Dopo il quarto speciale per Le Storie (Lavennder) uscito anche in edizione da libreria, il sodalizio tra Sergio Bonelli Editore e Giacomo Keison Bevilacqua (A Panda piace) continua con la miniserie (6 numeri) di Attica. E si tratta di qualcosa di davvero nuovo per la casa editrice milanese: per la prima volta si usa il formato dei manga e per la prima volta la distribuzione di un fumetto dal costo contenuto (€ 4,90 per 160 pagine in b/n) passa esclusivamente dal canale della fumetteria e non delle edicole.

Attica 01
Soggetto, sceneggiatura, disegni e copertina: Giacomo Keison Bevilacqua
Ancora una volta il lavoro di marketing e di analisi del mercato si mostra attento ad esplorare nuove strade per cercare anche nuovi lettori (clienti) e nuove fette di mercato. Del resto la casa naturale dei manga è soprattutto la fumetteria anche perché nel mare magnum dell’edicola un albo come Attica potrebbe fare fatica a farsi notare. Tra l’altro la scelta innovativa del primo formato manga è nata evidentemente in corsa (o così pare) visto che al Free Comic Book dell’anno scorso era stato distribuito il numero zero di Attica in formato Audace spillato (prologo riproposto – con qualche variante di cui vorrei parlare – nel numero 1) e la miniserie era stata annunciata di 12 numeri in quel formato.
Cominciamo con il dire che il formato manga funziona benissimo sulla tavola di Bevilacqua e la lettura risulta piacevole con il vantaggio di poter impattare positivamente i lettori più giovani (e mio figlio di 12 anni lo può confermare), il cui unico problema potrebbe essere… leggere non alla orientale il fumetto!!!
Passiamo ora al fronte della narrazione: in un mondo di un futuro prossimo non lontanissimo nel tempo, la città perfetta e ideale di Attica (erede dell’antica Atene) è una sorta di paradiso ambito e direi agognato da tutti, ma chiuso dentro un impenetrabile muro che esclude il mondo esterno. A guidare Attica c’è il presidente/padrone Ino che dietro ad una facciata perbene nasconde il volto brutto della tirannide che non permette nessuna dissidenza. L’opinione pubblica internazionale oscilla infatti tra il considerare Ino un benefattore che ha realizzato la società perfetta (la repubblica platonica sognata dal pensatore ateniese del V-IV secolo?) e il cercare di smascherare chi davvero sia quel violento politico.
Questo è di fatto l’antefatto. A muoversi per cercare di ribaltare questo stato di cose sono cinque personaggi: «I cinque che faranno di tutto, pur di abbattere quel c@@@o di muro» come recita la presentazione della quarta di copertina. Nel primo numero conosciamo i primi due personaggi, ovvero Kat (Occhio) e Aiden/Foxtail (Marchio) che si incontrano anche per le manovre di Storm (S) un misterioso e tecnologicissimo ‘terrorista’, nemico giurato di Ino e da lui ricercato.
Non voglio raccontare oltre per non togliere il gusto della lettura senza spoiler. Mi soffermo ora su un giudizio sullo sviluppo dello storytelling: Bevilacqua conosce bene i tempi della narrazione e divide la storia in quattro ‘blocchi’ (chiamati proprio così) che alternano vicende in tempo reale (blocchi 1 e 3) e passaggi in flashback (blocco 2 e 4) con ovviamente momenti di cliffhanger messi ad hoc. I personaggi hanno una immediata riconoscibilità nei loro caratteri principali e in modo particolare Kat, Aiden, Storm, Jimmy Jimmy (davvero inquietante) e Ino si delineano con una nettezza che aiuta la lettura. Ma anche gli altri personaggi di contorno partecipano in modo funzionale al racconto (Chago, Mel e Bill e anche il piccolo profeta Ivan).

Il tema narrato ha anche e dichiaratamente delle implicazioni politiche sul tema del confronto tra ricchi/poveri e sui compromessi della società del benessere e in questo senso mi ha ricordato alcuni aspetti di Gea di Luca Enoch. Bevilacqua dichiara che vuole raccontare una storia ma non senza voler esprimere un giudizio sui rischi e gli esiti delle società di odio e di separazione (tema attualissimo). Del resto il fumetto, come qualsiasi mezzo di racconto, è un media a 360° che può/deve/vuole proporsi per letture a più livelli. Ho già citato poco sopra Platone e sono ancora più convinto dopo la rilettura che la scelta di ‘Attica’ ovvero di Atene sia tutt’altro che casuale: la patria del pensiero occidentale, è anche la patria di quei pensieri che mal regolati e mal guidati possono portare alla tirannide magari con l’idea tipica dei totalitarismi (come lo è la repubblica dei filosofi di Platone) di scegliere per il bene comune e quindi anche di poter compiere le peggiori efferatezze nell’ottica del bene comune (ma gli scheletri nell’armadio del presidente Ino non sembrano poca cosa e ricordano di più Stalin, Hitler o Pol Pot…).
Due ultime citazioni: il presidente Ino si rivolge al suo sottoposto di maggior fiducia citando l’uso di diminutivi e vezzeggiativi reso immortale dalla lingua dei drughi di Arancia meccanica di Kubrick; e poi ovviamente cercate il Panda che non può mancare anche in Attica!
Che dire dei disegni? Bevilacqua fa un lavoro ottimo coniugando particolari minutissimi (da ammirare le architetture di Attica e di New York) a scene dinamiche caratterizzate dalle classiche linee forze degli scontri tipiche dei manga e anche volti e smorfie esasperate per l’immediata comunicazione del sentimento (questo soprattutto nei classici inserti comici che creano ‘controcanti’ anche in mezzo a scene di alta tensione).
A collaborare alla piena riuscita del fumetto c’è il lavoro di story editing di Giovanni Masi (quest’anno direi che è stata anche la sua Lucca Comics!), degli assistenti ai disegni, Emilio Lecce e Davide Caporali, e il solito impeccabile lettering di Marina Sanfelice che è sempre alla ricerca di nuove sfide per le sue matite (analogiche o digitali che siano!).
In conclusione, siamo qui ad aspettare il numero due e intanto ci rileggiamo questo numero 1, conquistati da Kat e Aiden!
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