Puntuale come le tasse, ecco uscire in edicola Spedizione nel deserto, il nuovo Zagor mensile edito dalla Sergio Bonelli Editore. Proseguendo la storia iniziata il mese scorso con il bel Monument Valley, questo albo presenta lo stesso team composto dal curatore della serie Moreno Burattini al soggetto e alla sceneggiatura e il serbo Bane Kerac ai disegni.
Spedizione nel deserto – Zagor n.643
Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini
Disegni: Bane Kerac
Copertina: Alessandro Piccinelli
Sinossi di Spedizione nel deserto: Zagor, Cico e Angus riescono a sfuggire all’attacco degli indiani e la loro fuga li porta ad avvistare un bivacco dove sono presenti molti uomini armati, sia bianchi che indiani. Fra loro risulta esserci anche miss Schultz e Zagor si appresta a liberarla.
Monument Valley era partito piuttosto bene, anche se tutta la seconda parte dell’albo è risultata un po’ appesantita dai vari flashback utili a spiegare tutti, o quasi, i retroscena della vicenda. Niente di particolarmente grave per un buon primo albo che è servito a mettere sul tavolo le pedine della vicenda.
Ebbene, questo secondo albo scompiglia un po’ le carte in tavola con un colpo di scena non proprio imprevedibile, ma servito molto bene e che complica un po’ la vita ai nostri eroi. La ricerca dell’antica spedizione greca prosegue e nuovi tasselli si aggiungono al mistero che essa celerebbe.
Moreno Burattini non rinuncia ai lunghi flashback esplicativi, ma qui li gestisce in maniera più equilibrata e non appesantiscono il racconto come nel primo capitolo, ma anzi contribuiscono a mettere un po’ di pepe a questa storia.
Oltre a questo, il buon Moreno riesce a mettere in questo albo almeno una bella scena d’azione e, soprattutto, un personaggio semplicemente maestoso come quello della bellissima Julia Schultz, vero valore aggiunto di questa lunga avventura.
Una Julia Schultz tratteggiata molto bene dal bravissimo Bane Kerac (nonostante una inquadratura palesemente a uso fondoschiena da imbarazzo empatico), il quale, se possibile, migliora di molto la sua prestazione dell’albo precedente. Per buona parte è merito, a mio avviso, del fatto che due terzi dell’albo sono ambientati di notte, il che permette al disegnatore serbo di sfogarsi con una serie di chiaroscuri da vero maestro del bianco e nero quale è. Kerac dimostra comunque di cavarsela molto bene anche nelle scene diurne ambientate nel deserto e in quelle d’azione. La sua interpretazione di Zagor, un eroe indomito nonostante le evidenti difficoltà, è convincente e fa sperare per un suo ulteriore coinvolgimento nelle avventure del Re di Darkwood.
Un ottimo secondo albo, insomma, a mio avviso migliore del primo, già buono di suo, sotto tutti gli aspetti possibili. Il prossimo dovrebbe penetrare ancora più a fondo nella storia in attesa del gran finale previsto per aprile.
Beh, recensione proprio non è, diciamo che è più una nota a margine. Dopo circa 30 pagine si scopre che Julia Schultz in realtà è in combutta con banditi e con gli indiani. Lei ha rischiato di essere estromessa dalla spedizione perché è una donna e ha deciso di vendicarsi organizzando lo sterminio del team per prendersi tutto il merito della scoperta archeologica.
Burattini è stato bravissimo nel tratteggiare il personaggio perché non è il classico cattivone mosso dall’avidità o dall’invidia, ma porta istante ben diverse. Julia è una brillantissima studiosa, estremamente intelligente, ma il fatto di essere una donna la relegherebbe per sempre a essere una semplice passacarte per tutta la vita mentre tutti i suoi colleghi uomini, anche meno preparati di lei, le passerebbero davanti a ripetizione. Da qui la rabbia di Julia e il suo desiderio di prendersi i meriti della scoperta.
E ora subentra il problema. Oh, a me dispiace per Burattini, Kerac, Zagor, la Bonelli, l’universo e tutto quanto, ma per me Julia Schultz ha ragione e spero che vinca. Non accadrà mai, lo sappiamo tutti come andrà a finire, ma una parte di me ci spera sempre.
Il grosso guaio riguarda il fatto che Zagor non è una serie come Tex dove il 99,99% dei cattivi sono cattivi e basta, o al massimo sono dei gran amanti del denaro e puntano ad accumularne sempre di più. Su Zagor i cattivi hanno sempre avuto una loro caratterizzazione ben specifica che li ha resi molto meno mostri e molto più umani, al punto che in diverse storie, alcune anche memorabili, Zagor si è trovato ad avere pietà dei nemici vinti.
Stavi sempre dalla parte di Zagor, questo è certo, perché lui è l’eroe, ma provavi dispiacere per i cattivi. Ti chiedevi come sarebbero state le cose se non avessero subito quei traumi, se non fossero stati, a loro tempo, delle vittime. E questa è una caratteristica della serie che ho sempre amato e che ha contribuito a farmi amare Zagor.
L’impressione è che Burattini sia andato troppo oltre e con Julia Schultz abbia tratteggiato una cattiva che non solo ha una storia personale alle spalle molto forte, ma che viene eretta addirittura a paradigma della condizione femminile nella Storia dell’umanità, una condizione che ha relegato le donne al mero ruolo di mogli e madri all’ombra degli uomini per millenni, una condizione dalla quale solo ora riusciamo a liberarci a fatica e che ancora continua a tendere i suoi tentacoli pure sull’avanzata civiltà occidentale.
Di fronte a questo, a me è venuto naturale stare dalla sua parte.
Lo ammetto, a ciò ha sicuramente contribuito, oltre alla mia formazione personale, anche la recentissima lettura di un libro bellissimo come E noi dove eravamo? di Silvia Ziche incentrato proprio sulla questione femminile nel corso dei millenni. Perché di fronte a tali ingiustizie viene naturale, per me, tifare per chi è stato oppresso dalla Storia per il semplice fatto di non essere nata uomo.
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