Con incolpevole ritardo dovuto alle ferie estive, ecco uscire la recensione de La maschera di cera, il nuovo Tex mensile edito dalla Sergio Bonelli Editore. Ai testi troviamo il curatore Mauro Boselli e ai disegni l’esordiente (per la serie regolare) Michele Benevento.
Questa è una storia molto speciale: in primis è una storia di tre albi, quindi dall’intreccio piuttosto corposo e si presume abbastanza articolata; in secondo luogo, si tratta di una storia dalla lunghissima gestazione, in quanto l’embrione iniziale di questa avventura era stato presentato nientemeno che a Sergio Bonelli diversi anni prima che morisse; terzo e ultimo motivo, si pone come sequel di una vecchia storia di GL Bonelli e Galep risalente alle primissime strisce di Tex intitolata
Satania.
Lo ammetto: non ho mai amato particolarmente la storia originale, probabilmente l’ho letta quando ero troppo adulto per farmene ammaliare, però bisogna dire che ha acquisito un suo fascino con il passare del tempo (alla pari di molte altre vecchissime storie non proprio brillanti).
Di sicuro il fascino lo ha esercitato su Mauro Boselli, il quale ha cercato di presentare a Sergio Bonelli l’idea di un sequel di Satania in cui fosse presente la figlia di Cora Gray (Satania, appunto) moltissimo tempo fa.
Ora, dopo un lungo e attento lavoro di scrittura, disegno e revisione del tutto, la storia approda in edicola.
La maschera di cera – Tex n.705
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Michele Benevento
Copertina: Claudio Villa
Sinossi: un agente della Pinkerton, la famosa agenzia investigativa, è stato ucciso. Tex e Carson si recano a Los Angeles assieme a Mac Parland, loro vecchio amico della già citata agenzia, e scoprono che la città è un nido di vipere. Lo sceriffo non è convinto, ma dopo una serie di misteriosi avvenimenti, fra i quali figura il rapimento di una giovane donna, Joan Fischer, figlia del dottore, da parte di un orango! Nell’ombra si muove una società segreta dedita al controllo delle attività illecite di Los Angeles, società capitanata dal misterioso Mr. Doom, un individuo con il volto coperto da una maschera di cera.

La storia in quanto tale è un grandioso e affascinante giallo dai contorni spionistici molto vicini ai film di James Bond: abbiamo la società segreta il cui capo dall’identità segreta uccide i sottoposti incompetenti gettandoli in una fossa con i pescecani, abbiamo una serie di eventi inquietanti che sconvolgono la città e abbiamo gli omicidi degli agenti che cercano di far luce su questi enigmi. La presenza di Tex e Carson garantisce una buona dose di piombo caldo e la certezza che presto su questi misteri si farà luce.
Mauro Boselli continua implacabile a rinverdire il mito del ranger pur tenendolo incollato alla tradizione. La scena clou dell’albo è sicuramente il rapimento di Joan da parte dell’orango, scena presa quasi pari proprio dalla storia di Satania (citata anche in un flashback): nella storia originale, lo scimmione era un animale disegnato con fare grottesco da Galep, dalle dimensioni inusuali e, sostanzialmente, irrealistico. Boselli, in questa storia che di Satania è il seguito, decide di recuperare la scena iconica con lo scimmione, ma la riempie di realismo, in quanto l’animale è un esemplare di Orango del Borneo, specie che oggi è, forse, estinta, ma che 150 e rotti anni fa esisteva ancora.
Può sembrare una bazzecola, ma questo è forse l’esempio migliore di rinnovamento nella tradizione.
Per il resto, Boselli confeziona la storia alla sua maniera: un numero consistente di personaggi (anche se meno rispetto ad altre occasioni), un intreccio complesso, la consueta gestione del ritmo con cronometro alla mano e la classica costruzione dei dialoghi.
Insomma, il solito Mauro Boselli con tutte le caratteristiche che hanno contribuito a farlo conoscere, nel bene e nel male, nel fumetto italiano.

Michele Benevento, dopo aver debuttato ufficialmente su Tex alcuni anni fa con la storia breve Stella di latta di Michele Medda, è passato ora sulla serie mensile e, diciamolo subito, ha svolto un lavoro egregio: ottima la ricostruzione della Los Angeles di fine ‘800, ottime le caratterizzazioni di Tex e Carson (in alcuni frangenti ci ho visto dei richiami al Fusco più maturo) e, più generale, un tratto chiaro, moderno e leggibile come da tradizione Bonelli.
Per ora non ci dilunghiamo oltre sperando di poter leggere un secondo albo dello stesso livello di questo.
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