Prima premessa: non ho mai letto un romanzo di Omar Di Monopoli (e qui ci sta un mea culpa (ovviamente) e quindi quell’ambiente duro e immaginario della Puglia degli anni 80 (ma immaginario solo per i nomi dei luoghi e delle persone e non per lo sfondo sociale e storico) lo conoscevo solo tramite vaghi ricordi della cronaca di quegli anni e poco altro…
Seconda premessa: ho letto di Giuseppe Baiguera due albi de Le Storie (rimpianta collana Bonelli che è stata generatrice di tanti sviluppi importanti e che sarebbe stato bello avesse continuato la sua strada con racconti originali e non ristampe) e in particolare avevo ammirato il suo western Dollari d’argento scritto da Gigi Simeoni.
Terza premessa: quando so che Maurizio Colombo ha sceneggiato qualcosa, mi catapulto a leggerlo perché Maurizio centellina i suoi lavori che quando escono hanno un tocco unico: il grottesco, il realistico, l’evocativo e il sublime trovano nelle sceneggiature di Colombo una strana e inimitabile alchimia. Che si tratti di Dampyr (come nel bel racconto della Biblioteca dell’orrore disegnato da Helena Masellis), di Mister No (sua la più adrenalinica e avvincente delle storie delle Nuove avventure di Jerry Drake per i disegni di Foderà), o di Deadwood Dick trasposizione a fumetti di un romanzo di Joe Lansdale (per i disegni di Frisenda) il risultato è lo stesso: una storia di rara schiettezza e in cui si percepisce la cura dei particolari, il gusto dell’inquadratura che narra non per sfoggiare leziosi citazioni, la volontà di stupire con forti contrasti il lettore.
Chiuse queste tre premesse arriviamo dritti dritti a questo regalo natalizio della Sergio Bonelli Editore: Nella perfida terra di Dio, soggetto dello scrittore Omar Di Monopoli, sceneggiatura di Colombo e disegni di Baiguera.
160 pagine che non lasciano tregua al lettore e lo scombussolano fino a scuoterlo dalle sue certezze. Leggere Nella perfida terra di Dio significa respirare la polvere di quella terra benedetta dal sole e maledetta dall’uomo. Una terra dove criminalità significa normalità, dove ciò che è bello apparentemente mostra il suo lato malvagio appena ci si rilassa, una terra dove con verghiana memoria (ricordate Rosso Malpelo e la sua ‘educazione’ di Ranocchio?) un padre ha il compito di introdurre alla realtà senza lasciare spazio ad illusioni e speranze.
Che cosa troverete leggendo questo bel volume?
Una storia cruda e grottesca al tempo stesso dove la tensione resta alta dalla prima all’ultima tavola lasciandovi però anche momenti elegiaci e ironici. Una gangster story che invece di essere ambientata nel Bronx si muove tra le miserie e i rifiuti (anche tossici purtroppo) di uno sperduto paesino del Sud Italia. Un omaggio alla tradizione realista tipica di tanti racconti della letteratura meridionale.
I vari personaggi, perfettamente delineati nelle scelte di sceneggiatura di Colombo, si muovono in modo coerente con il contesto ferito, corrotto, malato di questa ipotetica Puglia nell’immaginario paesino di Rocca Bardata. E a dare ancora più realismo ci sono le parole e la sintassi che si colorano di dialetto con una trasposizione che meriterebbe un approfondimento linguistico a parte.
I luoghi del racconto sono ricostruiti con passione e cura: la casa di Tore, il convento (che paradosso di falsità!), le strade del paese e il bar prendono vita davanti ai nostri occhi.
I disegni di Baiguera mostrano un ulteriore miglioramento del tratto del disegnatore che evidentemente sente i personaggi tanto che è proprio da una sua idea che è nato il progetto.
Il racconto gioca su molti flashback e lo stacco è reso con un tratto a matite meno nitido delle chine del presente: una scelta tecnica precisa che serve la narrazione come tipico della tradizione bonelliana che da sempre con un gusto da verismo verghiano non cede al facile virtuosismo e offre al lettore la storia pura e semplice. Bravissimo Baiguera e bravissimo Colombo a dettare i tempi della narrazione a fumetti.
Avete ancora dei dubbi sul valore di questo albo? (Anche se forse dopo questa tavola presente nel preview Bonelli dovrebbero essersi tutti dissipati…)
Se siete amanti del western alla Peckinpah, dei polizieschi in cui prima si spara e poi si parla, delle storie che denunciano quello che è male senza voler però fare la paternale su ciò che è giusto… questo fumetto è per voi.
Insomma, se amate il buon fumetto, questo fumetto è per voi.
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