“Testo e disegni di Gallieno Ferri”, in conclusione della precedente scheda di lettura ci eravamo detti che saremmo ripartiti da questa clamorosa novità: dopo un episodio Guido Nolitta sembra abbandonare l’impresa, l’impegno nella casa editrice e la consapevolezza di aver dato vita ad un personaggio con potenzialità così grandi da potergli esplodere tra le mani sembrano avere la meglio. Sarà allora il suo partner artistico Gallieno Ferri a prendersi cura anche della sceneggiatura, dopo aver concordato con Guido un soggetto essenziale, e lo farà per quasi un anno rivelandosi del tutto all’altezza del compito.
La morte invisibile – Zagor Classic n.3
Soggetto e sceneggiatura, disegni e copertina: Gallieno Ferri
Colori: GFB Comics
Del resto Ferri non è soltanto il realizzatore grafico di Zagor (come se già non fosse tantissimo) ma nei decenni verrà sempre identificato come un coautore a tutti gli effetti di un personaggio nel quale riversa forti componenti della sua personalità e della sua vita (ricordiamo la sua passione per lo sport e la sua attitudine per tutti quelli che potremmo definire “estremi”): nelle tante belle fotografie di Gallieno che sono state mostrate, non è mai stato difficile riconoscere nel vigore e nell’eleganza dei movimenti – ad esempio nei tuffi- e nello stesso aspetto fisico il nostro Spirito con la scure, mentre Guido/ Sergio affiderà tratti decisamente più autobiografici al personaggio di Mister No. In questo albo si conclude il secondo episodio Il totem scomparso con cui procediamo alla definizione della nascente saga e del suo microcosmo; continuiamo a parlare di Ferri perché lo stile evolve a vista d’ occhio: possiamo dire che la resa grafica di Zagor è già quella definitiva, così come certe immagini e scene destinate a diventare topos a cui il lettore si affeziona come situazioni familiari (su tutte quella di Zagor che sorride mentre aggrappato alla liana trasporta un preoccupatissimo Cico).
Cico, a sua volta, continua ad avere un ruolo attivo, fino a salvare ancora una volta la vita di Zagor: le sue gag si ripetono a ciclo continuo, non sono ancora digressioni narrative ma anzi sono parte attiva nello sviluppo della trama, permettendo di alternare senza forzature comicità, dramma, avventura. Non mancano alcuni passaggi narrativi che oggi difficilmente troverebbero posto in una storia, perché poco in linea con l’identità di Zagor (che si fa scudo di un guerriero per proteggersi, dichiarandosi dispiaciuto di non aver potuto fare altrimenti) o con la sensibilità generale dei tempi d’ oggi ( il “lancio della capra”… ancorché divertentissimo!).
La storia successiva è di quelle importanti, a ulteriore dimostrazione che Ferri non è “sceneggiatore a responsabilità limitata” ma è pienamente padrone del compito che deve assolvere. Ci torneremo…
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