Con un po’ di ritardo rispetto ai tempi previsti, ecco a voi la recensione de Il cavallo di ferro, il nuovo Maxi Tex edito dalla Sergio Bonelli Editore. Le due storie di questo albo, quella che gli dà il titolo e La carovana dei Cherokee, portano entrambe la firma dello sceneggiatore Luigi Mignacco e del disegnatore Ugolino Cossu.
Particolarità di questa collana di volumi è stata quella di proporre storie lunghe circa 300 pagine in una volta sola invece che spezzettate in tre albi. Ogni tanto, però, è capitato di dover realizzare dei Maxi con due storie più brevi invece che una lunga. Evidentemente negli anni sono state prodotte delle storie in eccesso che non si sapeva più come smaltire, così alcune sono state inserite nei Maxi. Rimane un po’ di rammarico per il fatto di non poter sempre leggere delle storie lunghe in un colpo solo, ma, come in questo caso, poco male perché entrambe le due storie proposte sono tutt’altro che da buttare via.
Il cavallo di ferro
Soggetto e sceneggiatura: Luigi Mignacco
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Claudio Villa
Un grave torto si consuma ai danni di un giovane indiano Dakota, il quale decide di compiere la propria vendetta contro il treno, quel cavallo di ferro che, in qualche modo, è simbolo dell’avanzata dei bianchi nelle terre degli uomini rossi. La sua pista si incrocia sia con quella di alcuni banditi che con quella di Tex Willer e Kit Carson.
Aldilà della trama di base, Mignacco è bravissimo nel mettere in piedi il dramma personale di un giovane che si è visto subire una grave ingiustizia e il proseguire della storia, specialmente nelle pagine finali, è un crescendo di tensione da mozzare il fiato.
La carovana dei Cherokee
Ammetto che l’ho trovata più una storia di ordinaria amministrazione, o perlomeno con una trama fin troppo classica e senza quell’elemento di innovazione che aveva invece l’avventura precedente. Ciononostante, Mignacco dimostra di saper gestire l’intero quartetto con competenza e senza sbavature, cosa assolutamente non da tutti.
In definitiva, un buon Maxi Tex che tiene alta la bandiera di una testata un po’ troppo bistrattata, a volte non a torto, ma che ha saputo sfornare qualche bella perla.
Dal mio punto di visto,
entrambe le storie sono state del tutto deludenti:
– disegno troppo "spartano", poco coinvolgente;
– storie davvero solo accennate;
– indulgenza celebrativa degli "eroi" a tratti stucchevole.
Temo che sia stato solo un modo di fare cassa…ma la qualità intrinseca delle storie non meritava assolutamente una vetrina importante per noi amanti del mondo Tex come il Maxi.