I discepoli è il nuovo Zagor mensile edito come sempre dalla Sergio Bonelli Editore e rappresenta l’atteso secondo capitolo della trilogia del nuovo ritorno di Hellingen, l’arcinemico per eccellenza dello Spirito con la Scure. Ai testi di questa storia troviamo, così come nel capitolo precedente, il curatore Moreno Burattini, mentre i disegni sono affidati alla coppia romagnola composta da Gianni Sedioli (matite) e Marco Verni (chine).
Ogni nuova storia di Hellingen (il cui nome completo è Garth Hellingen) è un evento accolto con favore da (quasi) tutti gli zagoriani, in quanto il nemico per eccellenza di Zagor è sempre molto affascinante e sempre molto ostico da affrontare. I due personaggi sono antitetici per eccellenza e rappresentano la versione zagoriana della lotta fra bene e male.
I discepoli- Zagor n.649
Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini
Disegni: Gianni Sedioli e Marco Verni
Copertina: Alessandro Piccinelli
Riassuntone degli ultimi scontri con Hellingen: in Magia senza tempo, scritta da Guido Nolitta, alias Sergio Bonelli, e disegnata da Gallieno Ferri, con la conclusione affidata a Franco Bignotti, Hellingen ha utilizzato le proprie conoscenze per chiamare sulla Terra gli Akkroniani, popolo alieno dalle sembianze umanoidi. Zagor ha sconfitto i nemici grazie alle armi dello stregone indiano Rakum, morto da secoli ed Hellingen si è suicidato infilandosi in una cabina aliena che lo ha disintegrato.
Anni dopo, con Ombre su Darkwood di Mauro Boselli e Gallieno Ferri, Hellingen è stato ricostruito dall’entità demoniaca chiamata Wendigo, ma il professore ha deciso di liberarsi del suo padrone per conquistare il mondo. Inutile dirlo, Zagor lo ha sconfitto e il Wendigo ha richiamato Hellingen nella dimensione del caos.
Tempo dopo, con L’eredità di Hellingen di Moreno Burattini e Gallieno Ferri, Gianni Sedioli e Marco Verni, Hellingen è stato addirittura clonato dagli agenti di Altrove usando la cabina in cui si era disintegrato e ha messo in piedi un esercito di automi con l’aiuto di Quaritch, il suo giovane assistente. Zagor lo ha sconfitto evocando il Wendigo, il quale ha prelevato anche il clone di Hellingen per portarlo nella dimensione del caos.
Ora, dopo qualche mese, Quaritch lavora ancora presso Altrove, ma è tenuto sotto stretta sorveglianza. Quello che molti non sanno è che il giovane ha messo in piedi una setta di invasati convinti di clonare di nuovo Hellingen in modo da creare un mondo dove solo i più forti e intelligenti possono dominare e tutti gli altri saranno ridotti a schiavi o sterminati. Sul monte Naatani, teatro di numerosi scontri fra Zagor e il professore matto, strane creature meccaniche si muovono e Zagor, con l’aiuto del sakem dei Mohawk Tonka, interviene.
Allora, questo secondo albo è migliore del primo, comunque buono, sotto vari aspetti.
2) Tonka: non c’è niente da fare, quando il sakem dei Mohawk entra in azione è sempre uno spettacolo. Tonka è quel tipo di personaggio che è quasi all’altezza dell’eroe, che a volte gli ruba la scena e al quale lo stesso eroe affiderebbe la propria vita. Ce lo ritroveremo anche nel terzo e ultimo albo della trilogia.
3) Hellingen: non c’è, quasi non si vede, ma si sente. Tanto, tantissimo. Viene costantemente evocato, la sua aura aleggia su tutta la storia pur comparendo soltanto in qualche sporadico flashback.
4) Sedioli & Verni: il duo zagoriano per eccellenza. Messi insieme, sono un po’ come frequentare la stessa persona per tanto tempo: la conosci a menadito, ma ogni tanto riesce ancora a stupirti.
Non tutto però fila per il verso giusto, ed ecco qui un breve esempio di cose che non mi hanno convinto completamente:
1) l’impianto narrativo: la storia dura tre albi. 284 pagine, grossomodo 90 minuti della vostra vita a seconda dei tempi di lettura di ognuno. Siamo a pagina 188 ed Hellingen si è appena intravisto. Ora io mi aspetterei almeno altri due albi come questo. Invece pare proprio che con il numero di settembre si concluderà tutto. Dicono che le dimensioni non contino, ma sarà vero? Non vorrei avere giusto un assaggino del professore pazzo (come nella storia, peraltro in quattro albi, di Mauro Boselli con il Wendigo, forse l’unico vero passo falso dell’intero operato del Bos su Zagor) e poi ritrovarmi con un finale chiuso in fretta e furia.
2) I colpi di scena: non è che non mi hanno convinto, è che proprio non ci sono. Intendiamoci, i colpi di scena sono un residuo della narrazione borghese/ottocentesca destinata ad estinguersi come tutte le cose del passato, ma per il momento me li voglio tenere stretti. Fino a questo momento fila tutto troppo liscio come l’olio, con un solo breve sussulto durante l’unica scena d’azione di tutto l’albo.
3) Il piano di Quaritch: qualcuno me lo spiega? No, perché a me sembra proprio che l’allievo abbia addirittura superato il maestro, perfezionando alcune delle sue vecchie invenzioni. Insomma, fossi in Quaritch, peraltro giovane e ambizioso, sfrutterei le conoscenze di Hellingen per diventare io il dominatore del mondo e non per riportare in vita un vecchio che mi dovrebbe comandare! Resta vero che la riverenza verso il proprio maestro è molto forte.
4) Il professor Verybad: odiato da sempre, speravo fosse finito nel dimenticatoio. Dall’anticipazione del prossimo albo pare che un importante personaggio della saga di Zagor ci lascerà le penne: se è Verybad (o Yapeha, ma dubito) stappo lo spumante, se è Tonka prima uccido Burattini e poi vendo la serie.
Considerazioni finali: i personaggi girano tutti piuttosto bene, il nemico ha il giusto carisma e la coppia di disegnatori è garanzia di qualità e tradizione. Insomma, un buon albo che ci lascia la giusta acquolina per la conclusione che, si spera, avverrà con il botto.
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