Anno 1991 (vecchia datazione): esce Nathan Never, il primo fumetto di fantascienza pura della Sergio Bonelli Editore, creato da Antonio Serra, Bepi Vigna e Michele Medda [e a breve ripercorreremo la storia di NN anno per anno tramite blog e podcast: stay tuned! n.d.r.]
Anno 1992 (vecchia datazione): esce L’abisso delle memorie, seguita da L’undicesimo comandamento, scritti da Michele Medda (con la collaborazione al soggetto di Bepi Vigna) e disegnati da Nicola Mari.
Anno 2016 (vecchia datazione): Nathan Never festeggia 25 anni di vita editoriale. Nello stesso anno esce Anno zero, miniserie in sei numeri di Bepi Vigna e Roberto De Angelis.
Anno 2017 (vecchia datazione): esce Rinascita, miniserie in sei numeri di Michele Medda e Germano Bonazzi.
Anno 2018 (vecchia datazione): esce Generazioni, miniserie in sei numeri di Antonio Serra, Adriano Barone, Giovanni Eccher e Massimo Dall’Oglio, Rosario Raho, Alessandro Russo, Sergio Giardo, Silvia Corbetta, Mariano De Biase e Andrea Bormida (più Gianmauro Cozzi alla copertina del numero uno).
Anno 2021 (vecchia datazione): Nathan Never festeggia 30 anni di vita editoriale.
Anno 2023 (vecchia datazione): con una distorsione spaziotemporale facciamo oggi questo speciale dedicato alle tre miniserie che i rispettivi creatori hanno realizzato tra il 2016 e il 2018 (o meglio, che sono uscite tra il 2016 e il 2018, visto che la genesi risale ad alcuni anni prima) e del rapporto che tali miniserie hanno con la storia cardine di Nathan Never, cioè L’abisso delle memorie.
Il perché di questo speciale è presto detta: innanzitutto chi scrive si sta facendo un’autentica full immersion di Nathan Never grazie alla recente introduzione dell’intera serie (speciali inclusi) sull’app Bonelli Digital Classic e quindi è scaturita la voglia di parlarne. In secondo luogo perché su queste pagine abbiamo parlato solo dell’ultima di quelle miniserie, mentre le prime due, per ragioni di non-esistenza del portale, sono rimaste solo nel nostro cuore di lettori.
Allo stesso tempo, parlarne adesso a distanza di anni e freschi di rilettura ci permette sia di fare un discorso più equilibrato sia di valutare il peso che esse hanno avuto su Nathan Never.
Infine, complici le storie più recenti del giovane Tex Willer che in più occasioni hanno toccato, talvolta modificandolo leggermente, il materiale originale, cogliamo l’occasione per mettere in relazione queste tre miniserie con L’abisso delle memorie, ovvero con la storia che ogni lettore di Nathan Never è obbligato a conoscere per capire il personaggio.
Partiamo proprio da qui, fregandocene ampiamente degli spoiler per una storia che ha più di 30 anni sul groppone.
L’abisso delle memorie
Sinossi: Nathan Never si trova faccia a faccia con il proprio passato quando si trova a indagare su alcune morti misteriose avvenute all’interno del Cook Hospital gestito dal folle professor Hicks. Durante gli anni trascorsi in polizia, Nathan, sposato con Laura Lorring e padre di Ann, ha una relazione con Sara Mc Bain e, dopo aver trascorso una notte a casa sua, scopre che Laura è stata uccisa dal criminale psicopatico Ned Mace e che Ann è scomparsa. La bambina viene ritrovata tempo dopo da Edward Reiser che sfrutta le precarie condizioni di salute di Ann per ricattare Nathan e costringerlo ad entrare nell’Agenzia Alfa. Anni dopo, Nathan scopre che il professor Hicks sta conducendo folli esperimenti su Ned Mace per creare l’essere umano perfetto.
La storia è, e lo diciamo pur consci che si tratta di una definizione banale e semplicistica, un capolavoro dalla prima all’ultima pagina, sia per il montaggio serrato della vicenda con il continuo alternarsi dei piani temporali che per i magnifici disegni di Nicola Mari, senza dubbio una delle prove per le quali sarà ricordato di più.
Archiviata questa pratica, iniziamo a parlare delle tre miniserie.
Esse sono nate con la seguente idea: proporre un Nathan Never come gli autori lo avrebbero scritto oggi (cioè qualche anno fa). I più maliziosi potrebbero dire: siccome Nathan Never è nato dalla sintesi di tre menti diverse, per quanto affini, vediamo cosa sarebbe successo se a ognuno di loro fosse stata data mano libera di scrivere il personaggio come avrebbero preferito.
Anno zero
Anno zero di Bepi Vigna è forse la miniserie che più rimane fedele alla storia originaria e, allo stesso tempo, più se ne distacca. Grazie anche ai disegni di un Roberto De Angelis in stato di grazia, Anno zero copre un arco di tempo che va dal periodo in cui Nathan è sposato con Laura fino alla conclusione della Saga Alfa che, poco dopo il numero 100 della serie regolare, scombussolò il mondo di Nathan Never. Vigna, pur attenendosi al materiale originale, ribalta praticamente tutto in una trama complottista: il professor Hicks riesce a sintetizzare un siero che consente di riportare in vita persone morte rendendole degli schiavi privi di volontà da poter manipolare a piacimento. Edward Reiser, intuendo l’enorme potenziale del siero, lo utilizza per acquisire sempre più potere e porre le basi addirittura per un nuovo ordine mondiale. Le differenze più macroscopiche, però, riguardano la vera fine di Laura: non più uccisa da Ned Mace come nella storia originale, ma da Nathan Never stesso! Laura era stata appena trasformata in una zombie e Nathan l’ha uccisa perché aveva capito che la moglie aveva perso la propria umanità. Il ricordo di quel gesto traumatico viene rimosso completamente dalla mente di Nathan, il quale lo recupera solo tramite una seduta ipnotica alla fine della vicenda.
Facendo un paragone con la vicenda originale, ciò che salta maggiormente all’occhio è che in L’abisso delle memorie Nathan vive un tormento interiore sia per essere stato con un’altra donna la notte in cui Laura è morta sia perché Ned Mace era andato a casa sua con lo scopo di uccidere anche lui in quanto intendeva vendicarsi. Nathan si può considerare responsabile della morte di Laura e dell’autismo di Ann? Non direttamente, ma c’è un piccolo dettaglio che invece lo rende in parte responsabile: Nathan si reca da Sara Mc Bain dopo che Laura gli ha comunicato di aver scoperto la loro relazione. Se Nathan avesse insistito per chiedere perdono o avesse confessato il tradimento (Laura sapeva di Sara da mesi), tutta la vicenda successiva non avrebbe avuto luogo, o perlomeno sarebbe potuta andare diversamente. Da qui nasce il senso di colpa di Nathan Never che lo accompagna per tutta la prima parte della sua storia editoriale.
In Anno zero, benché siano presenti molti altri pregi, questo aspetto è enormemente depotenziato: la morte di Laura è in realtà l’atto finale di un tragico complotto del quale anche Nathan è vittima. L’unico aspetto disturbante è rappresentato dal fatto che la piccola Ann, ignara del fatto che la madre sia diventata una zombie, la vede morire per mano di Nathan e rimane autistica per lo shock. Un fatto terribile, certamente, ma a livello narrativo avviene alla fine della miniserie quando ormai tutti gli altri misteri sono stati svelati e i due personaggi, padre e figlia, fanno un po’ la figura delle vittime delle circostanze.
Rinascita
Vediamo invece come tratta questo aspetto Rinascita, la miniserie di Michele Medda e Germano Bonazzi. Chi scrive aveva grandi aspettative per questi sei albi in quanto proprio Medda era l’autore della sceneggiatura originale, quindi la domanda, soprattutto dopo Anno zero, era d’obbligo: quanto sarebbe stato conservato e quanto cambiato da L’abisso delle memorie?
La vicenda originale è di fatto conservata, anche se Medda aggiunge un dettaglio in più: dopo l’ultima discussione con Laura, Nathan si reca da Sara Mc Bain allo scopo di rompere definitivamente il rapporto, ma quando sono insieme lui cede ai sentimenti e passa la notte con lei. Sarebbe un arricchimento, se non fosse che poi Medda inserisce questa vicenda in un flashback, neanche tanto lungo, nel quinto albo della miniserie e che il resto della saga metta in scena un thriller fantascientifico basato sugli esperimenti farmacologici e con Nathan che in alcuni passaggi finisce in secondo piano per lasciare spazio ad altri personaggi.
Anche qui però si assiste a un depotenziamento degli aspetti più drammatici de L’abisso delle memorie: la figura di Ned Mace. In quella storia Ned Mace è un criminale psicopatico che finisce la propria esistenza a fare la cavia per gli esperimenti del professor Hicks. Il lettore è così diviso tra l’odio che prova per il killer e la pietà suscitata dalla sua condizione finale, stessa lacerazione emotiva che riguarda Nathan Never quando si trova davanti al suo peggior nemico. In Rinascita Ned Mace è a tutti gli effetti un coprotagonista, si prende cura di Ann ed è determinato a salvarla da un manipolo di rapitori. Viene mostrato il suo lato più umano e alla fine si finisce quasi per empatizzare con lui. Il confronto fra Nathan e Ned, quindi, assume contorni molto diversi con i due che quasi sembrano collaborare per sgominare gli uomini di un gangster. La forza drammatica dello scontro è viva e presente, ma basta sfogliare le sequenze della miniserie e dell’orginale per vedere come quest’ultima vinca a mani basse.
Come ha reagito invece Antonio Serra, da tempo ormai fuori dall’orbita di Nathan Never? Serra aveva scritto, per sua ammissione con grande fatica, le storie relative alla Saga di Omega risalenti al 2016, le ultime di cui ha curato anche la sceneggiatura, ma già da anni si limitava a sporadici soggetti e aveva lasciato la cura della serie a Glauco Guardigli.
Generazioni
Generazioni è una miniserie di cui Serra ha scritto i soggetti, mentre invece ogni singolo albo è sceneggiato da Giovanni Eccher o Adriano Barone.
La peculiarità di Generazioni è che ogni albo della miniserie è un omaggio ad un sottogenere diverso della fantascienza: c’è la fantascienza anni ’50, quella post-apocalittica, la space opera, lo steampunk, quella tipica dei manga, eccetera.
Rispetto a Medda e Vigna, che sono più affini ad un certo stile narrativo occidentale, Serra non ha mai nascosto la sua passione per il fumetto e l’animazione giapponese, per le avventure che alla fantascienza aggiungono tocchi di fantasy e per i mondi paralleli.
E infatti de L’abisso delle memorie Serra sembra disinteressarsene quasi totalmente: la storia originale è un vago canovaccio sulla quale si innesta poi una macro-trama completamente diversa.
Nathan è sposato con Sara Mc Bain, ovvero la nuova identità di Laura. Per sfuggire ad Aristotele Skotos, potente predicatore, Laura cambia nome e si sposa con Nathan. Skotos sfrutta Ned Mace per rapire Laura, la quale muore. Per gli albi successivi vediamo la ricerca di vendetta di Nathan contro Skotos, ma infine il colpo di scena: Laura non è mai morta, ma, sottoposta agli esperimenti di Skotos, è diventata un tecnodroide che minaccia la distruzione del genere umano. Ann Never, che nella storia originale e nelle due miniserie di cui abbiamo già parlato viene rapita e diventa autistica, qui cresce con Nathan, recupera ben presto l’uso della parola e verso la fine viene rapita da Laura e ne diventa succube. Il rapporto tra Laura e Nathan si trasforma in quello esistente fra due genitori separati e cambia completamente rispetto all’originale.
Benché la miniserie di Serra si discosti totalmente da L’abisso delle memorie, il confronto finale tra Nathan e Laura assume contorni drammatici che posso richiamare la storia del 1992: Nathan vive un profondo senso di colpa per la morte della moglie e per tutti gli eventi che ne sono susseguiti. Benché frutto degli esperimenti di Skotos, l’evoluzione di Laura nella prima tecnodroide le permette di liberarsi dalle proprie inibizioni e liberare finalmente tutto il rancore represso per l’uomo che un tempo amava. Fra i due c’è un confronto drammatico durante tutto l’ultimo albo, albo nel quale Nathan è messo di fronte all’esito delle proprie colpe ed è responsabile della quasi totale estinzione del genere umano. Serra chiude la miniserie con la morte di Nathan e Laura e con il sorriso di Ann, a simboleggiare un simbolico sacrificio di qualcosa di vecchio per consentire a qualcosa di nuovo di spiccare le ali.
Tuttavia, la drammaticità dell’albo conclusivo di Generazioni sia molto alta, essa è ben diversa da L’abisso delle memorie: quando Nathan va da Sara la fatidica notte il lettore è consapevole che quella è una discesa all’inferno senza redenzione alcuna. La miniserie di Serra questa redenzione in qualche modo la dà offrendo al lettore un finale consolatorio e si può chiudere l’albo con una lacrima che scende, ma anche con un caldo sorriso di speranza. L’abisso delle memorie questa consolazione non la dà.
Cosa possiamo dire di queste miniserie? Che sono tutte meritevoli da leggere e hanno parecchie cose da dire (solo quella di Medda mi è parsa scritta un po’ con il pilota automatico). L’unica che ha avuto, a modo suo, una qualche influenza sugli sviluppi futuri di Nathan Never è Anno zero perché anche la serie odierna, soprattutto nelle storie scritte da Vigna, attualmente l’autore più prolifico, è venata di queste trame complottiste.
Rinascita non ha molti appigli sulla quale si possono innescare storie future: si può definire come un Medda medio-medio (sempre una garanzia), una piacevole variazione sul genere, ma nulla di più.
Generazioni è puro Serra, quindi sia i fan che i detrattori sanno cosa aspettarsi, e delle tre è sicuramente quella con più potenziale. Ogni albo, essendo ambientato in un mondo fantascientifico a parte, è potenzialmente un numero uno per un nuovo spin-off (chi scrive sogna sempre uno spin-off dell’albo steampunk L’era delle Chimere).
E L’abisso delle memorie?
Che in termini di pathos, dramma, montaggio e disegni rimane ancora insuperata. Lo dimostra il fatto che gli stessi autori, dovendovisi avvicinare, hanno scelto di modificare qualcosa per non fare un semplice remake. Ma tutte queste modifiche sono al ribasso: la drammaticità dell’intreccio originale svetta su tutte loro. L’unica che vi si è avvicinata, ma solo a livello ideale, è stata Generazioni, ma per farlo ha dovuto cambiare praticamente tutto.
Sembra curioso dirlo parlando di Nathan Never, ma in questo caso il passato ha vinto sul presente. Sul futuro chissà.
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