I demoni dei ghiacci – Tex n.764 (giugno 2024)

Scritto da Francesco Benati

13 Lug, 2024

Con I demoni del ghiaccio si conclude la trilogia del Tex mensile dedicata al ritorno sul monte Rainier. Al timone troviamo l’affiatata coppia composta da Mauro Boselli al soggetto e alla sceneggiatura e Alessandro Bocci ai disegni, una sorta di dinamico duo che delizia i lettori sin dai non lontanissimi tempi di Dampyr.

Riassunto delle puntate precedenti: Tex e i pards vengono richiamati da Gros Jean ai piedi del monte Rainier, luogo dove il gruppo visse un’incredibile avventura (Un mondo perduto di GL Bonelli, Erio Niccolò e Vincenzo Monti) perché si sta per scatenare una caccia all’oro che sta già causando diverse vittime. I nostri si imbattono nel professore russo Andreev e nel suo servitore Olav e assieme ad alcuni indiani Salish decidono di salire sul monte Rainier per svelarne il mistero. Mentre il sospetto che alcuni dei Ghunda (i mutanti del precedente episodio) siano ancora vivi, si fa sempre più certa la prospettiva che sul monte dimori qualcosa che proviene da molto lontano, addirittura che non sia terrestre.

 

 

I demoni dei ghiacci – Tex n.764

Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli

Disegni: Alessandro Bocci

Copertina: Claudio Villa

 

Nell’albo conclusivo di questa trilogia, troviamo l’assortito gruppo guidato da Tex che si trova alle prese con i misteriosi Ghundar e con la fastidiosa presenza di Holt, capo di una piccola banda di malfattori, il cui obiettivo è mettere le mani sulle presunte ricchezze nascoste sul monte Rainier. Con i protagonisti separati a causa delle intemperie e di altri incidenti, l’identità degli avversari verrà infine svelata mentre si prepara un incredibile scontro finale.

 

 

Tracciare un bilancio conclusivo di questa trilogia non è facile perché le sensazioni personali sono tante e rischiano di compromettere l’oggettività di fondo che, pure in un contesto come il nostro, dovrebbe essere ugualmente l’obiettivo verso il quale puntare. Ebbene, per quanto possa essere difficile, cercheremo di parlare di questa storia nel modo più distaccato possibile cercando di evidenziarne i punti di forza e di debolezza.

Fra i punti di forza vi è senza dubbio l’atmosfera creata da Mauro Boselli con la complicità dei disegni di Alessandro Bocci. I due, in perfetta sintonia come si conface a una coppia di artisti che lavora insieme da tanti anni, hanno realizzato una storia in cui l’alone di mistero permea ogni pagina. I disegni di Bocci, in questo senso, sono fondamentali per avvolgere le singole scene, anche quelle che avvengono nei luoghi più soleggiati, con una leggera patina, quasi come se esse si svolgano sempre in mezzo a un filo di nebbia, elemento essenziale per accrescere la tensione e la sensazione di mistero.

 

 

Di conseguenza, l’altro aspetto positivo sono i disegni di Bocci: benché in alcune tavole si avverta una certa pesantezza del segno che rende più complessa la leggibilità del racconto, il lavoro complessivo si rivela di altissima qualità a dimostrazione della maturità raggiunta dal disegnatore per il quale lo sbocco naturale non può che essere un futuro Texone, ma di questo avremo modo di riparlarne quando accadrà (perché, diciamocelo, è chiaramente una questione di quando e non di se).

L’altro punto di forza, ma qui entriamo prepotentemente nei gusti personali, sono i dialoghi di Mauro Boselli, lunghi e complessi al punto giusto. Più che comprensibile che ad alcuni lettori possano risultare eccessivi, ma chi scrive predilige questo tipo di albi che richiedono lunghi tempi di lettura piuttosto che storie dai dialoghi scarni e secchi che rendono la fruizione molto rapida e dimenticabile (specialmente se si considera che il costo degli albi si allontana sempre di più dal concetto di fumetto popolare storico della Bonelli).

Fra i punti di debolezza troviamo innanzitutto una estrema fragilità nella premessa di base, cosa assai rara nelle storie di Boselli: la ragione per la quale Gros Jean chiama Tex e i pards al gran completo è piuttosto fumosa e poco convincente anche perché poi la figura del Métis diventa del tutto marginale e si riduce a un mero gregario.

 

 

Discorso quasi analogo riguarda la figura di Holt: proprio perché era chiaro sin da subito che in questa storia gli antagonisti fossero i misteriosi abitanti del monte Rainier, Holt rimedia sin da subito una figura barbina, un personaggio che sembra avere la sola funzione di fornire un po’ di carne da cannone ai nemici e di ricordare al lettore che siamo pur sempre nel vecchio West con i banditi. Insomma, un personaggio del quale si poteva fare a meno e senza il quale la storia stessa avrebbe tratto giovamento in quanto le sue parti sono le più deboli dell’intera trilogia.

Una storia promossa o bocciata, quindi?

Diciamo promossa, pur con qualche criticità, e, soprattutto, con la sensazione che la fantascienza in Tex sia materia difficilissima e scivolosa e che le storie di questo filone siano fra le meno riuscite dell’intera saga (siamo sempre nei confini dell’opinione personale, sia chiaro). 

Ergo, maneggiare con cura!

 

 

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