A pochi giorni dall’uscita ufficiale ecco la recensione de I dannati dell’artico, il nuovo albo di Tex mensile che chiude la lunga saga del grande nord iniziata addirittura ad ottobre con l’albo Alla ricerca delle navi perdute. Al timone della saga sempre Mauro Boselli ai testi e Giovanni Bruzzo ai disegni.
I dannati dell’Artico – Tex n.735
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Giovanni Bruzzo
Copertina: Claudio Villa
Riassunto delle puntate precedenti: Tex Willer e i suoi pards arrivano in Canada su richiesta del colonnello delle giubbe rosse Jim Brandon. Il motivo è che una spedizione scientifica, della quale fanno parte come guide anche Dawn, figlioccia di Jim, e Dallas, una vecchia conoscenza dei pards, sta attraversando le terre del nord e il rischio è che le tribù della zona si allarmino per un’invasione dei bianchi sulle loro terre. Messisi sulle tracce della spedizione, diretta nelle regioni artiche per scoprire che ne è stato delle navi Erebus e Terror capitanate da John Franklin e perdute negli anni ’40 del XIX secolo, si accorgono che non sono gli unici interessati alla comitiva e che dovranno compiere una corsa contro il tempo per impedire un massacro. Nel frattempo, la spedizione scopre la Terror e fa la conoscenza di un grosso indigeno Inuit di nome Tornuak e di una misteriosa tribù di cannibali soprannominati Mahaha la cui origine contiene più di una sorpresa.
Nell’albo in corso, Tex e i suoi pards, dopo aver lasciato metà della spedizione in un accampamento sicuro, si ricongiungono con gli altri sulla Terror e pianificano il rientro, ma scoprono che i loro amici sono stati uccisi o rapiti dai Mahaha. Inizia quindi una lotta senza quartiere contro i demoni cannibali.
Con questa recensione, oltre a parlare dell’albo in quanto tale, facciamo anche un punto sulla storia completa, dato che quattro albi non si possono liquidare in due parole. Per quanto riguarda l’albo in corso, Boselli rimette Tex al centro della scena, dopo che nel secondo e, soprattutto, nel terzo albo si era visto un po’ più defilato. Il ranger è protagonista, detta i tempi e le azioni, è la nuova guida del gruppo e la sua figura riempie l’albo con atti risolutivi, come dovrebbe essere sulla serie regolare e a dimostrazione che le storie di Tex è bene leggerle tutte insieme (oltre alla tradizionale lettura mese per mese, ovvio) in modo da avere una visione più completa degli eventi.
La sceneggiatura di Boselli inanella una serie di scene una dietro l’altra che portano al roboante finale ricco d’azione senza stringere troppo i tempi del racconto e dando ad ogni avvenimento il giusto tempo per essere metabolizzato. I dialoghi di tipico stampo boselliano sono più snelli e lasciano spazio alle scene più movimentate rendendo l’ultimo albo molto rapido e scorrevole da leggere.
Se guardiamo alla storia nel suo complesso, è sicuramente una vicenda notevole, praticamente un lungo romanzo, perciò è inevitabile che siano presenti numerosissimi personaggi che la animano. Questa lunga avventura di Boselli è una sorta di commedia umana ambientata nelle regioni artiche: oltre ai ranger del Texas ci sono i nativi delle zone, le ex banditesse, i mezzosangue, uomini in cerca di vendetta, popolazioni misteriose, scienziati, soldati valorosi, marinai e persino degli innamorati. Ognuno con una propria caratterizzazione, un obiettivo da portare a termine e una parabola narrativa.
Tanti, forse troppi, perché se è vero che questa è una prassi delle storie di Boselli, è anche vero che questa volta il numero dei personaggi è eccessivo e diciamo questo perché non tutte le sottotrame poi trovano una degna conclusione: alcune si chiudono molto frettolosamente, altre vengono lasciate in sospeso, forse volutamente, altre ancora hanno una conclusione inspiegabile (non andiamo più nello specifico per non incappare in pericolosi spoiler).
L’elevato numero di numero di personaggi porta Boselli a dare ad ognuno il proprio spazio con la conseguente dilatazione del racconto, il quale fra il secondo e il terzo albo presenta una serie di scene che poco aggiungono alla vicenda principale e questo si nota soprattutto se si prova a leggere tutta la storia d’un fiato.
Complessivamente siamo di fronte ad una storia che aveva tutte le carte in regola per essere un capolavoro e invece è solo un’ottima avventura ricca di azione, cambi di scenario e mistero.
E ricca di ottimi disegni come quelli di Giovanni Bruzzo.
Come confermato dagli stessi autori, la lavorazione della saga è durata diversi anni per via di varie interruzioni e in questo arco di tempo si nota l’evoluzione del tratto di Bruzzo: nel primo albo prende a modello il Giovanni Ticci de Sulle piste del nord, classica storia di GL Bonelli che viene citata più volte in quel capitolo, mentre nei volumi seguenti riacquista una propria personalità e indipendenza, staccandosi sul finale dall’ingombrante modello. Il lavoro di Bruzzo è ottimo per tutte le 440 pagine della saga e non mostra segni di cedimento nonostante i vari cambi di ambientazione: che si tratti delle foreste del Canada, delle regioni artiche, degli interni della nave Terror, del covo dei Mahaha, Bruzzo mantiene un livello qualitativo alto al punto che i disegni da soli valgono il prezzo del biglietto. Tuttavia è proprio con l’ultimo albo che Bruzzo sfodera il colpo da maestro rappresentando una micidiale bufera di neve che disorienta i protagonisti e li fa perdere nella vastità dell’artico. Osservando quelle tavole, praticamente tutto l’ultimo capitolo, si ha davvero l’impressione di essere smarriti e di perdere il senso dell’orientamento, di vedere svaniti i punti di riferimento che guidano il cammino. Un lavoro certosino ed evocativo che speriamo non tocchi aspettare ancora molti anni prima di rivedere Bruzzo sulle pagine di Tex.
Come detto poco sopra, con qualche taglio qui e là ci saremmo trovati di fronte ad un capolavoro, tuttavia mai come in questo caso occorre premiare il coraggio di tutti gli autori coinvolti per aver cercato di realizzare una storia diversa, per certi versi persino coraggiosa, magari esagerando con la carne al fuoco. A parere di chi scrive, meglio osare troppo e, forse, sbagliare qualcosa, che volare basso e limitarsi a fornire al lettore il solito Tex visto mille volte in questi quasi 74 anni di vita editoriale.
Ho atteso per leggere tutta l’avventura in un’unica abbuffata e ne sono stato abbondantemente ripagato.
Complessivamente un’ottima storia, ben sceneggiata (sia pure con le lungaggini evidenziate) e disegnata molto bene.
Decisamente superiore alla media della serie regolare.
Personalmente una nota di merito particolare per quest’ultima copertina (n.735), che ho trovato davvero evocativa ed affascinante.