Da qualche settimana è in edicola lo Speciale Zagor 2020, intitolato La valle dell’Eden, albo annuale di 160 pagine scritto da Riccardo Secchi e disegnato da Marcello Mangiantini.
Complice la quarantena e alcuni ritardi nella distribuzione, ho letto il volume con qualche giorno di ritardo e ho deciso di attendere a farne la recensione perché, al termine della lettura, ho avuto la netta sensazione che qualcosa fosse andato storto.
E infatti è così.
Ma andiamo con ordine.
La valle dell’Eden – Zagor speciale n.32
Soggetto e sceneggiatura: Riccardo Secchi
Disegni: Marcello Mangiantini
Copertina: Alessandro Piccinelli
L’albo segna il debutto sulle pagine dello Spirito con la Scure di Riccardo Secchi. Per chi lo sapesse, Secchi è figlio d’arte, nel senso che suo padre è Luciano Secchi, in arte Max Bunker, creatore di Kriminal, Satanik e, soprattutto, Alan Ford, uno dei maggiori successi del fumetto italiano di sempre. Il figlio, oltre ad aver assunto incarichi dirigenziali nella casa editrice del padre, da oltre vent’anni è dedito alla scrittura dei fumetti, perlopiù Disney, oltre che di varie altre cose.
Non si pensi a un banale e deprecabile caso di nepotismo: limitandoci alla Sergio Bonelli Editore, Secchi ha dimostrato di avere diverse cose da dire scrivendo importanti storie di Nathan Never. Pur non essendo uno degli autori più prolifici, anzi, ha fatto centro in quasi ogni avventura realizzata.
Stavolta ci troviamo di fronte al suo esordio su uno dei personaggi storici del fumetto italiano, precedente pure ai vari successi scritti dal padre.
Come ho detto prima, a fine lettura ho avuto la sgradevole impressione che questo debutto non fosse andato bene e, lasciando sedimentare la cosa per alcuni giorni, ho dovuto arrendermi: questo Speciale non mi è piaciuto.
Vediamo la trama: Zagor salva la bella Ingrid dal tentativo di rapina di Michael Dempsey, un noto bandito della zona. Nello scontro, i due uomini rimangono seriamente feriti e vengono raccolti dalla comunità norvegese di cui Ingrid fa parte e portati al villaggio di Nyeden. Le cure proseguono regolarmente, nonostante i tentativi di fuga di Dempsey, mentre Zagor è stupito dalla rapidità con cui si è ripreso. Pare che tutto sia dovuto alle proprietà miracolose di un fiore, il Freyrsblood, che curerebbe ogni male. Però, dietro l’aspetto idilliaco della comunità svedese, dove pare non esserci neppure uno sceriffo, si nasconde un segreto oscuro.
Che la trama in quanto tale non sia nulla di particolarmente rivoluzionario lo capirebbe chiunque e, in fin dei conti, non è neppure tanto importante. In questi ultimi decenni, le storie a base di comunità apparentemente idilliache che in realtà nascondono segreti inconfessabili non si contano letteralmente più. Dopotutto, a partire dalla serie Twin Peaks, qualunque soggetto del genere risulta essere solo l’ennesima variazione sul tema.
Il problema è che manca quell’atmosfera di mistero avvolgente tipica di questo canovaccio: per dire, l’albo dura 160 pagine. Zagor, Dempsey e Ingrid arrivano a Nyeden a pagina 50. Intorno a pagina 80 Zagor inizia a intuire che nel villaggio c’è qualcosa di strano e una ventina di pagine dopo il mistero viene svelato in attesa dello scontro finale.
La suspance, elemento indispensabile, non viene evocata e più o meno tutto il racconto si svolge senza particolari sussulti o colpi di scena.
Purtroppo si segnala uno Zagor particolarmente piccione, termine mutuato da Tex, che per prepararsi allo scontro finale cercherà di tirare dalla propria parte Dempsey, che fino ad allora era stato non solo un suo nemico, ma anche una grandissima carogna. E a proposito del bandito, a fine storia non è ben chiaro che fine faccia e un suo ritorno mi pare altamente improbabile, visto che lo Spirito con la Scure ha affrontato decine di avversari più carismatici e pericolosi di lui.
Sul lato dei disegni, Mangiantini è autore di una prova senza infamia e senza lode, limitandosi a svolgere il proprio lavoro senza osare più di tanto, se si esclude il vignettone di pagina 159. Dispiace, perché in tempi recenti il disegnatore senese ha fatto cose molto buone, mentre stavolta non è risultato altrettanto incisivo.
In conclusione, ci troviamo di fronte ad uno Speciale che non raggiunge la sufficienza e che dimostra ancora una volta come questa collana sia sempre più l’anello debole delle varie serie parallele di Zagor.
Come ovvio, si confida sempre nel prossimo.
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