Con L’argento di Socorro viene pubblicata postuma la prima parte dell’ultima storia di Tex scritta dal compianto Gianfranco Manfredi scomparso a gennaio di quest’anno. I disegni sono affidati a Majo.
La fine di un’epoca, potremmo dire. Gianfranco Manfredi, prolifico scrittore, cantante e sceneggiatore, è scomparso a gennaio e ha lasciato alcune storie nel cassetto, ormai pronte per essere pubblicate. La prima, I dimenticati, è stata recensita su queste pagine alcuni mesi addietro, mentre l’ultima (almeno per quanto riguarda Tex), sta uscendo in questo periodo. La collaborazione di Manfredi su Tex è sempre stata saltuaria, ma raramente deludente, mantenendosi sempre su livelli buoni o talvolta ottimi.
L’argento di Socorro – Tex n.780
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Disegni: Majo
Copertina: Claudio Villa
In questa storia Manfredi punta su un canovaccio che più classico non si può: la cittadina di Socorro, la cui economia è interamente retta dalla miniera d’argento, è taglieggiata da un gruppo di banditi che fa capo al comandante del forte militare nei dintorni, il quale sfrutta la banda per arricchirsi. Tex Willer e Kit Carson si ritrovano in città e cominciano a fare pulizia a suon di piombo rovente.
Manfredi, avendo due albi a disposizione, è andato dritto al punto: pochissimi spiegoni, e i pochi presenti sono funzionali a fornire contesto alla vicenda, e tanta narrazione, almeno per le prime 70 pagine (precisazione necessaria, poi vedremo il perché). I dialoghi sono secchi, diretti, con giusto qualche intercalare texiano a ricordarci che stiamo leggendo una storia del ranger in camicia gialla. Dopo aver toccato svariate tematiche nel corso delle sue storie (le carovane, le mandrie, l’acqua, eccetera), è il turno dell’argento e delle miniere a ricordare che Manfredi è stato essenzialmente uno scrittore politico nel senso più ampio del termine. Al di là di questo aspetto, Manfredi ha imbastito la coppia Tex/Carson con asciuttezza e rigore: i due agiscono come angeli vendicatori, sì, ma mai in scene esageratamente fuori dalle righe.
E qui veniamo alla parte conclusiva dell’albo, ovvero quelle quasi 40 pagine di sparatoria per le strade di Socorro che vedono coinvolti i due pards e i banditi. Qualche lettore potrebbe obiettare che decine di pagine dedicate al tiro al piccione siano troppe, ma qui Manfredi ha dispiegato su carta un vero e proprio manuale di come si costruisce una sparatoria cittadina fra vicoli, main street e atmosfere notturne. Certo, una scena analoga anche nel secondo albo, nel quale comunque saranno presenti diverse scene d’azione visti i nemici ancora da affrontare, potrebbe risultare stucchevole, ma per ora va benissimo così.
E veniamo a Majo, autore che, nonostante non sia velocissimo, è già apparso in alcune occasioni (soprattutto il Texone I rangers di Finnegan, scritto da Mauro Boselli) lasciando sempre il segno con il suo stile pressoché unico e inimitabile. Qui al suo esordio sulla serie regolare dopo essere transitato sulle collane parallele, Majo illustra da par suo una vicenda immersa nella polvere e nel sudore del sudovest americano rivelandosi l’elemento aggiuntivo di una storia che partiva già con il piede giusto sul piano della sceneggiatura. Majo, nome d’arte di Mario Rossi, salta a pie’ pari il realismo a favore di uno stile che flirta con il grottesco per ricalcare ancora di più le atmosfere polverose della storia, in particolare nella magnifica sequenza della sparatoria finale.
Un ottimo primo albo per questa storia doppia, la cui conclusione, se dovesse essere all’altezza di questo albo, rappresenterà il degno commiato a un autore che su Tex ha sempre avuto una presenza discontinua, ma che è quasi sempre riuscito a confezionare avventure di qualità destinate a rimanere impresse nella memoria dei lettori.








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