Si conclude la storia doppia di Mignacco e Diso tutta incentrata sulla vita della foresta amazzonica. Una avventura davvero classica che potrebbe benissimo essere inserita nella prima lunga serie di Mister No!
Ma proviamo a dettagliare gli elementi che rendono questi due numeri amati dai lettori storici e apprezzati (spero) anche da chi non conosceva Mister No.
La lunga notte – Mister No le NA n.11
Soggetto e Sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Roberto Diso
Copertina: Fabio Valdambrini
La caccia alla onça nigra, che è in realtà una tigre dal raro manto nero e non un giaguaro, è il filo rosso di tutte le 94 tavole, ma attorno a questo superbo animale che esalta tutta la forza e la bellezza della natura sono ovviamente le reazioni degli uomini a diventare centro della narrazione: gli Indios e il loro desiderio di vendetta verso l’animale che ha ucciso uno dei loro uomini e mette in dubbio la sicurezza; Mr. Way roso dalla gelosia per la tresca amorosa tra sua moglie e il cacciatore Rodrigo ; Jerry e Esse-Esse che nel loro modo scanzonato e senza complesse ideologie interpretano la voce di chi vuole un bilanciamento e una convivenza tra uomo e natura; la documentarista Lola Kirkland e il suo fidato aiutante Oscar Baum alla caccia dello scatto perfetto e costretti anche loro a capire qualcosa di nuovo e drammatico della vita nella foresta.
Tanti attori inseriti in una vicenda ricca di azione e dal ritmo intenso e senza pause.
La buona sceneggiatura di Luigi Mignacco è qui valorizzata dai disegni di Roberto Diso che offre qui una prova davvero convincente (migliore a mio parere dei vari interventi di cornice nei primi 9 numeri). Il maestro 88enne (!!!) riscopre una seconda (o terza) giovinezza con un campionario perfetto di animali e piante dell’Amazzonia e con dinamiche scene di azione.
Ma l’ultima riflessione (senza spoiler) va sulle pagine conclusive.
In un recente video della serie ‘A casa con l’autore’, Luigi Mignacco ha rivelato in che modo si è evoluta la pianificazione delle avventure di Mister No. Inizialmente doveva esserci solo la macro storia conclusa con il numero 9 (probabilmente erano solo 8 numeri), poi si è aggiunta l’avventura amazzonica di questi numeri 10 e 11 e quindi un’ulteriore appendice di altri tre numeri fino al n.14. Poi la miniserie si ferma, nell’augurio ovviamente che possa poi riprendere per una nuova stagione.
Perché questa sottolineatura? Perché le ultime pagine sono strutturate e sceneggiate come un arrivederci, una sorta di epilogo di saluto ai lettori, carico come sempre di due sentimenti contrasti: la malinconia e la speranza. La malinconia di un saluto che implica un distacco non breve e la speranza che le strade dell’avventura ci facciano incontrare ancora Jerry che nell’ultima vignetta parte con il suo piper al grido «…l’avventura mi chiama!» (un finale che – per inciso – ha un grande impatto emotivo su chi – come me – è lettore di lunga data e un finale che mi ha ricordato l’analogo finale malinconico e epico allo stesso tempo di Adam Wild o anche di altre serie come Cassidy, anche di questa bellissima nuova trilogia).
Ed ora aspettiamo l’ultima storia divisa in tre episodi che si apre con un’altra copertina bellissima e molto evocativa di Fabio Valdambrini (un altro segno di continuità e novità che ha dato valore a questa bella stagione del ritorno di Mister No. E auguriamo a Valdambrini 100 di queste copertine!).
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