Nathan Never – Il Romanzo – di Miriam Dubini

Scritto da Manuel Enrico

15 Set, 2018

Quando ho iniziato a leggere Nathan Never ero un ragazzino che stava per affrontare una sfida decisamente spaventosa: cambiare città. Per me all’epoca significava lasciare a duecento e passa chilometri gli amici di una vita, scoprire come me la sarei cavata in un ambiente nuovo e soprattutto farmi nuove amicizie. Che per una persona tendenzialmente timida non è certo la cosa più semplice, ammettiamolo. Nathan all’epoca fu uno dei punti di forza, visto che trovai altri accaniti lettori del Musone con cui allacciare le mie prime amicizie.

 

Nathan Never – Il Romanzo

 

Leggere Nathan Never: il romanzo è stato quindi come ricambiare il favore a Nathan. Ora che è lui a lasciare Gadalas alla volta della Città, costretto a ricostruire una nuova dimensione in quel complesso periodo di transizione chiamato adolescenza, mi è parso normale seguirlo e sostenerlo mentre il futuro Agente Alfa inizia a muovere i suoi primi passi in quella che sarà una grandiosa, tragica, stupenda avventura.

Inizialmente non ero troppo convinto, lo ammetto. Abituato al Nathan adulto, questa sua incursione nella letteratura Young Adult non mi dava molta sicurezza, temendo una perdita di alcune delle caratteristiche tipiche del personaggio in favore di una più benevola accoglienza da parte dei più giovani. Ovviamente, il tono narrativo del libro è strutturato per attirare lettori giovani, ma si possono intravedere con una certa familiarità i presupposti della personalità del Nathan Futuro.

Miriam Dubini ha saputo cogliere in pieno le difficoltà interiori ed emotive di questo adolescente (o di tutti gli adolescenti?), dando vita ad un Nathan meno cupo di quello adulto, ma in cui si intravedono elementi tipici del suo carattere. La scrittrice inserisce il giovane Never all’interno del canone del personaggio in modo delicato e naturale, facendo comparire figure chiave dei suoi anni adolescenziali con la normalità che ci si aspetta da un ritratto pulito e onesto di una scena familiare.

I lettori di Nathan Never ritroveranno quei punti fermi tipici del personaggio, seppure traslati nel presente narrativo del romanzo, dopo che per anni li hanno vissuti come flahsback e ricordi di un Nathan adulto. E a queste presenze familiari se ne aggiungono altre, caratterizzate al meglio e che hanno da subito un impatto decisivo nella vita cittadina di Nathan.

La Dubini ha lavorato magnificamente sulla descrizione emotiva dei personaggi. Il rischio di risultare infantile nel ritrarre degli adolescenti era dietro l’angolo, ma la lettura risulta piacevole anche per chi ha qualche anno in più ed è cresciuto con Nathan. Certi passaggi sembrano diretti proprio al lettore più maturo, quasi l’autrice abbia voluto regalare un ricordo di come eravamo da ragazzini, dipingendo un quadro emotivo acerbo all’epoca ma già capace di evidenziare emozioni intense e particolari. Si intravedono curiosità e nostalgia, voglia di avventura e paura, condensate in una narrazione avvincente e mai banale.

Il mondo futuro è ritratto con pochi elementi, tipici dell’ambientazione del personaggio, ma sufficienti a creare un distacco che non nasconde una velata critica alla nostra attualità. La grande città viene ritratta nei suoi affascinanti contrasti con la più bucolica Gadalas, vista sempre con gli occhi del ragazzino che deve affrontare un cambio radicale nel proprio modo di intendere il mondo. Dalla scoperta di nuove abitudini all’accettazione di una differente modalità di socializzare, Nathan è costretto a vivere questa transizione affrontando anche una minaccia che in troppi sembrano trascurare.

Nascoste nelle pieghe delle tecnologie future ci sono i nostri difetti e le nostre quotidiane dipendenze, che all’interno della migliore tradizione fantascientifica vengono traslate nel futuro e analizzate con occhio critico, con particolare attenzione al concetto di dipendenza dalla tecnologia e dai social. Ed è interessante notare come questa particolare pecca della società all’interno della narrazione del romanzo richiami ad una battuta del primo numero di Nathan Never, Agente Speciale Alfa, riferita proprio ad un personaggio che sul finire del volume fa il suo trionfale, per quanto subdolo, ingresso in scena.

Arrivato all’ultima parola, dopo essermi goduto un’avventura giovanile di Nathan, la soddisfazione ha lasciato spazio all’amarezza. L’ottima scrittura di Miriam Dubini avrebbe meritato di raccontare nuove avventure di questo Nathan adolescente, che avrebbe tratto una grande forza espressiva dal talento della Dubini. Il destino crudele ha scelto di privare il mondo della letteratura, non solo per ragazzi, di questa talentuosa scrittrice, che ci ha lasciati pochi giorni fa. Chi la ha conosciuta me ne ha parlato con il rimpianto di una donna sensibile e vitale, due lati della sua personalità che sono arrivati immutati sulle pagine di questo romanzo, dando vita ad un Nathan Never adolescente incredibilmente appassionante

 

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