Nuova indagine per Yakiv e compagni nella complessa vita sociale di Odessa. E mai come questa volta il termine indagine è appropriato perché, pur nell’orizzonte tra fantascienza e fantasy, Minacce silenziose è a tutti gli effetti un poliziesco noir in cui una coppia di investigatori (Yakiv e Sokolov, capo della polizia di Odessa nonché ex-marito di Tori) deve fermare un pluriomicida, il malmuutiano Pak, ex agente di Sokolov stesso.
Minacce silenziose – Odessa Rivelazioni n.3
Soggetto e sceneggiatura: Davide Rigamonti e Sergio Masperi
Disegni: Luciano Regazzoni
Colori e copertina: Mariano De Biase
Come tutti i polizieschi anche nel caso dei procedural (e questo rientra in questa categoria) non è molto sensato aggiungere altri particolari per non rovinare la lettura. Quello che si può fare in questo tipo di recensioni è cercare di inquadrare gli elementi fondamentali messi in campo dagli sceneggiatori per dare senso logico compiuto alla vicenda.
Ed in questo il lavoro di Sergio Masperi, grafico storico della Bonelli al suo esordio nella sceneggiatura su Odessa ma già con alcune prove in Nathan Never, e del supervisore Davide Rigamonti direi che raggiunge il suo scopo.
Indizi, depistaggi, false tracce, intuizioni, sparatorie, omicidi, ferite… insomma le componenti base del giallo-procedural di azione ci sono tutte. Come funziona bene lo svelarsi del destino del ‘cattivo’ della vicenda, ovvero Pak. Il malmuutiano già dalla dinamica copertina di Mariano De Biase dimostra di aver qualcosa di nascosto al suo interno che deve venire fuori allo scoperto e sarà compito di Yakiv e del suo legame con Mozok trovare la strada per risolvere questo mistero.
Interessante (anche se a mio avviso un po’ troppo velocemente introdotto nella narrazione complessiva) il legame tra Yakiv e Sokolov che in qualche modo ricorda quello di due fratelli dove il maggiore è Sokolov a cui Yakiv, il fratello minore, sente di aver un importante debito di riconoscenza e anche di obbedienza. Mi auguro che questa sottotrama di relazioni, che coinvolge anche Tori in quanto ex-moglie di Sokolov, abbia ulteriori sviluppi che giustifichino il tempo dedicatogli in questo numero e rendano ragione della scelta di Yakiv di aiutare immediatamente il ‘capo’ (così sempre Yurakin chiama l’amico poliziotto).
La parte finale della vicenda si lega poi su un altro tema classico ovvero quello dei falsi profeti che agiscono sempre per un proprio meschino interesse personale e che devono – almeno nei fumetti – pagare la giusta punizione per gli inganni fraudolenti perpetrati.
Ma oltre al giallo? La macro-trama di Odessa? Non posso dire che non ci sia perché Yakiv ha per tutta la durata dell’albo la percezione di un male strisciante legata alla possibilità del risvegliarsi in forme mutate dei letali Sermoth riscoperti nel numero 4 della prima stagione. Tuttavia ho spesso l’impressione che il bilanciamento tra albo autoconclusivo e macro-trama, tra vicenda verticale e sviluppo orizzontale, sia a volte un po’ debole. Ci sono degli indizi seminati in ogni numero (e probabilmente me ne sfuggono tantissimi) è vero… ma non ho ancora percepito quella intensità di narrazione determinata anche dal terribile countdown a cui è sottoposta Odessa per il preannunciato ritorno degli Ignoti.
Vediamo cosa accadrà nei prossimi numeri e soprattutto nel finale di questa seconda stagione.
Per il fronte dei disegni abbiamo l’esordio convincente su Odessa di Luciano Regazzoni. Il disegnatore si sbizzarrisce nella architettura folle di Odessa (mai come in questo caso il paragone con l’architetto e artista a tutto tondo austriaco Friedensreich Hundertwasser mi pare appropriato… andate a vedere qualche sua opera per capire a cosa mi riferisco) e poi con un segno secco ma chiaro tratteggia i volti dei vari personaggi. A dare poi unità e continuità nella diversità di stili arrivano i colori di Mariano De Biase.
Insomma il comparto grafico si conferma ancora una volta di alto livello!
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