A inizio mese è giunto in edicola Il pueblo misterioso, nuovo albo mensile di Zagor edito dalla Sergio Bonelli Editore che rappresenta il terzo capitolo della lunga storia iniziata a gennaio con Monument Valley e proseguita poi con Spedizione nel deserto. Al timone di questa avventura troviamo il curatore e sceneggiatore Moreno Burattini e ai disegni il serbo Bane Kerac.
Il pueblo misterioso – Zagor 644
Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini
Disegni: Bane Kerac
Copertina: Alessandro Piccinelli
Riassunto delle puntate precedenti (con spoiler incorporato, quindi se ancora non avete letto i due albi che vengono prima di questo siete fregati): Zagor e Cico sono di ritorno a Darkwood e passano per la Monument Valley. Lì si imbattono in Angus Mc Fly, unico superstite di una spedizione archeologica volta a ritrovare antiche testimonianze degli antichi greci nell’America settentrionale. La spedizione è stata massacrata dagli indiani e l’unica superstite è la professoressa Julia Schultz, la quale in realtà è l’artefice della strage: rischiando di venire estromessa dal progetto in quanto donna, decide di prendersene i meriti massacrando gli altri componenti del gruppo. Julia rapisce Angus e Cico e cerca di uccidere Zagor, ma lo Spirito con la scure riesce a scamparla e si prepara al contrattacco.
Sinossi de Il pueblo misterioso: Zagor riesce a liberare Cico, ma non Angus, che rimane nelle mani di Julia Schultz. Lo studioso potrebbe esserle utile per decifrare eventuali scritte in greco che potrebbero ritrovare. Con i banditi e un gruppo di Apache, Julia e il suo prigioniero si dirigono sempre di più verso la loro meta, mentre al loro inseguimento c’è Zagor.
Ammettiamolo: i primi due albi di questa storia sono stati belli, ma troppo verbosi. Il primo, poi, è per metà occupato da enormi flashback che raccontano la storia di Ipazia (e se non sapete chi è, informatevi) e la genesi della spedizione archeologica, più vari retroscena sparsi. Con il secondo si andava già meglio, ma una certa pesantezza nella lettura era evidente.
Con questo terzo albo, invece, scorre tutto liscio come l’olio. I dialoghi sono ridotti al minimo indispensabile e ampie parti sono riservate all’azione più sfrenata dove il bravissimo Bane Kerac può dare sfoggio della propria abilità.
A Moreno Burattini bisogna dare il merito di essere riuscito a scrivere un albo che fa da perfetto contraltare ai due precedenti: laddove essi si basavano perlopiù sui flashback, questo è ambientato quasi tutto al presente; se quelli erano molto dialogati, questo è improntato all’avventura classica fatta di scontri e inseguimenti.
Burattini inserisce nella storia anche una intensa sequenza in cui Zagor si prende cura dell’amico Cico, rimasto ferito ad una spalla, probabilmente uno dei momenti migliori di questa lunga storia. Più che degno di nota anche il lungo scontro di Zagor con gli indiani mandati ad affrontarlo. Alcune vignette hanno un po’ il sapore del videogioco, ma in fondo va benissimo così.
Non si può non applaudire il lavoro svolto da Bane Kerac in questa avventura. Nonostante la sua rappresentazione di Zagor si discosti dal modello del creatore grafico Gallieno Ferri (pur rimanendo pienamente nel solco del realismo zagoriano), essa appare davvero convincente.
Kerac, dopo due albi passati quasi solamente a mostrare persone che parlano, ha finalmente l’opportunità di dare sfogo alla propria abilità e confeziona una serie di scene d’azione che fanno la gioia dei lettori che aspettavano, finalmente, un po’ di sani cazzotti. Si tratta di un’ottima occasione per tentare un po’ di soluzioni che vanno al di fuori della tradizionale gabbia bonelliana, come la bellissima scena di pagina 58 o la poderosa splash page di pagina 74 nella quale fa la sua apparizione il pueblo misterioso del titolo.
Insomma, un bell’albo ricco d’azione e con pochi dialoghi (il che per me non è un male, sia chiaro) che funge da ponte per la conclusione del mese prossimo che, speriamo, ci riservi finalmente un colpo di scena finale.
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