmo del racconto alternando, nella migliore tradizione zagoriana, momenti d’azione ad altri più rilassati e senza cadere nella solita trappola del finale accelerato.
Discorso analogo per i disegni di Marcello Mangiantini. Veterano della collana con quindici anni di militanza e migliaia di pagine pubblicate sul groppone, Mangiantini è uno di quei jolly cui puoi affidare praticamente tutto. Se escludiamo alcuni scivoloni, probabilmente dovuti alla velocità d’esecuzione (teniamo conto che il buon Marcello ha realizzato questo Maxi impiegando metà del tempo rispetto a un disegnatore normale), quella di Mangiantini è una prova più che dignitosa che contribuisce a mantenere stabile la sua buona media.
Per quanto mi riguarda, per Mangiantini io ho una stima infinita. Non è un virtuoso del disegno o una rockstar del fumetto (ebbasta, che andavano bene a metà anni ’00, adesso hanno ampiamente rotto gli zebedei) che va a Lucca Comics con il codazzo di fan adoranti al seguito, bensì è uno di quei cari, onesti disegnatori di una volta che stavano chini sul tavolo da disegno a macinare pagine su pagine con costanza e dedizione. Forse non ha mai realizzato tavole così imponenti da lasciarmi a bocca aperta, ma, allo stesso tempo, non mi ha praticamente mai deluso.
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