Agenzia Alfa 40 (gennaio 2018)

Scritto da Manuel Enrico

5 Feb, 2018

A gennaio Nathan Never ha pensato bene di fare doppietta, così, dopo il numero della serie regolare Black Out, abbiamo la possibilità di leggerci il quarantesimo Agenzia Alfa, il tradizionale ‘balenottero’ che nel corso dei venticinque anni di vita editoriale del nostro agente Alfa ha rivestito una certa importanza. Da questa collana sono nati spin-off e in essa sono stati introdotti personaggio che sarebbero, con il tempo, divenuti dei punti fermi dell’universo di Nathan Never.

 

 

Agenzia Alfa 40

Soggetto e sceneggiatura: Lucio Sammartino

Disegni: Fabio Jacomelli

Soggetto e sceneggiatura: Stefano Piani

Disegni: Pier Gallo

 

In questo caso, abbiamo un albo diviso in due parti. La divisione sembra essere, ad una prima occhiata, legata a due differenti storie, ma in realtà questo volumetto ha un unico filo conduttore, quello legato alle Woodhouse Armour Industries. Questa multinazionale dedita alla fabbricazione di armi sarà, in un modo o nell’altro, legata alle due storie, Moth ed Il Fabbricante d’armi, creando una sinergia tra le due. Come? Scopriamolo assieme.

In Moth, Nathan e le Valkirye prendono parte ad una spedizione di recupero di un’astronave, la Socrates, andata dispersa anni prima durante il test di un nuovo, rivoluzionario motore. A pagare per questa missione è Randy Thornbone, figlio del progettista del motore sperimentale e erede della fallimentare compagnia omonima, che vuole recuperare le salme di morti della spedizione e il suo motore. Almeno, apparentemente.

Lucio Sammartino, sceneggiatore di questa prima storia, unisce questa tematica ad uno sguardo nel passato di una delle Valkyrie, Tanya, che deve affrontare anche alcuni punti oscuri del suo passato. Sarà proprio lei a scoprire sulla propria pelle come ci sia un mistero legato alla sorte della Socrates, legato alla presenza di una forma di vita aliena.  A tal proprosito, Sammartino sceglie di dare una visione diversa dell’extraterrestre rispetto a quanto visto solitamente in Nathan Never. L’entità aliena, in questo caso, non è un esser con cui si possa interagire, ma è un parassita che si propaga, assimilando in una sorta di rete tutte le coscienze e i ricordi dei contagiati.

Tanya viene colpita da questo parassita, ma l’aspetto interessante è legato a come si crea questa interazione. La giovane, contagiata, si confronta con i membri della Socrate, ormai una semplice immagine del loro io conservata all’interno della rete del parassita. La spiegazione offerta ai lettori è ambivalente, lasciandoci scegliere se assistiamo ad una realtà scientifica legata alla natura del parassita, o ad un delirio di Tanya, nato dai suoi sensi di colpa. Interessante come possibilità, ma che andrebbe vista in un’ottica più ampia. Dopo questo incidente, la giovane Valkyria sembra aver maturato delle capacità superiori, una conseguenza che sarebbe bello veder approfondita in altre occasioni.

 

 

Le Valkyrie sono tre personaggi che vediamo raramente in azione, nonostante la stessa Tanya abbia una relazione con Legs; Sammartino mostra con eleganza e cura come la squadra di piloti tutta al femminile abbia una propria caratura, che potrebbe portare un certo quid in più alle storie di Nathan Never. Moth è la classica storia di fantascienza, ispirata anche a certi film degli anni ’80-’90, che mostra un rispetto delle origini di Nathan, in cui l’elemento sci-fi era maggiormente presente, in senso tradizionale. La fantascienza passa anche da storie in cui si ha una sensazione di maggior realismo, come in questo caso, in cui la percezione del futuribile e del fantastico tendono a collimare. Sammartino ha realizzato un ottimo impianto narrativo, in cui entrano in gioco diversi fattori ed in cui l’elemento umano ed emotivo viene rispettato, giocando molto bene anche sulle coscienze dei personaggi. Fabio Jacomelli realizza delle ottime tavole, dettagliate e con una buona percezione del dinamismo dei corpi, valorizzando al meglio le espressioni facciali.

 

 

Se Moth ha una dimensione decisamente fantascientifica, Il fabbricante di armi si appella all’anima più poliziesca di Nathan. Stefano Piani sceglie di non seguire una trama semplice e lineare, ma gioca con il lettore creando una narrazione articolata, quasi da noir. La duplice di morte di una donna e del suo amante, un agente Alfa, porta Nathan e Branko sulle tracce di un padre di famiglia, Daniel Milligan. Avete presente la classica giornata in cui il mondo sembra crollarvi addosso? Milligan la vive in pieno, un incubo culminato con il tradimento della moglie, che porta l’uomo ad un black out di violenza, con la conseguenza del duplice omicidio citato prima.

Piani ha una certa sensibilità nel costruire la figura di Milligan, scegliendo di non dare al lettore tutti i dettagli di questo personaggio insieme, ma diluendoli nel corso della lettura. Ed è un tocco di stile, perché in questo modo riusciamo a comprendere come si sia arrivati a questo suo crollo emotivo, quali sono i suoi pregressi ed i traumi che lo hanno piagato. Ma soprattutto, riusciamo anche a vedere un padre che si sente oramai disperato, che cerca, come ultima azione, di realizzare il sogno della figlia.

Ma come si collega a Moth questa seconda storia? Tramite le Woodhouse Armour Industries, ovviamente! Milligan, durante la guerra, era un pilota, sopravvissuto ad un incidente di volo causato da un difetto di progettazione del suo veivolo, prodotto proprio dalla Woodhouse. Un difetto che è costato la morte a diversi piloti. Il caso di Milligan attira l’attenzione di un reporter che inizia a scavare nella sua vita, trovando questo elemento e componendo un puzzle di indizi che mette in chiaro un atteggiamento poco etico da parte del collosso industriale.

 

 

Stefano Piani riesce a dar vita d una trama dinamica, in cui si intrecciano vite spezzate dalla gestione spregiudicata di Howard Woohdouse, che non contempla nessun ostacolo nell’amministrazione della propria impresa. L’indagine del reporter e dei due agenti Alfa vengono alternate alla vita della famiglia Woodhouse, in cui dinamiche economiche e personali sono i fili con cui il Howard gestisce tutto.

Lo scandalo derivante dalla scoperta di alcune operazioni poco chiare, emerse in seguito alla morte di Milligan, porteranno uno sconvolgimento nella famigli Woodhouse, una rivoluzione che costringe Samuel, il figlio ribelle, a prendere le redini dell’impresa. Reticente e apparentemente il meno vicino allo spirito della famiglia, Samuel sarà costretto a succedere al padre, scoprendo tutti i segreti delle industrie, tra cui il sabotaggio industriale ai danni di un motore sperimentale della Thorbone, lo stesso al centro di Moth.

Le due storie di questo albo sono legate principalmente da un sottile filo emotivo, che mostra come le azioni di un individuo possano influenzare la vita di molte altre persone. Moth è una conseguenza dell’operato di Woodhouse, mentre Il fabbricante di armi è una sorta di resa dei conti, con un cambio al vertice dell’impresa.  Personalmente ho apprezzato maggiormente l’impostazione grafica di Moth, nonostante il buon impatto visivo di Pier Nicola Gallo nella seconda storia, mentre sul lato narrativo non riesco a veder le due storie come separate.

 

 

Moth ha una dimensione più spaziale e apparentemente il legame con la seconda storia è piuttosto labile, ma vista in un’ottica aperta, anche la prima storia di questo Agenzia Alfa sembra rientrare nelle colpe di Howard Woodhouse. Casini ha sicuramente creato una trama ricca di eventi, dinamica e che si sviluppa sui differenti piani, coronata da un finale interessante e non scontato.

L’appuntamento è ora per il 23 febbraio con Fuga da Europa, numero che attendo con una particolare ansia, in cui sono all’opera Thomas Pistoia e Romeo Toffanetti.

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