Da qualche settimana è in edicola La collera di Falco Giallo, il nuovo Tex mensile edito dalla Sergio Bonelli Editore. Primo capitolo di una storia doppia che vede il ritorno di una storica coppia della serie: Claudio Nizzi al soggetto e alla sceneggiatura e Giovanni Ticci ai disegni, ai quali va aggiunta Monica Husler, moglie di Ticci che da decenni si occupa del lettering delle storie del marito.
La collera di Falco Giallo – Tex n.765
Soggetto e sceneggiatura: Claudio Nizzi
Disegni: Giovanni Ticci
Copertina:Claudio Villa
La sinossi in breve: Tex e Carson stanno verificando che nelle terre degli Shoshones non abbiano sconfinato dei cercatori d’oro perché la loro presenza potrebbe causare degli attriti con la tribù guidata dal giovane capo Falco Giallo. I cercatori d’oro, però, sono in combutta con il colonnello Drayton di Fort Kirk, il quale agevola i loro traffici. Quando i cercatori compiono una strage al villaggio Shoshone, gli indiani di Falco Giallo scendono sul sentiero di guerra e a Tex spetta l’arduo compito di impedire un ulteriore massacro.
Il ritorno di una celebre coppia, dicevamo: Nizzi e Ticci hanno praticamente fatto coppia fissa da fine anni ’80 fino a metà anni ’00. Fra Tex mensile e Texone, i due hanno lavorato insieme a una decina di storie, alcune delle quali entrate di diritto fra i classici della saga come Fuga da Anderville, Le colline del vento e Furia rossa. Se a questo ci aggiungiamo un tema indubbiamente classicissimo e di facile preda come quello di una tribù indiana vittima dei soprusi dei bianchi, allora le aspettative erano più che giustificate.
A guastare un po’ l’attesa vi era la certezza che fra le storie sopra citate, indubbiamente fra le migliori del periodo post-classico, e quella presa in esame in questa sede fossero passati trent’anni abbondanti (entrambi gli autori hanno abbondantemente superato gli ottant’anni) con tutte le conseguenze del caso.
Claudio Nizzi sceglie un approccio che potremmo definire plot-driven, ovvero si lascia guidare dalla storia: la trama che l’autore di Fiumalbo ha in mente è ben definita e ogni passo della sceneggiatura consiste nel muoversi nella direzione tracciata dal soggetto. Il carattere e le azioni dei personaggi sono quindi subordinate a un interesse superiore, cioè quello della storia. Questo può avere delle conseguenze talvolta spiacevoli sulle azioni dei protagonisti: sia Tex che Carson commettono infatti più di una ingenuità venendo colti di sorpresa in più di un’occasione e rimediando alcune magre figure. Tex, in particolare, viene meno alla sua tradizionale fama di ottimo giudice di uomini, di persona capace di valutare l’onestà di una persona quasi al primo sguardo cadendo nella trappola ordita dal colonnello Drayton.
Nel complesso la sceneggiatura di Nizzi prosegue senza troppi sussulti con poche scene degne di nota (le uniche sono quelle che hanno per protagonista la moglie di Falco Giallo e il massacro al campo indiano) e qualcuna poco riuscita come, ma questa è un’opinione del tutto personale, quella della rissa al saloon.
Sul versante disegni ritroviamo Ticci per la prima volta sulla serie regolare dopo quasi sei anni (mai era trascorso tanto tempo tra una storia e l’altra), dai tempi dell’albo L’ultima vendetta uscito nel 2018. Il suo tratteggio risente chiaramente del passare del tempo e sarebbe pleonastico dire che è invecchiato, ma ogni debolezza viene ampiamente compensata dall’esperienza. Ticci è un maestro della composizione della tavola, del bilanciamento tra i soggetti e lo sfondo. Non mancano infatti le vignette prive di qualsiasi fondale di modo che il lettore si concentri esclusivamente su ciò che avviene sulla scena, così come risultano spettacolari e ben bilanciate le grandi sequenze panoramiche come la vignettona di pag. 37 con le colline interamente nere sullo sfondo che fanno da contraltare con il resto del disegno principalmente bianco. Oppure la vignetta di pag. 49 con il bordo alto della vignetta occupato dal soffito che serve a delimitare lo spazio. Sono questi dettagli, apparentemente secondari, che dimostrano l’esperienza del disegnatore navigato. Per quanto possano sembrare banali, essi sono il frutto di decenni di pagine e pagine e su Tex, da tempo nell’ordine delle migliaia, dove Ticci ha affinato sempre più il proprio talento nella composizione dell’immagine.
E se simili accorgimenti possono sembrare di scarso interesse per il lettore più occasionale e meno attento, a compensare di nuovo il tutto ci sono Tex e Carson, ormai canonizzati da Ticci in fisionomie ben definite al punto che il Tex di Ticci potrebbe essere inserito in mezzo a quello di decine di imitatori e risulterebbe subito riconoscibile. Sono tutti questi tocchi di classe, uniti a un dinamismo delle vignette che non è mai venuto meno, a rendere Ticci il miglior interprete mai apparso sulle pagine del ranger.
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