La linea Bonelli Young: The story so far… (2ª puntata: i Bonelli Kids)

Scritto da Paolo M.G. Maino

27 Mar, 2018

Dopo la nostra prima puntata del reportage sulla Linea Young della Bonelli che ha riguardato la serie Dragonero Adventures, nella seconda puntata ci occupiamo dei Bonelli Kids, sbarcati dall’8 marzo in tutte le libreria e fumetterie d’Italia.

La loro storia inizia ufficialmente in rete con la pubblicazione a partire dal febbraio 2017 di 48 strisce che sono andate avanti fino a giugno 2017. Il volume pubblicato l’8 marzo ripropone quelle 48 strisce e ne aggiunge qualcuna di nuovo (inserendo in particolare le versioni kids di Nathan Never e Legs) e aggiungendo anche delle singole vignettone che avevano sia lo scopo pubblicitario sia quello informativo per far conoscere meglio il mondo dei Bonelli Kids.

Ma effettivamente cos’è il mondo dei Bonelli Kids?
La presentazione sintetica del preview del volume da edicola descrive i Bonelli Kids come ragazzini così fan dei loro eroi di carta da vestirsi come loro e da riprenderne anche l’animo e la psicologia.

i piccoli eroi sono quindi le riproposizioni in formato kids dentro nel contesto della società odierna di tanti personaggi bonelliani: Zagor, Cico, Mister No, Martin Mystére, Java, Diana, Angie, Harlan, Kurjak, Tesla, Morgan Lost, Sam, Ringo, Nathan, Legs e per finire anche la versione kids di Alfredo Castelli, la peste peggiore del gruppo. Spiccano effettivamente per assenza due pezzi da novanta come Tex e Dylan Dog.

 

Le strisce (o i quadrotti come apparivano nella versione Facebook e come appaiono nella stampa in piccolo volume cartonato di formato quadrato) hanno a mio avviso come modello di base i Peanuts: personaggi bambini che possono riflettere anche di questioni ampie e filosofiche e che generano nel lettore un sorriso (difficilmente una risata a crepapelle) proprio per il contrasto che si avverte (Pirandello definisce la comicità come l’avvertimento del contrario) tra il loro agire e lo spesso inevitabile fallimento o perché fanno guardare con la dovuta ironia modelli di pensare e abitudini dell’uomo di oggi o anche perché smascherano – in una sorta di metafumetto – gli stessi meccanismi creativi che stanno alla base dell’ideazione stessa delle strisce. Inoltre come nei Peanuts i Bonelli Kids hanno delle caratterizzazione molto spiccate che non sono altro che l’esasperazione parodistica delle caratteristiche degli eroi Bonelli: Martin è un verboso ragazzino, Angie è la svampita di cui tutti si innamorano, Sam è la mocciosa sempre attaccata alle gambe di Ringo, Nathan è un triste musone e Legs una arrabbiata anarchica…

Lo stile di Luca Bertelè che è ai disegni è frutto di un bel lavoro di progettazione: i personaggi sono belli da vedere e si muovono in un contesto di colori ben chiari senza chiaroscuri e anche le strisce si fanno leggere tutte con piacere e in qualche caso hanno un buon scatto finale (il fulmen in clausula direbbero i latini: la battuta finale che ribalta le aspettative). Si capisce che nella creazione delle situazioni delle singole strisce il trio Alfredo Castelli, Sergio Masperi e Tino Adamo lavora sia sull’esito immediato sia sulla costruzione del mondo Bonelli Kids e non si tratta di un compito facile perché non è scontato far ridere soprattutto non è facile non avendo ancora ben chiaro forse il lettore tipo a cui ci si rivolge. Già a chi si rivolgono i quadrotti dei Bonelli Kids?

 

Anche in questo caso sfrutto la mia esperienza personale di lettore e padre di bambini che leggono: nella fase febbraio-giugno 2017 ho fatto vedere a mio figlio maggiore (11 anni) le strisce e direi che gli sono mediamente piaciute anche e soprattutto perché è un lettore di fumetti Bonelli da quando di anni ne ha sei. Oggi dopo aver comprato a Cartoomics il volume, lo ha letto subito prima di me.
Io come lettore ho sempre guardato con simpatia all’iniziativa (tanto che nel nostro gruppo Facebook L’avventura a fumetti da A(dam) a Z(agor) ho creato l’album che raccoglie le strisce) e in cuor mio avevo già deciso che il volume sarebbe stato mio e aggiungo che senza per forza far dei confronti impari la lettura del volume (che è anche ben fatto dal punto di vista grafico: solo i risguardi di seconda e terza di copertina valgono l’acquisto) ha avuto un effetto mediamente simile a quello dei Peanuts o di Calvin e Hobbes, senza punte (anche se in almeno un paio di casi ho proprio riso di gusto).
Restano delle domande: può un lettore all’oscuro degli eroi Bonelli leggere il volume e goderselo e magari andare a leggere ‘gli originali’? Mi pare difficile. Può un ragazzo di 10 o 11 anni capire i giochi più fini metafumettistici? Anche questo mi pare difficile, ma a questo obietto anche: perché io da ragazzo a 10 e 11 anni capivo tutti i piani di lettura dei Peantus? No, sicuramente!

Per ultimo faccio una annotazione importante. Se raggiungere con la lettura i ragazzi (obiettivo di tutta la linea Young) non è impresa semplice e forse non è così immediatamente raggiungibile con i Bonelli Kids, c’è un’attività su cui la casa editrice sta lavorando benissimo: i laboratori di disegno per bambini alle fiere.

La passione di Bertelè, Adamo, Masperi e Castelli nel progetto è contagiosa e i bambini che si cimentano nell’imparare a disegnare i kids o a colorarli sono molto contenti!

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