La casa sul lungofiume – Dampyr n.249 (dicembre 2020)

Scritto da Lorenzo Barberis

26 Dic, 2020

La casa sul lungofiume, Dampyr n. 249 uscito nel dicembre 2020, è forse uno degli albi più apertamente esoterici in ambito bonelliano. Fin dalla efficace copertina di Enea Riboldi, infatti, appare l’immagine del sigillo di Lucifero, forse oggi non più così iniziatico ma nemmeno così divulgato al grande pubblico. In modo blandamente ricorsivo, si trova sulla copertina – in pelle – di un volume che Harlan Draka stringe in mano, come il lettore stringe in mano l’albo. 

Sullo sfondo, una Piazza Rossa innevata adatta alla stagione. Dampyr, del resto, si presta forse più di Dylan Dog allo sviluppo di questi temi iniziatici, con la maggior precisione che al suo interno viene dedicata alla ricostruzione dei vari mitologemi affrontati. Inoltre, già più volte al suo interno ha fatto la sua apparizione un esoterista come Crowley. Questa storia di Stefano Piani non fa eccezione, e coi precisi, dettagliati disegni di Giorgio Gualandris affronta una vicenda gustosamente oscura (il lettering è di Luca Corda).

 

 

 

La casa sul lungofiume – Dampyr n.249

Soggetto e sceneggiatura: Stefano Piani

Disegni: Giorgio Gualandris

Copertina: Enea Riboldi

 

La figura di Jacov Brius è storica, come purtroppo la terribile figura di Lavrentiy Beria, il capo dei servizi segreti staliniani, che del suo mentore condivise, dopo la morte, anche la caduta. Qui Beria è rappresentato senza edulcorazioni nella sua diabolica spietatezza, in grado di coniugare il totale disprezzo per la vita umana con un compiaciuto sadismo (aspetto più scabroso, che viene però qui ombreggiato). In un fumetto a sfondo fantastico-horrorifico, è logico che questo si saldi a suo interessi occultistici segreti. 

 

 

Come nel capolavoro di Bulgakov, Il maestro e Margherita, la visita moscovita del Diavolo diveniva la cartina al tornasole dell’ipocrisia del regime, qui in Dampyr è il tema dei vampiri d’invenzione che si intreccia con i mostri reali. Stefano Piani è molto abile a muoversi con equilibrio in una vicenda potenzialmente scabrosa, senza edulcorare, senza eccedere e mantenendo comunque appieno la godibilità avventurosa dell’albo. Il segno di Gualandris, sottile, preciso, accuratissimo, si rivela congegnale nelle numerose scene d’ambientazione storica e nell’evocare minuziosamente ogni aspetto dello scenario russo in cui ci si muove. 

 

 

Notevole anche la rappresentazione delle scene più apertamente orrorifiche, che troviamo verso il finale: l’uso del nero per sottolineare i momenti inquietanti delle scene in notturna è accuratamente calibrato (vedi ad esempio l’efficace p.87). Ben curato anche lo studio della recitazione dei personaggi e l’espressività dei volti (vedi ad esempio 71.iii), come convincente lo sviluppo di scene d’azione come al solito corali e piuttosto complesse (si veda ad es. 80-81, dove aiuta la minuziosità del disegnatore).

Nel complesso, un albo interessante e apprezzabile soprattutto per chi, come me, apprezza particolarmente questa capacità di Dampyr di scavare nelle pieghe oscure della storia.

Ricordatevi anche di votare per il FUMETTIAVVENTURA AWARD 2020!!!

 

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