Solo fino a pochi anni fa non lo avremmo mai creduto possibile, invece eccoci qui a commentare la recente uscita del nuovo Speciale Tex Willer, albo che più speciale non si può in quanto in copertina campeggia un gigantesco Tex Willer incontra Zagor! Bandera!, questo il titolo dell’albo che abbiamo fra le mani, rappresenta infatti il primo incontro fra i due leggendari eroi di casa Bonelli. Ai testi troviamo Mauro Boselli, contemporaneamente curatore attuale di Tex e Tex Willer ed ex curatore di Zagor, mentre i disegni sono di Alessandro Piccinelli, anche lui contemporaneamente disegnatore di Tex e Tex Willer (suoi i disegni e la copertina del numero 0 uscito qualche anno fa) e copertinista di Zagor.
L’idea di un incontro fra Tex e Zagor ha spaccato a lungo i lettori fra chi lo desiderava e chi invece preferiva che i due eroi se ne stessero ognuno per conto suo. Le motivazioni erano le più disparate: si andava dalla più ragionata incompatibilità fra i due mondi fino al vero e proprio odio verso l’una o l’altra serie. Lo stesso Sergio Bonelli, editore di entrambi e creatore di Zagor, nonché figlio di GianLuigi, creatore di Tex, si era detto più volte contrario all’evento e questo ha fornito l’ipse dixit fondamentale per i tanti oppositori. Tutto cambia con il varo della collana Tex Willer in cui un giovane Tex agisce in un’epoca in cui Zagor potrebbe essere un robusto cinquantenne molto in forma.
Tex Willer incontra Zagor. Bandera! – Tex Willer Speciale n.3
Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli
Disegni: Alessandro Piccinelli
Copertina: Maurizio Dotti
Prima di procedere con l’analisi dell’albo, tocca fare una premessa breve, ma molto importante: Bandera è il terzo capitolo di una trilogia iniziata nel 1995 con Comancheros e proseguita nel 1999 con Fratelli di sangue, due storie scritte da Mauro Boselli ai tempi in cui era curatore di Zagor e ambientate nel Texas degli anni ’30 e ’40. Se Comancheros è, tutto sommato, un robusto western avventuroso con tanto di tesoro perduto che non ha grosse pretese se non quella di intrattenere il pubblico, e lo fa bene, Fratelli di sangue è invece un meraviglioso racconto fatto di epica, lirismo, dramma storico e tradimenti che è rimasto impresso nella memoria del lettori. Ergo, per poter comprendere al meglio Bandera è fondamentale conoscere i primi due capitoli che sono stati recentemente ristampati nella nuova collana Le grandi storie Bonelli.
Veniamo ora a Bandera.
Il primo approccio, incredibilmente, è con l’unica cosa non riuscita dell’intero albo, ovvero la copertina. Benché Maurizio Dotti si sia dimostrato un valido copertinista per le storie di Tex Willer, qui ha prodotto una cover anonima, di scarso impatto e con i due eroi raffigurati in posa plastica. Un risultato inspiegabile se pensiamo da quale artista proviene, tuttavia non possiamo fare altro che accettarlo.
Per fortuna un libro non si giudica dalla copertina e infatti sono le pagine interne il vero piatto forte: siamo nel 1860 e un maturo Zagor con i capelli spruzzati di grigio sulle tempie e un atteggiamento malinconico è in Texas, a visitare la tomba di un vecchio amico per poi ricongiungersi con il ranger rinnegato Adam Crane. Nello stesso momento, il giovane Tex Willer salva una carovana di pionieri da un attacco Comanche e scopre che il conflitto fra texani e indiani è ancora in corso. Deciso a scortare la carovana a destinazione, Tex finisce per fare la conoscenza con la famiglia di Adam e poi, messosi sulle sue tracce, si scontra con lo Spirito con la Scure. Dopo un’iniziale diffidenza, Tex e Zagor si scoprono sullo stesso lato della barricata. Decisi a battersi contro il corso stesso della Storia, i due eroi faranno causa comune e cavalcheranno fianco a fianco.
Avendo fra le mani una storia molto forte e sentita, Mauro Boselli realizza un vero e proprio capolavoro di sceneggiatura: in sole 128 pagine, Boselli realizza un autentico kolossal a fumetti fatto di agguati, battaglie, inseguimenti, scontri all’ultimo sangue e toccanti momenti di riflessione. Con lo spazio di un episodio di una serie televisiva, Boselli ha realizzato un kolossal cinematografico. Già solo per questo risultato potremmo fermarci qui.
In realtà c’è di più, molto di più di cui parlare.
Questo albo è uno Speciale di Tex Willer, ergo Zagor dovrebbe fare la figura dell’ospite. Invece la storia si allaccia alla continuity di Zagor, perciò è Tex che entra (non in punta di piedi, ma sparando a tutto spiano con le colt) nel mondo dello Spirito con la Scure. L’ambientazione è la stessa delle storie di Zagor che abbiamo citato prima, quasi tutti i personaggi presenti, e sono davvero tanti, provengono da quei racconti, in particolare dal secondo. A rimediare la figura dell’ospite sembra quasi essere Tex che invece dovrebbe essere il padrone di casa.
E in quanto a Zagor, lo Spirito con la Scure è diverso dall’eroe solare che i lettori sono abituati a conoscere. Zagor qui è invecchiato, malinconico, pieno di dubbi sul proprio ruolo e sulla propria vita. Una battuta in particolare fa sorgere il dubbio al lettore che l’eroe sia così triste non solo per la morte di un amico (per ragioni di spoiler non possiamo rivelare chi), ma anche per il fatto che a Darkwood le cose siano andate molto male. D’altronde lo Zagor classico vive le proprie avventure negli anni ’30 o al massimo nei primissimi anni ’40 del XIX secolo, mentre qui ci troviamo a due decenni di distanza, un arco temporale in cui può davvero essere successo di tutto. Quindi sì, Zagor è più malinconico, ma anche più saggio e adulto: resosi conto che il corso della Storia non si può cambiare, concentra i propri sforzi su obiettivi più terreni, come il sostegno al giovane Quanah Parker nella ricerca della propria madre.
Gli altri grandi protagonisti della vicenda sono proprio loro, i Comanche. In questa storia si conclude un’ideale trilogia dei Comanche che li vede costretti in riserve sempre più piccole alla mercé degli uomini bianchi. Ai guerrieri indomiti e selvaggi di Comancheros e ai fieri guerrieri di Fratelli di sangue seguono gli sconfitti di Bandera, le piccole tribù che vengono spazzate via dagli attacchi dei rangers con grandi spargimenti di sangue.
Arrivati fin qui, penserete che per questo albo io abbia in serbo solo elogi. In realtà c’è un aspetto che, a lettura ultimata, mi ha fatto riflettere e mi impedisce di dare il massimo dei voti: il fatto che questa storia, nonostante l’inizio, lo svolgimento e la fine possano essere compresi da chiunque, sia fortemente dipendente dalle due che l’anno preceduta. Non solo: Boselli, e qui, a mio avviso, esagera un po’, vi inserisce un paio di citazioni da Le sette città di Cibola, una storia di Zagor al termine della quale lo Spirito con la Scure scopre l’esistenza di una profezia circa un grande capo bianco che in futuro avrebbe protetto i popoli Navajo. Il problema è che Le sette città di Cibola non era una di quelle storie da dover leggere prima di Bandera, perciò per il lettore texiano, ma anche per lo zagoriano smemorato, una simile citazione risulta incomprensibile, specialmente per il fatto che salta fuori in due momenti fondamentali. Ma non solo: la lettura di Fratelli di sangue (Comancheros, lo abbiamo detto, è un buon racconto western che però non è così seminale come il suo seguito) è necessaria per capire tantissime sfumature dei personaggi. Ad esempio, Adam Crane è un personaggio già concluso, la sua parabola è terminata perché l’abbiamo vista nelle due storie precedenti. Oppure il senatore Burnette che a momenti gli prende un colpo quando vede Zagor; tutte scene che risultano incomprensibili per molti lettori, soprattutto quelli di Tex che, come noto, in buona parte leggono solo Tex.
Intendiamoci: io questi riferimenti alle vecchie storie di Zagor, ma anche ad alcune di Tex Willer, li ho colti tutti perché si tratta di avventure da me amatissime e che mi rileggo spesso e volentieri, Fratelli di sangue in primis. Ciononostante, posso comprendere lo straniamento di alcuni lettori di fronte a diverse scene.
Ultima, ma non ultima, considerazione: i disegni di Alessandro Piccinelli.
Da quasi quindici anni colonna portante di Tex, Piccinelli è da anni il copertinista di Zagor succeduto a Gallieno Ferri e in questa storia ha fornito una prova strepitosa, probabilmente la migliore di tutta la sua carriera: così come si nota l’impegno profuso da Boselli nel racconto, si nota altrettanto lo straordinario lavoro svolto da Piccinelli nei disegni. Andare a estrapolare singole scene sarebbe uno spreco di tempo e sarebbe anche riduttivo perché è tutto il lavoro di Piccinelli ad essere di prim’ordine: la gestione delle inquadrature e della sequenza narrativa, l’organizzazione degli spazi e la chiarezza narrativa, tutto è da pollice alzato. Pur apprezzando da sempre il lavoro di Piccinelli, sono il primo ad ammettere che in questo caso ha superato ogni aspettativa. Il disegnatore comasco riesce nella difficile impresa di differenziare i due eroi nell’aspetto, non solo grazie al costume, ma anche per la diversità di connotati di modo che non si abbiano due copie dello stesso personaggio.
Personalmente si sentono già alcuni lettori che sperano nella riedizione a colori dell’albo, ma lo riterrei un errore: edizione in grande formato sì, ma che si rispetti il bianco e nero perché è in quella versione che lo stile di Piccinelli si esprime al meglio e questo volume ne è la dimostrazione.
Siamo arrivati alla conclusione. Bandera è un albo meraviglioso, intenso, struggente. Nelle sue 128 pagine riesce a far divertire, appassionare e commuovere, un risultato tutt’altro che scontato se consideriamo che parliamo di due rudi uomini di frontiera. Il connubio indissolubile tra Mauro Boselli e Alessandro Piccinelli ha prodotto un nuovo grande lavoro che si candida immeditiamente ad essere un classico istantaneo della produzione del ranger e dello Spirito con la Scure, nonché, a parere di chi scrive, il miglior albo dell’anno.
Resta da capire cosa accadrà ora che il fatidico incontro è avvenuto. Si tratta di un unicum? Oppure solo di un nuovo numero uno? Ai lettori delle pagine finali l’ardua sentenza.
Storia magnifica, uno dei migliori one shot che abbia letto su Tex. La storia è molto godibile anche da sé, ma dopo aver recuperato anche Fratelli di sangue e aver familiarizzato con i personaggi alla seconda lettura diventa un capolavoro.
Lunga vita a Boselli!