Il nemico di Azara – Dampyr 299 (febbraio 2025)

Scritto da Paolo M.G. Maino

23 Feb, 2025

L’attesa dell’uscita del numero 300 e le novità che la testata Dampyr presenterà a partire dal numero 301 (nuovo curatore: Gianmaria Contro, nuovo copertinista: Michele Cropera, nuova filiazione: 80 pagine) e che sono state ampiamente discusse nelle nicchie social con tanto di varie dietrologie sullo stato di salute del fumetto italiano e globale (questioni su cui non mi voglio attardare anche perché non è nello stile di FumettiAvventura) rischiamo di farci perdere di vista la seconda parte di una storia bellissima a firma di Mauro Boselli per i testi e di Stefano Andreucci per i disegni (tutte le tavole di D299 sono di Andreucci che era stato coadiuvato da Michele Rubini in D298).

Bellissima per tanti motivi che questa recensione vuole raccontarvi anche senza paura di particolari spoiler perché ormai il fumetto. In edicola da tre settimane.

 

 

Il nemico di Azara – Dampyr 299

Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli

Disegni: Stefano Andreucci

Copertina: Enea Riboldi

Un brevissimo riassunto: Harlan e soci si trovano in Sudan sulle tracce di Azara che ha rapito l’archeologo Matthew Shady per farsi aiutare da lui a recuperare la spada Flamberge bagnata dal sangue di Taliesin, il Dampyr del Medioevo. In Sudan la ricerca si intreccia con la sanguinosa guerra civile che sta dilaniando il paese e le ricerche si moltiplicano perché oltre agli oggetti magici ci sono tante persone da salvare, tra cui il figlio adottivo di Samantha e Matthew.

Partiamo dai disegni questa volta perché Stefano Andreucci, che non ha certo bisogno di dimostrare il suo valore riconosciuto da tutti, ci offre 94 tavole mozzafiato: le sue Azara, Tesla e Samantha farebbero innamorare chiunque (e Azara senza veli contribuisce molto ad alzare l’apprezzamento!) nel loro essere suadenti, magnetiche e decise; i personaggi di contorno danno profondità e realismo: riguardate ad esempio il Janjaweed drogato e fuori di sé che fa parte del gruppo che incontra Michel Dast e rapisce Aziza, il volto è scomposto, contratto, quasi disarticolato; il combattimento finale a colpi di spada e di poteri dei maestri della notte è poi una variante di un topos classico della narrativa dampyriana che però Andreucci ci racconta in modo fresco e avvincente. Ma tra tanta bellezza mi voglio soffermare sulle tavole 52-54.

La tavola 52 (cioè quella di sinistra) è dedicata all’attesa di Matthew Shady che ha accompagnato in barca Azara che si è poi spogliata e buttata nelle acque del lago per recuperare la spada Flamberge. Le acque calme, i remi fermi, il gioco di inquadratura prima a piano medio, poi dall’alto sulla barca, e poi ancora più vicino alle spalle di Matthew, il controcampo del volto dell’archeologo che si riflette nelle acque in cui da ultimo guizza un pesce. Tutto ci racconta anche senza leggere il testo dei baloon dell’attesa di qualcosa che sta per accadere.

E nella tavola 53 dal pesce che guizza ci troviamo in due vignette in soggettiva dallo sguardo di Azara in cui vediamo i resti sommersi delle rovine, poi alle spalle di Azara che si inquadra a figura intera (e in parallelo con la stessa vignetta 3 della pagina 52 con l’inquadratura alle spalle di Matthew) siamo attratti con Azara all’ingresso di una cripta da cui emana una luce magica (la sentite splendere anche voi di una luce misteriosa, vero?), quindi il mezzobusto (e che mezzobusto!) di Azara che riflette sul da farsi e poi allunga la mano verso la cripta e ci invita a fare altrettanto girando pagina.

Tutto il percorso ci porta a tavola 54 dove Azara come novella Artù trova la sua Excalibur, in gesti così semplici e classici eppure (o meglio per questo) così efficaci e perfetti. E poi se avete letto fino a qui, risalite in superficie con me e con Azara nelle prime due vignette della tavola 55.

 

 

Ogni tanto (anzi dovremmo farlo più spesso) è giusto attardarsi a analizzare questi elementi formali della messa in tavola del racconto. 

Un racconto in cui Mauro Boselli continua a divertirsi a raccontare da Ariosto del XXI secolo la storia di una quest fatta di eroi, di donne da difendere e liberare, di spade magiche, di maghi cattivi. Il tutto all’interno di quella continuity dampyriana che potrà pure essere ostica per tanti (e sicuramente ripartire dal 301 come se fosse quasi un nuovo numero 1 ha il suo senso per cercare di raggiungere nuovo lettori), ma è stata invece per tanti una compagnia salda e sicura grazie proprio alla curatela di Boselli che da vero maestro della notte della narrazione non ci ha mai deluso nelle sue trame e sottotrame. In questo caso il ritorno di Marsden, una delle nemesi di Harlan, è preparato perfettamente e anticipato da flashback della sua millenaria vita. Il finale aperto ci catapulta al numero 300 e oltre.

 

Voglio però spendere anche alcune parole sulla coraggiosa rappresentazione delle brutture della guerra. Gli scontri tribali e civili in Sudan assurgono a triste e tragico archetipo di tutte le insensate guerre che continuano a rinnovarsi in ogni parte del globo. Non esiste guerra giusta (e non si può mai davvero arrivare ad una pace giusta). C’è solo la violenza e questa è sempre male. C’è solo la percezione di ingiustizie e  torti che per fortuna nei fumetti degli eroi come Harlan, Tesla e Kurjak riescono a raddrizzare!

Buona rilettura e soprattutto buon attesa del numero Trecento!

 

 

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