Fine di un’era ossia fine di parte del titolo della seria Bugs Comics Kalya. L’era dei fondamenti e da tanti punti di vista è una scelta molto azzeccata e di questo e della serie in generale vorrei parlarvi in questo articolo. ‘Parlarvi’ è quasi un lapsus visto che a Kalya ho dedicato tante puntate del podcast Il fumetto ed ora, visto che la pubblicazione di nuove puntate si è rarefatta e anzi fermata per altri impegni di lavoro, voglio però dare giusta conclusione ai ragionamenti su questa serie Bugs Comics nel blog FumettiAvventura.
Ma quale era finisce? Quella dei Fondamenti nella storia; quella della ricerca del proprio destino per Kalya (e non solo); e quella metaforica della presenza – coraggiosa – in edicola per questo fumetto fantasy. Ma fine di un’era non significa ‘fine’ tout court. Tanto che a Lucca la Bugs ha presentato un primo cartonato da libreria che racconta qualcosa che accade dopo i fatti di Fine di un’era. Kalya lascia le edicola, Kalya e direi meglio il mondo di Thea continuano ad esistere e possono/potranno regalarci altre storie all’interno di un mondo che può essere esplorato ancora parecchio.
Come è andata per me questa serie?
Leonardo Cantone e Luca Lamberti, i due creatori della serie, si sono divertiti e ci hanno fatto divertire. Questo è il primo giudizio sintetico.
Provo a dettagliare alcune caratteristiche forti della serie.
Serietà e professionalità nella costruzione del mondo fantasy. Un mondo che si è dipanato davanti a noi con immagini e parole delle azioni di Kalya e dei vari comprimari e anche con mappe, cronache, diari, enciclopedie… che per chi ha voluto hanno rappresentato la possibilità di toccare con mano molto del ‘dietro le quinte’ del lavoro orchestrato da Cantone e Lamberti. Gli omaggi dei lettori/autori che sono confluiti nella Bugs Challenge 2024 sono una dimostrazione plastica di queste potenzialità. Alcuni particolari sono stati apparentemente insignificanti (che ne so… il linguaggio degli orchi… usi e costumi di vita quotidiana… dettagli di tecniche militari…) e potremmo anche dimenticarcene a lungo andare, ma quei particolari sono stati fondamentali per dare credito alla narrazione.
Una struttura narrativa solida. Come tipico dei fantasy ci sono state ovviamente delle miniquest autoconclusive, ma la struttura di base della narrazione è solida e non ci si allontana da essa. Il destino di Theia è nel destino di Kalya. Kalya deve conoscersi perché Theia trovi un equilibrio. Il male del morbo pallido della prima stagione diventa il male del progetto ideologico di Hamon-Darn nella seconda e terza stagione. Possiamo innamorarci di tutti i personaggi secondari, ma dobbiamo ricordarci che, pur avendo in tanti uno spessore per cui il ruolo di sidekick è riduttivo, sono tutti funzionali narrativamente alla strada su cui si deve incamminare Kalya. La stessa conclusione di questo ultimo numero da edicola dimostra quanto sto dicendo. Due personaggi chiave escono di scena lasciando a Kalya l’eredità fisica del suo nuovo ruolo. Una conclusione elegiaca che ha il sapore della profezia (non dico che cosa accade per non fare spoiler).
Una scrittura dinamica e fresca. L’ho spesso dichiarato nel podcast. La scrittura di Kalya ha ritmi in cui fa capolino il grottesco del manga (e un personaggio giovane quasi adolescenziale che deve raggiungere la sua maturità è un tema tipico dei racconti a fumetti giapponesi) e l’ampia narrazione epica del fantasy della bèdè franco-belga. Dentro un fumetto da edicola Bonelli a cui però sta un po’ stretto quel formato. I dialoghi, croce e delizia dello sceneggiatore, sono vivaci e non cadono nei rischi dell’aulicismo in cui spesso finiscono i racconti fantasy. Quel tipo di scelte lessicali e sintattiche è lasciato alle introduzione cronachistiche e ad alcuni spin off come Il diario di Hobur, veri e propri esercizi letterali che ci ricordano l’introduzione de I promessi sposi o le pagine del diario dei nani letto a Moria ne Il Signore degli Anelli.
Un reparto grafico ottimo omogeneo nella eterogeneità. Cito due nomi: Luca Lamberti che quel mondo lo ha visualizzato per primo graficamente e ha segnato tutte le tappe chiave della vicenda in una perfetta ringkomposition con cui ha aperto con un dittico e chiuso con un dittico e Elena Casagrande, un valore aggiunto alle copertine che hanno raccontato, anticipato e favorito la lettura. E poi tantissimi giovani disegnatori, alcuni esordienti chiamati da quella fucina di talenti che è la Bugs in questi 10 anni di vita. Luca Lamberti in particolare (ora anche al lavoro su Dragonero e in forza alla SBE) anche in questi numeri finali sperimenta e innova. Le scene di azione sono ricchissime e drammatiche. I personaggi hanno espressioni intense e mai piatte. Lamberti è un autore dal respiro internazionale e davvero gli auguro un domani non lontano di cimentarsi anche con produzioni direttamente internazionali, perché con Kalya lui e Cantone hanno realizzato un racconto a fumetti che ha proprio quel respiro!
Ci sarebbe tanto da dire su questo numero finale, ma non voglio ora fare spoiler. Aggiungo solo che ho sentito tanto Tolkien in questa conclusione che per altro raggiunge il suo acme non nell’ultima pagina, ma si prende il tempo del ritorno alla Contea e di una dolce e melanconica conclusione (e anche storica a ricordare le Appendici del Signore degli Anelli). Conclusione che ha anche alcuni elementi sottili lasciati aperti. Perché è bello finire di raccontare una storia attorno al fuoco, ma è anche bello poter dire… Questo ve lo racconterò un’altra volta!
Buona vita Kalya! Grazie Leonardo e Luca… e grazie a Gianmarco Fumasoli che ci ha creduto!







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