Da un paio di settimane è in edicola L’ebano e l’avorio, nuovo Zagor mensile che prosegue la storia iniziata nella seconda parte dell’albo del mese scorso di cui abbiamo già parlato su queste pagine. Al soggetto e alla sceneggiatura troviamo Roberto Altariva e ai disegni Fabrizio Russo, entrambe due conoscenze ormai note dello Spirito con la Scure.
L’ebano e l’avorio – Zagor n.658
Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Altariva
Disegni: Fabrizio Russo
Copertina: Alessandro Piccinelli
Riassunto della puntata precedente: a seguito dell’efferato omicidio di alcuni cowboy del ranch di Virgil Boyd, è alta la tensione fra gli abitanti della città di Green Corner e quelli della comunità di Nova Spes che raccoglie schiavi neri fuggiti e altre persone povere ed emarginate. Zagor interviene per impedire che un giovane ragazzo nero, Jerome, venga linciato assieme a Waters, il fondatore di Nova Spes. Quello che gli abitanti delle due comunità non sanno è che esiste una storia d’amore proibita tra lo stesso Jerome ed Evelyn Boys, figlia del ricco proprietario terriero fortemente razzista a causa di una tragedia avvenuta nel suo passato.
Nell’albo in edicola, Zagor e Cico proteggono la città di Nova Spes dall’attacco di un gruppo di cowboy, i quali hanno agito all’insaputa di Boyd e, il giorno dopo, Jerome si appresta ad andare ad un appuntamento segreto con Evelyn. La ragazza si imbatte nella banda che ha ucciso i cowboy di suo padre e scopre che si tratta di neri, i quali sono pagati proprio da Virgil per fomentare le tensioni razziali. Le conseguenze di questa scoperta saranno tragiche.
La sceneggiatura di Altariva
Dopo un inizio un po’ stentato e tradizionale, la storia di Altariva prende definitivamente il volo con questo albo ricco di azione, di dramma e di odio. L’apice viene raggiunto nella parte centrale, quando i protagonisti principali della vicenda si trovano tutti riuniti e si assiste al crescere della tensione.
Il rischio, per così dire, era che Altariva riducesse la trama al classico manicheismo “neri buoni e bianchi cattivi” che andava di moda una volta. Non che ci sia nulla di sbagliato, intendiamoci, ma Zagor è una serie che rifugge questo tipo i manicheismi e le storie migliori sono quelle dove la questione razziale viene presentata in maniera complessa, difficilmente risolvibile e, spesso, contraddittoria. Le volte in cui si è provato a semplificare il problema, ne è uscito fuori un racconto senza nerbo. D’altronde, lo stesso Zagor è un personaggio molto più complesso di quanto non appaia alla vista.
Da questo punto di vista, Altariva non scade nel banale e, invece, imbastisce un racconto particolarmente crudo e violento, pur nei limiti degli standard della collana, che sfugge alle banalità in cui questo tipo di storie spesso inciampano.
Per il momento, il racconto non ha ancora raggiunto l’epica che meriterebbe. La cerca, la indica, si tende verso di essa, ma ancora non la afferra. Poco male, c’è ancora un albo a disposizione e, se anche non dovesse raggiungere quel grado di epicità a cui sta puntando, ci troveremmo comunque davanti ad una bellissima storia meritevole di lettura con più di un aspetto interessante.
Purtroppo, considerata l’allergia tipica agli spoiler, non posso addentrarmi nel vero colpo di scena della vicenda perché finirei con l’attirarmi le ire di quelli che ancora non hanno letto l’albo. Posso però dire che, pur non essendo un colpo di scena originalissimo, è servito con estrema maestria e in modo del tutto inaspettato.
I disegni di Russo
Sul versante disegni, abbiamo un Fabrizio Russo sempre più inserito nell’ambito zagoriano: dopo le sue precedenti prove, in cui mostrava ancora un po’ di incertezza con il personaggio e le sue atmosfere, Russo dimostra di aver acquisito la materia di Darkwood e in questo albo sfoggia un’ottima prova che lo rende un autore da tenere d’occhio nel prossimo futuro, pur essendo già un disegnatore con una comprovata esperienza, visto che ha alle spalle numerosi albi di Dampyr, di cui è stato uno degli autori di punta prima di trasferirsi, armi e bagagli, sulla Vecchia Frontiera.
Anche la sua rappresentazione di Zagor, un po’ il tallone d’Achille nelle sue due storie precedenti, risulta essere notevolmente migliorata pagina dopo pagina. L’effetto, credo, è dovuto al fatto che questa storia è stata disegnata in un lungo arco di tempo, il che ha sicuramente permesso al disegnatore di evolvere il proprio stile e portarlo a integrarsi sempre di più con la serie.
Aldilà di questo, Russo sa far recitare molto bene i personaggi, ha una notevole capacità di raccontare per immagini e la regia delle vignette e praticamente intoccabile. Avercene, insomma.
Un ottimo albo centrale, dunque. La conclusione avverrà il mese prossimo e, se il crescendo verrà rispettato, ci ritroveremo senza dubbio davanti a un piccolo classico della saga.
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