Con qualche ritardo dovuto alle ferie estive, ecco la recensione de I dimenticati, Tex mensile di luglio edito dalla Sergio Bonelli Editore che chiude la storia iniziata nell’albo precedente. I testi sono di Gianfranco Manfredi, scomparso a inizio 2025, mentre i disegni sono di Carlos Gomez.
I dimenticati – Tex n.777
Soggetto e sceneggiatura: Gianfranco Manfredi
Disegni: Carlos Gomez
Copertina: Claudio Villa
Riassunto dell’episodio precedente: Tex e Carson si imbattono in Jackob, membro d una comunità mormone in cerca di aiuto. Il suo villaggio è vittima di una serie di incursioni di creature mostruose che lui ritiene essere demoniache. I due ranger accettano di indagare e ben presto si trovano a che fare con una realtà molto diversa da quella che si immaginavano.
Nell’albo conclusivo, Tex e Carson scoprono che le creature demoniache altro non sono che ex minatori sopravvissuti a un disastro minerario che sono rimasti sulle montagne e che cercano il proprio sostentamento tramite le razzie. A causa dell’incidente e dell’isolamento, molti di loro hanno sviluppato profonde malformazioni e per questo sono ritenuti esseri soprannaturali. In odio verso gli abitanti della comunità mormone, gli ex minatori si preparano a dare l’assalto al paese.
Nella sua carriera di sceneggiatore di fumetti (abbastanza tardiva: iniziata, invero, “nel mezzo del cammin di nostra vita”), Gianfranco Manfredi ha collaborato soprattutto per Bonelli dando vita a storie e serie memorabili: su tutte Magico Vento e Volto Nascosto, più tutte le altre, per non parlare della sua collaborazione su Tex. Saltuaria, ma con almeno un gioiello all’attivo, quel Texone Verso l’Oregon che è stata anche la prima prova di Carlos Gomez nel mondo Bonelli.
I dimenticati, pubblicata appunto postuma, è senza dubbio una storia minore: pensata per il Color e poi dirottata sulla serie mensile per esigenze editoriali è un’avventura lontana, perlomeno sul piano della sceneggiatura, dai fasti precedenti. Tuttavia la maestria dell’autore si rivela anche e soprattutto in questo tipo di storie, più compresse e apparentemente meno ambiziose. A dominare su tutto è la comunità dei dimenticati del titolo, quegli ex minatori sui quali Manfredi si concentra. Pur evidenziando le loro azioni criminali, ciò che emerge è un’allegoria fortissima sulla classe operaia occidentale contemporanea. In seguito prima alla crisi e poi al crollo del sistema industriale novecentesco con l’avvento della globalizzazione, la classe operaia ha pian piano perduto la propria coscienza di classe spostandosi sempre più a destra dell’assetto politico e puntando il dito contro chi sta peggio sulla scala sociale, mentre la sinistra ha raccolto i voti di un ceto borghese vagamente perbenista e ipocrita, qui rappresentato dalla comunità di mormoni. I mormoni di Jackob, infatti, pur essendo quelli che Tex, ranger e tutore dell’ordine, deve proteggere, si rivelano tutt’altro che immacolati in quanto tengono prigioniero un bambino indiano riservandogli un trattamento degradante. Un’allegoria chiara ed evidente di quella che, secondo Manfredi, è la schizofrenia politica attuale in un’epoca in cui i riferimenti tradizionali sono andati a gambe all’aria.
Quanto detto sopra ha senza dubbio i suoi pregi, ma anche i suoi limiti: le motivazioni degli antagonisti sono sottotraccia e non vengono granché esplicitate, al punto che tocca al lettore fare il lavoro di comprensione del testo (e una volta tanto male non fa).
Considerazioni politiche e allegoriche a parte, Manfredi sa comunque cose si scrive un western e, soprattutto, sa come si scrive una storia di Tex: il suo Tex è strategico, intelligente, si muove in relazione alle mosse del nemico. E anche i nemici non sono una massa di pecoroni che si butta all’attacco senza pensare, ma elaborano strategie e piani d’attacco. Tutte cose molto glbonelliane che da diversi anni non sempre sono presenti.
Su Gomez sarebbe quasi inutile spendere parole: uno dei migliori disegnatori del mondo, pare essersi felicemente accasato in Bonelli e risulterebbe già al lavoro su nuove storie. Bravissimo a tratteggiare i minatori senza mai eccedere nella mostruosità o nella caricatura, Gomez svolge un lavoro magistrale nel mettere in scena una storia, sia pure minore, carica di umanità e di significato.
Non sappiamo esattamente quante altre storie di Manfredi rimangano da pubblicare: è recentemente uscita una storia per Dylan Dog e dovrebbero essercene altre in lavorazione, ma, leggendo questi due albi scarsi, scende un velo di tristezza al pensiero di quello che sarebbe potuto ancora uscire.
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