Furore – Zagor: Le Origini n.4 (settembre 2019)

Scritto da Francesco Benati

26 Set, 2019

Anche se siamo davvero sul filo del rasoio, ecco la recensione di Furore, il nuovo albo della miniserie Zagor: Origini, la quale si avvia lentamente verso la conclusione. Alla sceneggiatura troviamo il curatore Moreno Burattini e ai disegni il duo composto da Maurizio Di Vincenzo e Valerio Piccioni, lo stesso team dell’ormai leggendario Clear Water, albo che ha dato il via a questa nuova serie dedicata allo Spirito con la Scure.

Riassunto per chi fosse vissuto sulla luna all’incirca nell’ultimo anno: a fine 2018 è stato annunciato che l’anno seguente sarebbe stata mandata in edicola una miniserie di sei numeri dedicata a Zagor. Tale miniserie avrebbe raccontato, in una nuova veste più moderna e accattivante, le origini del personaggio senza rinnegarne nulla. Non un reboot, quindi, ovvero un nuovo inizio, bensì un nuovo racconto che amplia certi passaggi e approfondisce alcune zone d’ombra. Un remake, insomma, se proprio vogliamo utilizzare un termine cinematografico, non solo fedelissimo all’originale, ma con alcuni pezzi in più.

 

Furore – Zagor: Le Origini n.4

Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini

Disegni: Valerio Piccioni, Maurizio Di Vincenzo

Colori: Josie De Rosa

Copertina: Michele Rubini

Dopotutto, le origini di Zagor sono state raccontate in varie storie: la più famosa, quella dalla quale prende via questa miniserie, è senza dubbio Zagor racconta… di Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, e Gallieno Ferri, i creatori del personaggio. Una seconda è La leggenda di Wandering Fitzy, di Moreno Burattini e Gallieno Ferri, risalente a circa vent’anni fa, nella quale si approfondiva maggiormente il personaggio di Nathaniel Fitzgeraldson, ovvero Fitzy, il mentore di Zagor e il suo secondo padre. Una terza è Darkwood: Annozero, sempre del duo Burattini/Ferri, dove si approfondiscono ancora certi aspetti legati alle origini dell’eroe di Darkwood.

Questo Furore racconta la parte centrale di Zagor racconta…, ovvero l’azione di vendetta di Zagor contro Solomon Kinsky, il folle predicatore che ha scagliato gli indiani Abenaki contro la capanna nella quale il giovane eroe, ancora bambino, viveva con i genitori Mike e Betty Wilding, uccidendoli entrambi.

Ora, la storia è alquanto nota: Zagor lascia Fitzy, il quale ha cercato in tutti i modi di farlo ragionare spiegandogli che non ha senso vivere per l’odio e che lui è troppo giovane, eccetera eccetera. Ovviamente il giovane Wilding di dare ascolto al maestro non ci pensa proprio e parte, armato della propria scure, verso la vendetta. Sbaragliando gli avversari, Zagor arriva a trovarsi faccia a faccia con Solomon Kinsky solo per sbattere il grugno contro un’amara verità.
Il resto è storia.

 

 

Raccontare nuovamente, più o meno pari pari, la parte centrale di Zagor racconta…, quella più famosa e amata dai lettori, era praticamente un gol a porta vuota e infatti Burattini non solo non l’ha sbagliato, ma ha pure fatto il cucchiaio.

Duro, spietato, potente e drammatico oltre ogni misura, Furore racchiude in poco più di 60 pagine l’intera filosofia zagoriana sviscerata in quasi 60 anni di storia editoriale. Una filosofia che gronda sangue, morte e sofferenza nella quale Burattini si butta a capofitto toccando vette altissime nel finale che promette lacrime a valanga sia per i lettori più navigati che per i neofiti che si avvicinano a Zagor grazie a questa miniserie.

Quello di Burattini è un colossale atto d’amore verso una delle fondamentali storie di Zagor, infatti qui ci mette cuore, anima e polmoni, esattamente come nel primo, bellissimo, episodio della serie. L’atto d’amore, però, continuerà sicuramente anche nell’ultimo numero, visto che dovrebbe trattarsi della terza e ultima parte di Zagor racconta…, quella dove il nostro eroe incontra i Sullivan e ottiene il proprio costume.

 

 

Forse, e dico forse, a questo albo mancherebbe giusto una pagina o due in più per spalmare maggiormente il finale, ma in fondo si tratta di un’inezia del tutto trascurabile vista la grandezza di tutto il resto.

In quanto al duo composto da Di Vincenzo e Piccioni, posso solo dire che hanno svolto il proprio lavoro con competenza e precisione, anche se le tavole sembrano brillare un po’ meno rispetto al primo volume. Forse il tempo di lavorazione è stato inferiore (anzi, quasi sicuramente), per questo i disegni non raggiungono le vette toccate su Clear Water, ma nel complesso non si può proprio parlare di una brutta prova, tutt’altro.

Insomma, un albo con i fiocchi che merita assolutamente di essere letto e custodito gelosamente nella propria collezione assieme agli altri di questa ottima miniserie, sicuramente uno degli eventi fumettistici di questo 2019 che si avvia lentamente a conclusione.

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