Seconda parte e conclusiva della doppia di Mauro Boselli e Nicola Genzianella, Il segreto di Robert Howard conferma le ottime premesse della prima parte e aggiunge un altro capitolo importante alla saga di Dampyr, un capitolo che avrà sicuramente dei seguiti e che implicherà il ritorno all’azione di Anyel, l’amesha di stanza a New York.
Ma si tratta di una seconda parte che potrebbe anche suscitare (o aver suscitato) reazioni varie e opposte e allora preparatevi ad una recensione sui generis in cui vi guiderò in un dibattito ‘acceso’ e magniloquente tra Sostenitore e Detrattore che si confronteranno davanti al Giudice Unico.
Il segreto di Robert Howard – Dampyr 247
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Nicola Genzianella
Copertina: Enea Riboldi
Giudice Unico: si dia inizio al processo a Il segreto di Robert Howard e ai suoi autori, Mauro Boselli e Nicola Genzianella, che come da norme del Diritto del Recensore Di Fumetto (DRDF) non avranno alcun diritto di parola. La parola per la prima arringa al Detrattore.
Detrattore: leggo Dampyr da sempre e parto da una constatazione lapalissiana. Il lettore compra Dampyr e lo fa anche fidandosi di quella testata che campeggia sulla copertina e sulla costa di ogni albo: Dampyr – appunto. Eppure che cosa fa qui Harlan Draka? Legge, ascolta, parla e quando agisce… non risolve nulla perché pensa a tutto Anyel. Dov’è il nostro protagonista? Perché non è lui al centro della narrazione? Certo dovevo capirlo dalla copertina che c’era qualcosa di strano perché per quanto mi sia sforzato non ho trovato traccia di Harlan o di Draka o di Tesla o al limite di Kurjak… niente di niente. Ma che contravvenzione alle regole dell’unità narrativa dei testi previste fin da Aristotele! Unità di tempo, spazio e azione… ma attorno ad un protagonista!
E quanti racconti diversi: …e racconta Howard a Novalyne, …e leggiamo i diari di Novalyne che raccontano la sua storia, … e ascoltiamo quel farabutto di Royce raccontare il suo legame coi Mi-Go, … e ascoltiamo Anyel raccontare quello che ha letto nella mente di Royce, …e ascoltiamo ancora Anyel raccontare quello che ha letto in so quale libro in so quale biblioteca… ma quanti racconti nel racconto dobbiamo far passare davanti ai nostri occhi?
Giudice Unico: ringrazio Detrattore del suo intervento sulla sceneggiatura e invito ora a intervenire Sostenitore
Sostenitore: seguitemi stimati Giudice Unico e collega Detrattore in un ragionamento per assurdo. Potrà sembrare che io parta da lontano, ma se terrete il filo capirete ben presto la ratio della mia arringa. Prendete I promessi sposi di Manzoni e togliete la storia della monaca di Monza o quella dell’Innominato o la digressione sulla peste… oppure provate ad eliminare i capitoli in cui Merry e Pipino sono prigionieri degli Uruk-Hai ne Il Signore degli Anelli… o ancora rimanendo in ambito fumettistico immaginate di leggere Crisi sulle terre infinite senza la sezione dedicata a Flash… siete così sicuri che quei riconosciuti capolavori rimarrebbero tali?
In fin dei conti il modello più antico di narrazione nella nostra cultura occidentale, ossia i poemi omerici, sono pieni di digressioni che potrebbero stare in piedi in modo a sé stante. Addirittura l’unico romanzo intero che ci è giunto dalla latinità cioè L’asino d’oro di Apuleio (tecnicamente il Metamorphoseon libri undecim) è meno noto di una sua parte, La favola di Amore e Psiche…
Quindi? Mio esimio Detrattore, tu parli di regole dell’unità narrativa previste da Aristotele, ma sei così sicuro che i capolavori siano prodotto rigido e matematico di quelle regole?
Robert Howard personaggio può dunque impunemente rubare il posto a Harlan Draka in un fumetto che si intitola Dampyr?
Sì, perché il punto è che la storia sia affascinante, bella, avvincente e che ovviamente sia connessa con l’universo narrativo in cui si inserisce. E sfido chiunque a dimostrare che non sia legata all’universo di Dampyr: i Grandi Antichi, Nyarlathotep, i Mi-Go, addirittura il maestro della notte Ixtlan e una storia dei primi 100 numeri (D58 I segreti di Dreamland sempre a firma Boselli/Genzianella e sempre a tema ‘segreti’)… basta?
Certo Harlan non agisce, ma compare in molte più pagine di quanto accaduto ad esempio in D211 Horror Movie!
Detrattore: Vostro onore, chiedo il diritto di replica!
Giudice Unico: diritto concesso, parli pure Detrattore.
Detrattore: il Sostenitore dimentica che compito dell’autore di un fumetto seriale è rispondere alle attese del lettore, vero e unico giudice della contesa – con tutto il rispetto per lei, ovviamente, Giudice Unico. Se compro Dampyr, voglio Harlan, come se comprassi Tex e poi mi trovassi Tex a fare da co-protagonista o addirittura da comprimario. Mai successo in 70 anni! O forse mi sbaglio, mio esimio ma non amato collega?
Sostenitore: «Chi sostiene che Tex, eroe tutto d’un pezzo, non deve dividere il palcoscenico con nessuno, stavolta si rassegni: della storia di questo volume non è solo lui il titolare. I tre fratelli Bill sono tornati. E cavalcano ancora con noi.» Ecco, prendo in prestito le parole di Boselli stesso in conclusione alla sua presentazione del Maxi Tex I fratelli Bill ora in edicola. Letto? Bellissimo e con un finale ‘maestoso’ (parola di Francesco Benati che ve ne parlerà a breve). E se Boselli che cura Tex ha provato a seguire questa strada su Tex nato 70 anni fa, con quanta maggiore libertà si potrà muovere con una sua creatura, Dampyr, nata solo 20 anni fa? Non solo può, ma DEVE godere di questa libertà!
Ma non dimentichiamoci che il fumetto è fatto dai disegni oltre che da testi e sceneggiatura… qualche osservazione su Nicola Genzianella? Perfetto, curato, al servizio della storia e scelta azzeccata per una storia che spazia nel tempo e nello spazio (nel senso degli orrorifici campi del midwest americano). Su questo non mi aspetto replico, ma solo un meritato applauso. Vostro onore ho concluso!
Detrattore: ehm…
Giudice Unico: mi si chiede di esprimere un giudizio finale, ma io in questo mi attengo a quanto ha detto il Detrattore: il lettore è «vero e unico giudice» ed è bene che ogni recensore umilmente se lo ricordi. Per cui chi ha vinto qui – per me evidente – è decisione che spetta a chiunque avrà il buon gusto di leggersi Il segreto di Robert Howard e di commuoversi come noi nelle ultime due tavole struggenti ed elegiaci.
Alla prossima recensione (normale, eh!)!
P.S. e un ringraziamento al modello letterario che mi ha ispirato e che in modo pedestre e indegno ho cercato di imitare, Le Operette Morali di Giacomo Leopardi.
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