È uscita in edicola ufficialmente il 5 di febbraio (ma in varie parti d’Italia anche prima) la nuova avventura dell’ammazzavampiri di casa Bonelli: Pirati! scritto da Giulio Antonio Gualtieri (che torna a scrivere una storia legata a Dampyr dopo aver sceneggiato la prima parte del crossover Dylan/Dampyr nell’estate del 2017) e disegnato dall’esordiente Simone Delladio. E mai come in questo caso la parola ‘avventura’ è usata a proposito. Se spesso a farla da padrone in Dampyr sono il thriller, l’horror, il mistero, il noir era da un po’ che non leggevamo una storia che mette al centro gli scenari e i ritmi tipici dell’avventura con la A maiuscola. E del resto da una storia che si intitola Pirati! che cosa potremmo aspettarci?
Pirati! – Dampyr 227
Soggetto e sceneggiatura: Giulio Antonio Gualtieri
Disegni: Simone Delladio
Copertina: Enea Riboldi
Una breve sinossi senza spoiler: nel mar dei Caraibi vengono ritrovati corpi privi di sangue e mister Bartlett, a capo di un gruppo di marinai della zona e in contatto con Caleb Lost, accoglie Harlan, Kurjak e Tesla giunti a risolvere il problema. Ma ben presto i tre scoprono che il nemico non è costituito da un solo gruppo di non-morti ma da ben due! Al branco di pirati di Akhar Nun, maestro della notte eliminato tempo fa da Harlan, si è aggiunto un gruppo di non-morti che dopo aver osato assalire la nave di Akhar Nun nel XVII secolo era stato condannato ad una notte eterna seppelliti in una caverna senza alcun contatto con la realtà Ma ovviamente niente resta nascosto per sempre e un evento fortuito (i soliti archeologi sfortunati qui in versione subacquei!) risveglia il branco maledetto. Il finale è un crescendo di azioni e colpi di scena perfettamente in linea con una storia di pirati.
Qual è il mio giudizio su questo albo? Ammetto che sono di parte perché sono cresciuto con Salgari e amo le storie che hanno queste ambientazioni (del tipo il ciclo dei Courtney di Wilbur Smith) e poi questo blog si chiama Fumetti Avventura… insomma la storia mi è molto piaciuta: lineare e scorrevole, magari anche più semplice della media delle storie di Dampyr, ma con i tempi giusti e piena di omaggi alla tradizione delle storie di avventura a base di pirati.
E in questi ingredienti già per me congeniali, Gualtieri sa aggiungerne altri di classico Dampyr style. Mi riferisco in questo caso al ritorno (seppur in solo poche tavole) di Akhar Nun, maestro della notte tra i più amati dai fan di vecchia data ed è bene sottolineare che si tratta di un amore che poggia su un solo albo (D113 La nave fantasma). Un maestro dotato di grande carisma e di tutto il fascino dei temibili pirati caraibici. Questo a ulteriore conferma che il termine one shot che da una parte serve a descrivere un albo come questo che ci fa fare una pausa dalla stretta continuity non è mai davvero privo di rimandi a qualche elemento della ormai quasi ventennale saga di Harlan e compagni (cosa che per altro mi fa sperare di poter rivedere ancora in azione Akhar Nun!).
A impreziosire ancora di più l’albo è l’esordio davvero convincente di Simone Delladio che ci offre delle scene di azione e soprattutto dei paesaggi marini e subacquei davvero pregevoli (l’immersione di Harlan e soci nelle acque delle Piccole Antille è anche, per me, una citazione bonelliana del primo numero di Martin Mystère). Inoltre superata qualche incertezza nella rappresentazione dei volti dei nostri tre eroi (di Tesla in particolare), poi prende coraggio e dimostra già una buona padronanza disegnando degli Harlan e Kurjak convincenti e una Tesla di cui non nasconde la sensualità (e qui per citare il mio compare di recensione Francesco Benati il bravo Simone Delladio ci offre una visione a uso fondoschiena che si mette in competizione decisa con analoga posa di miss Schulz nell’attuale Zagor in edicola!). In sintesi già le anteprime circolate in rete lo avevano fatto capire, ma l’albo ha confermato in pieno l’impressione che l’ingresso di Delladio (che è allievo per altro di Nicola Genzianella) nel team di Dampyr sia l’ennesima dimostrazione dell’alto livello delo staff di disegnatori dell’ammazzavampiri di casa Bonelli.
Un albo di buona fattura che mi auguro possa essere letto anche da chi è digiuno di Dampyr ma magari sarà attratto nelle edicole dalla copertina di Riboldi che ci ricorda successi come I pirati dei Caraibi o Black Sails.
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