Il tunnel segreto – Tex n.781 (novembre 2025)

Scritto da Francesco Benati

18 Dic, 2025

Con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia, ecco il nostro commento a Il tunnel segreto, ormai penultimo Tex mensile edito dalla Sergio Bonelli Editore. Si tratta di un numero importante perché porta in edicola l’ultima fatica dello sceneggiatore Gianfranco Manfredi, scomparso all’inizio di quest’anno. I disegni sono di Majo, qui alla sua prima prova sulla serie regolare dopo alcune storie comparse sulle collane laterali.

 

Il tunnel segreto – Tex n.781

Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi

Disegni: Majo

Copertina: Claudio Villa

 

Riassunto della puntata precedente: sulle miniere di Socorro è stato trovato dell’argento e attorno a essa si è sviluppata una piccola cittadina taglieggiata dalla banda Fergus, la quale gode della complicità e della protezione del colonnello Larkin, un uomo che in passato ha condotto importanti campagne contro gli indiani Apache. Tex Willer e Kit Carson si trovano a Socorro e ingaggiano una lotta contro i banditi, distruggendo gran parte del loro gruppo. Restano da affrontare il colonnello Larkin e gli altri suoi uomini, ma l’impresa non si preannuncia semplice.

Chiariamo subito una cosa: per chi scrive Manfredi è stato un autore importante, sia per quanto fatto sulle proprie serie, Magico Vento in testa, sia per il lavoro che ha svolto sulle collane altrui come Tex e Dylan Dog. Quindi il commento che segue è da purgare, se così si può dire, dall’affetto nei confronti di Manfredi. 

 


Commentando l’albo precedente, era stata evidenziata la lunghezza monstre della sparatoria finale, che per circa quaranta pagine aveva tenuto banco. Pur molto apprezzata, una scena d’azione così lunga è una di quelle cose che si possono fare una volta ogni tanto perché il rischio della ripetitività è altissimo e, soprattutto, è meglio evitare di metterne due in una sola storia. E infatti Manfredi, con il piglio dello sceneggiatore d’esperienza, non cade nella trappola e così la lunga sparatoria rimane un unicum e il secondo albo procede con una narrazione su binari più tradizionali. Questo non significa che manchino le scene d’azione, sia chiaro, ma sono inserite all’interno di una struttura narrativa più improntata allo sviluppo degli eventi. 

Tra i personaggi comprimari spicca soprattutto il colonnello Larkin, a malapena visto nel primo albo e che in questo secondo capitolo assume una sua centralità. Traumatizzato dagli eventi delle guerre Apache, Larkin assume una definizione a tutto tondo, anche se alcuni elementi della sua personalità rimangono un po’ abbozzati. 

 

Riguardo ai disegni di Majo, il suo lavoro è egregio come sempre: il suo tratto ruvido e grottesco, ma dotato anche di una sua personalissima pulizia, è perfetto per ritrarre i polverosi scenari del sudovest americano e nelle sue pagine si può quasi sentire l’odore del sudore e della polvere del deserto. In questi ultimi anni lo abbiamo visto anche all’opera sui Color Tex autunnali di storie brevi, ma l’appello che ci sentiamo di fargli è di proseguire con il bianco e nero in quanto è ciò che esalta maggiormente il suo tratto.

 

Giunti alla fine cosa resta da fare se non ringraziare, in maniera postuma e, purtroppo, tardiva, Gianfranco Manfredi per tutto il lavoro svolto nella sua attività di sceneggiatore (dell’aspetto letterario e di quello musicale è giusto occuparsene in altri lidi), uno dei pochi autori capaci di muoversi abilmente sia nell’ambito più mainstream (vedi Magico Vento e il suo debutto folgorante) che in quello più personale, intimista e financo audace come la miniserie Cani Sciolti purtroppo non baciata dalla fortuna. Manfredi è stato un autore che si muoveva su binari classici solo in apparenza perché ad ogni storia o serie è riuscito a imprimere la sua personale visione del mondo e il suo gusto per la ricerca storica. 

Questa doppia avventura di Tex e anche la precedente uscita nel corso dell’estate sono sicuramente due storie che non lasceranno il segno e che lo stesso Manfredi avrebbe, forse, definito minori, eppure in entrambe ci sono le tracce evidenti del suo inconfondibile tocco da maestro.

So long, Gianfranco.

 

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