Siamo arrivati al numero 6 di Odessa che è di nome e di fatto un Crocevia per la serie di Odessa: è infatti un albo che chiude la prima stagione della serie che sarà divisa in 4 blocchi da 6 numeri ciascuno e da poco (di fatto a ridosso di Lucca Comics&Games) si è saputo che la numerazione (immagino ormai di ognuna delle sezioni) riparte da 1 con l’aggiunta di un sottotitolo (che nel prossimo arco narrativo sarà Rivelazioni).

Crocevia – Odessa n.6
Soggetto e sceneggiatura: Davide Rigamonti
Disegni: Michela Da Sacco
Colori: Virginia Chiabotti
Copertina: Mariano De Biase
La seconda peculiarità di Crocevia è il focus della narrazione che fin dal preview Bonelli ha dichiaratamente l’obiettivo di spiegarci da dove arrivano Goraz e Tori. Di Goraz, per altro, si tratta del secondo albo di fila che ha il compito di svelarcene il passato. E Yakiv e Zhiras? Non compaiono nell’albo? Praticamente no, visto che li vediamo (e solo bambini) a pagina 98 ovvero nella tavola finale. Lo dichiaro subito: questo è il punto problematico. Se nel numero 5 (La scelta di Goraz), la presenza di Yakiv era comunque decisiva per lo scioglimento positivo della vicenda, qui il suo apparire serve solamente (anche se non è poco) ad indicare il concretizzarsi del nuovo scopo di vita di Goraz e Tori. Vero che, giusta o sbagliata che sia la scelta, l’eroe che nei primi 4 numeri sembrava catalizzare attorno a sé tutta l’attenzione sta lasciando il posto anche ad una visione di insieme di un racconto corale, il racconto della città di Odessa prima e dopo l’evento che l’ha sconvolta. Segno di questa scelta è l’assenza del giovane Yurakin dalle copertine dei numeri 5,6 e del numero 1 della seconda stagione.

Di cosa parla Crocevia: degli anni, dei mesi, dei giorni immediatamente prima e immediatamente dopo la Fusione e ci racconta del cammino personale, intimo di Goraz e Tori e del loro emblematico momento di incontro, nonché di come abbiano conquistato una posizione importante all’interno della comunità scientifica (e anche politica e sociale) della nuova Odessa.Il racconto alterna scene di azione a momenti più riflessivi con buon bilanciamento tra le due sezioni, ma senza la forza dinamica e l’intensità che aveva generato in me la lettura del numero migliore fino a questo momento: ovvero il numero 4 Dall’abisso.
Non aggiungo altro per non incorrere in spoiler, ma provo solo a dare un giudizio complessivo su questa prima stagione e sul motivo per cui continuerò a dare fiducia anche per la lettura della seconda stagione.
Quali sono le cose che non vanno per me?
– l’ho già detto altre volte: manca ad oggi un vero Cattivo che faccia da antagonista concreta e non sia solo lo spauracchio della catastrofe imminente (in sintesi Gli ignoti sono spaventosi, ma quando li vedremo davvero in azione?);
– Yakiv deve togliersi di dosso il marchio di essere un secondo nostalgico Nathan Never e muoversi libero nelle scelte determinate da essere Un eroe a metà (e l’idea di base è ottima e credo che nel numero 1 della seconda stagione potremo approfondire la figura di Mozok con cui Yakin si è fuso);
– non sempre il colore risulta un valore aggiunto così decisivo anche se il lavoro di Virginia Chiabotti è sicuramente buono (come sono buone anche le chine e le matite di Michela Da Sacco in questo ultimo numero).

Quali le cose che vanno?
– il countdown verso la fine che fa coincidere tempo della narrazione e tempo della storia è efficace;
– il microcosmo che riproduce un macrocosmo è un’idea che mi ricorda la Trantor di Asimov o anche Deep Space Nine;
– Yakiv ha davvero molte potenzialità anche nel legame con Zhiras che può essere sfruttata maggiormente;
– Disegni (e anche colore e non mi sto contraddicendo) di alto livello.
Vedremo le direzioni che si prenderanno! Intanto buona lettura e a breve per il commento al primo numero di Odessa Rivelazioni.
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