Complice l’abbonamento a Bonelli Digital Classic e complice la pubblicazione da poche settimane di tutto lo scibile del mondo di Nathan Never, ho deciso di intraprendere la rilettura integrale di Nathan con un obiettivo arrivare a concluderla in tempo per festeggiare i 35 anni nel 2026 o alla peggio i 40 nel 2031 (date che per altro hanno un sapore di fantascienza!!!).
Sul modello della rilettura che sta portando avanti il pard Francesco Benati per Tex e nata per i 70 anni (e che è arrivata ora negli anni 70!), ogni puntata sarà dedicata ad un anno solare (con l’eccezione delle storie doppie o triple che saranno prese in considerazione nella loro interezza nell’anno di avvio della storia, come ad esempio i numeri 7-8 a cavallo tra 1991 e 1992).
Rapidi appunti, curiosità e pareri in libertà!
Nathan Never Story: 1991
Il più grande battage pubblicitario della Bonelli è a mia memoria proprio per Nathan Never! Siamo nel pieno boom de fumetto. Il successo nazionale di Dylan unito alle vendite di Tex, mette le ali alla neonata (1988 ufficialmente) Sergio Bonelli Editore e il lancio della fantascienza di Nathan Never è su tutte le testate. Il primo numero vende probabilmente più di 200.000 copie: dati pazzeschi se confrontate con l’oggi.
Ma stiamo alle storie e partiamo da prima del numero 1.
Il numero zero (che avevo letto allegato al numero 7): Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna, ossia la banda dei sardi fa il suo esordio in un numero speciale prodotto da Alessandro Distribuzioni. Ai disegni c’è Roberto De Angelis, un disegnatore che farà la storia di NN. E poi subito il tenore della serie nelle sue origini: un poliziesco di fantascienza. Un procedural (sul modello di Nick Raider) che si muove però su un mondo del futuro tutto da scoprire. Un numero zero che gioca anche meta-fumettisticamente visto che il co-protagonista è un bambino iper-dotato con poteri da Esper che per la sua eccezionalità è chiamato ‘il numero zero’ (più del numero uno). Nathan compare nelle primissime pagine in dialogo con un investigatore che fa l’occhiolino a Bogart o a qualche classico detective anni 40/50. Le qualità del primo Nathan: Intelligenza, prontezza, ma anche errori. Insomma un personaggio umano che ci ricorda tanti antieroi Bonelli (senza Mister No… dove saremmo?).
Ma ovviamente è a giugno del 1991 che abbiamo l’avvio ufficiale da edicola della serie di Nathan Never con Agente Speciale Alfa un numero uno che è forse il suo prodotto più eccezionale e fuori scala di tutta la serie. A renderlo unico c’è un nome e cognome preciso: il primo copertinista della serie, ossia Claudio Castellini che prima di volare in Marvel (e poi proseguire la sua carriera di illustratore) realizza qui il suo capolavoro Bonelli. Una storia semplice orchestrata da Serra: un uomo con innesti bionici e cibernetici trasporta nella sua testa delle informazioni per togliere ai robot le costrizioni delle legge asimoviane della robotica. Se ne impadronisce scappando proprio dall’inseguimento di Nathan che inizia con un fallimento le sue imprese. Attorno a Kleeman, si crea la più classica delle spy story ordita da Antonio Serra. Tutti vogliono quelle informazioni per poter avere per sé un letale esercito di robot: la Yakuza che ha tra i suoi adepti l’ispettore Ishimori, Aristotele Skotos sedicente predicatore ma in realtà spietato criminale e ovviamente l’Agenzia Alfa.
Lo scontro finale con Kal Skotos è memorabile, come lo sono i primi battibecchi con Edward Reiser e i siparietti più leggeri con Legs e Sigmund Baginov. E poi partiamo (come per il numero zero) da una stazione orbitale, vediamo gli shuttle navetta, scopriamo alcuni tipi di robot tra cui i fortissimi C-09 (e quello che aiuta Nathan tornerà!).
Il monolito nero è un numero due che in realtà è stato pensato come numero uno e ne ha tutte le caratteristiche. Scritto dai Medda, Serra, Vigna e disegnato da Germano Bonazzi, un altro autore che si legherà per un lungo corso che dura tutt’ora in Nathan Never.
Di nuovo abbiamo la presentazione di tutti i personaggi e vediamo in azione l’agenzia Alfa con le sue componenti. Si introducono fin dalla copertina i Mutati e tutto l’albo è un omaggio al primo numero di Martin Mystère: compare tra i personaggi il cattivissimo (si fa per dire) collezionista Al Castle ossia Alfredo Castelli; la copia di 2001 Odissea nello spazio viene spedita a Nathan dall’amico Morrell prima di essere ucciso esattamente come accade a Morel nelle prime pagine de Gli uomini in nero. E poi c’è una trama che ha un generale sapore da commedia (cosa rara per la serie di Nathan) e che indica la fase di rodaggio che continua per i successivi numeri (almeno fino al numero 7 di fine 1991).
Tra l’altro mai più distanza ci potrebbe essere tra lo stile di Castellini (iper-realistico e imaginifico: cioè stile image americana) e quello di Bonazzi (il solco della tradizione bonelli con una spolverata di historieta sudamericana) e poi di Casini (a volte quasi grottesco e con un’attenzione unica alle scene dinamiche). Varietà nella tradizione.
Ho citato Stefano Casini perché è lui per i testi di Bepi Vigna a sobbarcarsi l’onere della prima storia doppia: Operazione Drago. I nn. 3-4 sono in parte un pezzo di passato di Nathan (il periodo nel tempio Shaolin sulla stazione orbitante) e in parte un affondo sull’incrocio tra tradizioni (il Jeet kune doo) e ipertecnologie per creare il soldato perfetto (tema che tocca già il numero 1 coi robot e il numero 2 coi mutati). Athos Than e il guerriero Tigre, lo sfortunato Jerry, torneranno come anticipato dalla vignetta finale.
La doppia si sviluppa come un classico plot da spy story con Nathan nel ruolo di James Bond infiltrato e la bella Terry Chan nel ruolo di una Bond girl d’azione emancipata e moderna. Una buona storia, forse come tutte queste prime rilette oggi risultano semplici e ingenue ma ricche di azione e gustose. Avventura sana. Alcuni aspetti tra i tanti: il guerriero Sardus è quel kitsch autoreferenziale molto ironico, e il Nathan leggero conquistatore di donne è un caso più unico che raro rispetto agli standard del ‘musone’ non ancora musone.
Con Forza invisibile entriamo in un classico thriller dal sapore alla Blade Runner. Tecnologie, poteri paranormali esper, sporchi e squallidi livelli inferiori abitati da reietti e criminali dove la vita non vale che pochi crediti. Ma poi le domande di fondo sul rapporto padre (De Haven) e figlia (Angel, la esper) e un segreto della biografia di Nathan che è ancora ben celato ma che traspare in una vignetta (a De Haven che gli accenna alle sue colpe verso la figlia, Nathan risponde ‘vi capisco De Haven, invece. Più di quanto pensate’). La sceneggiatura è di Medda che è perfettamente a suo agio con trame urban e poliziesche (ha scritto belle storie di Nick e Dylan in questo senso e creato Lukas), mentre i disegni sono di un altro disegnatore di lungo corso ancora attivo su Nathan: Romeo Toffanetti (dallo stile più vicino a quello di Bonazzi). Toffanetti ama la recitazione intensa dei suoi personaggi e da qui primi piani e sguardi che costellano le sue tavole.
Grazie a Terrore sotto zero allarghiamo il campo di visuale sulla Terra di Nathan Never e scopriamo qualcosa dell’artico, diventato luogo di sfruttamento di risorse.
Si tratta di un’altra spy story, scritta da Vigna e disegnata da Bonazzi che ritorna sulla serie a dare continuità nella eterogeneità. Corruzione, traffici e attività illegali. Nathan agisce sotto copertura (si chiama Ripley… ma tutti i primi numeri sono pieni di questi omaggi) e il finale è una riproposizione di un tema classico: la corsa senza freni di un treno su un binario morto. Non ci sarà tutto il dramma di A 30 secondi dalla fine (Runaway train)… ma è una bella storia ancora oggi apprezzabile.
Ma la prima storia da incorniciare è dietro l’angolo e arriva proprio a cavallo del 1991 e del 1992: La zona proibita (nn.7-8) di Serra per l’esordio ai disegni di Nicola Mari con un tratto già riconoscibilissimo, ma ovviamente senza la maturità degli anni successivi dove Mari darà una decisa sterzata sul pedale dell’espressionismo.
Questa doppia vedi l’avvio di una nuova sottotrama (gli uomini ombra), un nuovo incredibile ambiente (l’isola al centro della città est off limits per la contaminazione da mutazioni), il ritorno di Skotos e soprattutto è il primo numero in cui percepiamo il cuore più segreto di Nathan. La sua voce narrante modellata su quella di Deckar in Blade Runner ci accompagna nelle 192 tavole con una intensità rara e direi ‘serriana’.
Ma questo episodio merita un approfondimento a sé e quindi se sei arrivato fino a qui ora devi ascoltare la puntata del podcast dedicata!
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Per il 1991 è tutto! Ci rivediamo nel futuro del 1992!
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