Quella fucina di idee che è Andrea Enrico Corbetta porta all’attenzione del mondo dei fumetti un nuovo personaggio e una nuova avventura editoriale e lo fa anche con un nuovo formato.
Sto parlando del numero zero di Jeremy Carter, presentato in anteprima a Lucca Comics e ora disponibile nelle fiere dove andranno Corbetta e co. e immediatamente tramite il sito www.jeremycarter.it (io me lo sono procurato da lì) e lo attendevo da un po’, come sapete se avete ascoltato l’episodio n.20 del podcast Il Fumetto.
Partiamo a parlarne descrivendo l’oggetto. 20 pagine di carta lucida con copertina in carta di grammatura maggiore con spessore simile a quella di un albo Bonelli, spillato. Il formato è a metà tra un albo bonelli e un comic americano. L’albo è a colore ad eccezione della seconda e della terza di copertina che sono in bianco e grigio e riproducono in grande 4 vignette che rappresentano varia (e folle) strumentazione del cattivo di turno (alambicchi, computer, oblò, tubo idraulici…). In sintesi un bell’oggetto che a mio parere è ancora più bello del numero zero di un’altra serie che Corbetta ha avviato ossia Tesla and the secret lodge (di cui abbiamo parlato qui).
La copertina di Francesco Tomaselli ci offre una serie ricca di elementi nella sua costruzione classica. Jeremy Carter in primo piano con la sciarpa a righe (omaggio al Doctor Who), un bel gatto nero che ci ricorda certe streghe, un ombrello (magico o tecnologico?). Un cerchio di luce elettrica alla Stargate o alla Ritorno al futuro e poi due bobbies inglesi (Stanlio e Olio?), due ragazzi vestiti in modo moderno e un oscuro personaggio incappucciato (tipo Palpatine in Star Wars).
Mistero, magia, tecnologia, comicità, epicità (magari nerd, ma sempre epicità).
Le 16 pagine di fumetto mettono in chiaro il tema di fondo: i viaggi nel tempo. E nelle presentazioni pre e post fumetto (di Andrea Guglielmino la arguta e dotta prefazione; di Giorgio Alloisio, che cura soggetto e sceneggiatura e di Andrea Corbetta, che è co-ideatore con Alloisio, le postfazioni) si aggiunge il tema dei complotti (con una sana ironia contro tutti i complottismi).
Passiamo da Roma 1999, a Londra 1885 (profumo di The Professor?), e finiamo a Portovenere 2021 (una scena da morir dal ridere in tre paginette) dove finalmente vediamo a colori il nostro Jeremy.
Lato disegni. La tavola è impostata in modo dinamico su 4 fasce con un taglio più da bédé che da fumetto bonelliano italiano. La linea chiara di Andrea Frittella è curata e definita e mi ricorda sullo sfondo il tratto pulito di Jacobs di Blake&Mortimer (titolo che il duo Alloisio e Corbetta ha sicuramente bene in mente), a dare un’ulteriore connotazione internazionale a questo Jeremy Carter.
I disegni sono poi efficaci, chiari e al servizio della narrazione e ad aggiungere chiarezza interviene la tavolozza dei colori di Sara Colella che, dopo aver dato prova di sé sulla colorazione dell’ultima avventura di The Professor, mostra le suo doti offrendoci dei colori pieni caldi su cui la luce scorre in modo naturale.
Direi che l’unica cosa che manca ora è… il numero 1 che ci auguriamo abbia la luce presto.
Vorrei da ultimo citare la joint venture tra Garage 11 autoproduzioni e il media partner Big Ben Studio. Concordo con quanto scrive Corbetta nella sua personale postfazione quando afferma che questa collaborazione sia davvero «cosa non da poco in questo periodo strano e complicato!».
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