Con un cambio di ritmo e di clima importante rispetto ai toni più da commedia (certo con elementi drammatici comunque) dell’ultima coppia di albi dedicati all’estate del 1970, in Pugni e pistole ci troviamo catapultati nella Milano a mano armata degli anni settanta e ancora una volta la serie Cani sciolti si conferma tra i prodotti della linea Audace (e della Bonelli in generale) più innovativi oltre che curati (e con Gianfranco Manfredi al timone come pensare diversamente?). Ulteriore valore aggiunto è l’esordio nei disegni nella serie di Sergio Gerasi che dalla Roma papalina di Mercurio Loi torna alla sua Milano (Gerasi è autore di Un romantico a Milano).
Ma procediamo con ordine.
Pugni e pistole – Cani sciolti n.11
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Disegni e copertina: Sergio Gerasi
Nell’introduzione della seconda di copertina Manfredi ci anticipa il focus principale dal punto di vista dei personaggi che da ormai 11 mesi ritroviamo in edicola: il racconto dell’inizio della relazione amorosa tra Betty e Deb (al secolo Armando De Barzi). Ed effettivamente al di là del ruolo non marginale rivestito da Turi in questa prima parte per il resto le 64 pagine hanno come presenza costante proprio i due amanti e futuri sposi, mentre non compare proprio nessuno degli altri 4 cani sciolti. Una scelta nuova per la serie ma con un effetto immediato: generalmente la prima parte della storia doppia risulta interlocutoria e proemiale a causa dei tanti fronti aperti in simultanea (pensiamo ad esempio alla triplice vacanza degli ultimi due numeri), invece in questo caso è percepibile una maggiore unità di azione e personaggi che facilita subito la lettura sequenziale. Ma questo senza perdere uno degli elementi che rendono così efficace l’intreccio ordito da Manfredi, ossia i salti temporali con racconti in flashback (e a volte in flashforward). Così partiamo nel 1976 per poi scoprire vicende del 1971 di Deb (e quindi si tratta di quelle immediatamente successive all’estate del 1970) e del 1964 di Betty.

Se il focus sono l’incontro amoroso tra i due (così diversi per altro: Deb, uomo della sinistra impegnata, amante della storia e dello studio, Betty, donna legata al mondo della Milano ricca e borghese, orfana e priva di ogni interesse per storia, politica e impegno sociale) e la spiegazione del perché i due convoleranno a nozze (lo scopriremo – credo – nel prossimo numero), Manfredi tramite Deb e Betty ci racconta della Milano violenta e scerbanenchiana degli anni settanta, delle gang di criminali, delle rapine con pistole alle gioiellerie, dei fiumi di cocaina che girano negli ambienti alti.
E con gusti per particolari importanti ormai ben poco conosciuti con un ricordo personale ci trasporta anche nelle prime palestre di Karatè.
Un cocktail che si rileva davvero eccellente per un numero che entra di diretto nella mia top three per la serie Cani sciolti.
E se non siete ancora convinti… a dare ancor più valore a questo bel numero ci sono i disegni di Sergio Gerasi che da un alto mostra tutto il suo amore per Milano e dall’altra, pur mantenendo tutti i tratti tipici del suo stile con giochi di linee che amplificano l’espressività dei personaggi e danno come profondità scavando i volti, si prende il gusto di citare il Crepax di Valentina e soprattutto il De Luca de Il Commissario Spada (nella scena dedicata alla ‘mala’ milanese) anche per un bellissimo uso della tavola e delle vignette molto libere spesso dalla cosiddetta gabbia bonelliana (come potete vedere dalla tavola qui sotto che descrive una rapina a mano armata. Ah… per inciso i rapinatori della prima vignetta sono effettivamente 3 ma sembra anche una citazione del modo in cui De Luca da un certo momento in poi ha provato a rappresentare il tempo del movimento!).
In conclusione un ottimo numero che ci fa desiderare di leggere il seguito tra meno di un mese.
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