In edicola è arrivato, all’interno della collana Romanzi a Fumetti, Monolith. Ma non era già stato pubblicato? si starà chiedendo qualcuno. In effetti, la storia di Roberto Recchioni era stata presentata precedentemente in un diverso formato, due bei volumi che ne presentavano i due tempi, in una connotazione cinematografica che incarna al meglio lo spirito di Monolith.
Già mi immagino qualcuno storcere un po’ il naso e pensare che in fondo i Romanzi a Fumetti sono da sempre i contenitori di nuove storie, e che se una cosa è già stata pubblicata, è proprio necessario ripubblicarla? Vogliamo proprio spremerle al massimo questi materiali già pronti, anziché lavorare ad altro?
Le risposte che posso dare sono quelle della mia percezione di lettore, che se ne infischia bellamente delle logiche editoriali e ragiona su una personale valutazione: la fruizione del media.
Le ristampe, in modo particolare, sono una delle cose che ritengo essenziali, nonostante ultimamente sembrano vista come il male. Dopo quasi trent’anni di lettura di grandi saghe dei personaggi dei fumetti (non solo Bonelliani, badate bene), posso affermare con una certa sicurezza che certe riedizioni siano necessarie, per svariati motivi. Ci sono storie leggendarie del fumetto (da Arma X a Il ritorno del cavaliere oscuro) che sono quasi introvabili, e una riedizione diventa spesso il solo mezzo per nuovi lettori di conoscere alcuni miti del fumetto.
Gli inediti: Monolith
Soggetto: Roberto Recchioni
Sceneggiatura: Roberto Recchioni e Mauro Uzzeo
Disegni, colori e copertina: LRNZ
Certo, Monolith non è così ‘vecchio’ da rientrare in questa considerazione. Ma quanti hanno potuto spendere la cifra necessaria per acquistare i due volumi precedentemente stampati? Il prezzo, per quanto a mio avviso meritato, non era certo dei più popolari, e magari qualcuno, dovendo fare una selezione di titoli da acquistare, lo ha lasciato nella sua lista desideri. Ora, con questo nuovo formato, ad un prezzo più contenuto, può godersi la storia. E chi ha già i due volumi non è obbligato a ricomprarlo, sia chiaro.
Va detto che le tavole di LRNZ viste nel formato della prima edizione hanno un impatto decisamente più vivido. La bravura del disegnatore è innegabile, più che un fumetto sembra di leggere un quadro in movimento, una sensazione che tradisce l’origine cinematografica del progetto. Ma il passaggio ad un’impaginazione più contenuta non ha privato il lavoro di Ceccotti della sua forte emotività, la ha solo resa più contenuta nelle pagine, mantenendone intatto il fascino.
LRNZ riesce a dare ad ogni ambientazione, che sia la città o il deserto, una precisa identità cromatica, oltre ad un livello di dettaglio impeccabile, con il suo stile pittorico. Tutto è studiato per dare al lettore la sensazione di essere in un road movie, come il taglio prettamente orizzontale delle vignette a dare senso di movimento. Particolarmente interessante l’utilizzo degli spazi vuoti delle gabbie, capaci di sparire per eliminare lo stacco tra i momenti più concitati, o prendere una diversa colorazione echeggiando le difficoltà della protagonista.
Si parla spesso di cinema, quando si affronta il discorso Monolith. Normale, per un progetto nato inizialmente come idea per un road movie particolare, divenuto poi romanzo grafico quando la pellicola sembrava sfumata, per poi arrivare nelle edicole mentre veniva realmente girato il film!
Su soggetto di Recchioni, Uzzeo e lo stesso Recchioni hanno sviluppato una storia che ha una componente abbastanza inquietante: il rapporto uomo-tecnologia, tra utilizzo e dipendenza. Cosa accadrebbe se in nome della sicurezza avessimo un’automobile che da semplice strumento diventa carceriere, un guardiano severo ed inflessibile che cieco esegue la sua missione, senza poter deviare minimamente dalla sua programmazione?
Se poi a questo uniamo una madre non certo esemplare, prigioniera di una vita che più che vissuta sembra subita, fatta di repressione della propria natura solo perché madre (quanto per scelta e quanto per errore non si può sapere). Il viaggio, in questo senso, diventa una sorta di riscoperta del sé per Sandra, un trip mistico ascetico (centrale il ruolo del morso del serpente e la presenza del lupo onirico), in cui la donna deve riuscire anzitutto a ritrovare il proprio equilibrio.
Un finale a interpretazione libera diventa il punto più interessante di Monolith. La storia l’abbiamo letta, abbiamo vissuto l’odissea di Sandra, ma ora spetta a noi deciderne il finale, dare un giudizio alla sua anima e scegliere se punirla o graziarla. È come se gli autori all’ultimo mettessero in mano a noi la penna e ci invitassero a scrivere l’ultima riga della sceneggiatura.
Personalmente, mi sono goduto maggiormente la lettura di Monolith in questo formato. La sua fruizione senza pause, continua, valorizza la struttura emotiva della trama, riuscendo ad essere ancora più d’impatto sul lettore.
Monolith è una lettura avvincente, disturbante in alcuni punti, ma che sa come farsi largo emotivamente all’interno dei lettori.
E voi cosa ne pensate? Venite a parlarne nel gruppo facebook L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor)!
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