Nei giorni dell’uscita dell’ultimo capitolo, vi presentiamo la recensione de Il ranch sulla sierra, seconda parte della trilogia di Tex scritta da Pasquale Ruju e disegnata da Ernesto Garcia Seijas e Giovanni Freghieri.
Il ranch sulla Sierra – Tex n.768
Soggetto e sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Ernesto Garcia Seijas e Giovanni Freghieri
Copertina: Claudio Villa
Riassunto della puntata precedente: Tex, Carson e Kit sono sulle tracce di Pedro Meza, pericoloso bandito dalla mente instabile che terrorizza il sudovest. Contemporaneamente, quattro donne rese vedove da Tex nel corso di varie avventure si coalizzano insieme per vendicarsi una volta per tutte dell’odiato ranger.
Sinossi: Tex e i pards procedono nella ricerca di Pedro Meza, mentre Kit Willer riesce a infiltrarsi nel covo delle quattro vedove, pur senza sapere quello che lo aspetta. La banda di Meza viene in parte sgominata da Tex e Carson, ma i restanti, assieme al capo, si preparano alla riscossa per lo scontro finale.
La prima parte di questa storia che, come detto, si snoda lungo tre albi, si era rivelata positiva, ma con qualche punto di debolezza che avevamo riscontrato. Nel proseguo invece le cose migliorano e Ruju, grazie all’esperienza, riesce a correggere in corso d’opera alcune delle pecche del primo capitolo. Il tono del racconto varia e si fa più cupo e quindi c’è meno spazio per scene controverse come quella dell’imboscata sulla diligenza nell’albo precedente.
La parte centrale e finale dell’albo si distinguono infatti per una narrazione più seriosa e maggiormente concentrata sugli aspetti psicologici dei personaggi: molto è giocato con gli sguardi, con i primi piani piuttosto frequenti e con le inquadrature più irregolari.
Questo dipende anche e soprattutto dall’avvincendamento ai pennelli tra Ernesto Garcia Seijas e Giovanni Freghieri e qui veniamo al capitolo dei disegni ed è un capitolo a parte.
Sì, perché un terzo dell’albo è ancora opera di Seijas, morto durante la lavorazione della storia. Nonostante il peggioramento della malattia, il suo tratto non ne ha risentito in maniera visibile se non nelle ultimissime pagine disegnate che testimoniano la sua passione per il disegno e la volontà di continuare il lavoro fino all’ultimo. Qui qualsivoglia osservazione cede il passo al rispetto dell’uomo e dell’artista e quindi chiudiamo il discorso confermando che Seijas, con i suoi vent’anni di militanza sulle pagine del ranger, diventa di diritto uno degli autori classici di Tex, portatore di quel disegno tradizionale che ha fatto conoscere il fumetto argentino in tutto il mondo.
Non ci resta altro da fare che salutare Seijas nel migliore dei modi: Hasta la vista, Ernesto!
Il passaggio di testimone con Giovanni Freghieri è evidente: la differenza di stile tra i due salta subito all’occhio, ma questo consente alla storia di cambiare totalmente tono. Se lo stile solare di Seijas quasi invogliava a strutturare le scene in un determinato modo, l’approccio più oscuro, per quanto arioso, di Freghieri si adatta bene a momenti più tenebrosi e inquietanti.
Trattandosi di un albo di mezzo, che lascia quindi le cose in sospeso, non vi è più molto da dire se non rinnovare per l’ennesima volta un ultimo saluto a Ernesto Garcia Seijas che ci consegna oggi il suo testamento artistico.
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