Il codice Ferrucci – Dampyr Speciale n.17 (ottobre 2021)

Scritto da Paolo M.G. Maino

7 Nov, 2021

Paganini non ripete… ma Burattini (per fortuna) sì! Visto che nell’editoriale di apertura del Dampyr appena uscito n.260 Mauro Boselli e Giorgio Giusfredi giocano su un vecchio adagio oggi dimenticato (Maramaldo, tu uccidi un uomo morto) per introdurre lo sfondo storico dello Speciale Dampyr n.17… anche noi di FumettiAvventura prendiamo spunto da un altro adagio (anche lui dimenticato probabilmente) per dare il via alla nostra recensione! Dopo  infatti il bello speciale dantesco di qualche anno fa (il n.12) Moreno Burattini torna a raccontarci di Harlan e soci in una storia extra-large e speciale: Il codice Ferrucci. Ma andiamo con ordine.

 

 

Il codice Ferrucci – Dampyr Speciale n.17

Soggetto e sceneggiatura: Moreno Burattini

Disegni: Fabrizio Russo

Copertina: Enea Riboldi

 

Il codice Ferrucci è una classica storia dampyriana che si muove tra misteri del passato e del presente a sfondo vampiresco, anzi direi che di fatto si tratta di una caccia al tesoro dove il tesoro è un oggetto perso nelle pieghe del tempo ma in grado di sprigionare un immenso potere (una variante del genere è il Dampyr 259 L’occhio dell’inferno). Quando ci sono storie di questo genere siamo ormai abituati a vedere più contendenti in lotta tra di loro e anche questo bello speciale non sfugge a questo espediente.

Harlan e Kurjak si recano in Toscana a Firenze dall’amico professore Alessio Montanari che è il massimo esperto mondiale delle vicende del Capitano Ferrucci e dell’assedio di Gavinana nel 1530 in anni molto turbolenti per l’Italia divisa in tanti staterelli e poteri vari.

Montanari è infatti oggetto delle attenzioni violente di una cellula fuoriuscita dei Lupi Azzurri, momentaneamente in tregua con Harlan e soci, ma ovviamente covo di facinorosi e di persone disposte al crimine per soddisfare gli interessi di potere personale. Un antico manoscritto (il codice Ferrucci) sembra poter guidare alla riscoperta di un oggetto potente, ma solo Montanari può decifrarlo.

Harlan e Kurjak intervengono in tempo e si mettono anche loro alla caccia spronati da Caleb e anche da Draka senior.

 

 

Questi sono gli attori in campo per una storia che da una parte è un omaggio ad una vicenda ormai dimenticata del Cinquecento italiano, ma che rappresenta un inno alla libertà, all’onore e al senso della patria (da riscoprire davvero) e dall’altra ha tutte le caratteristiche delle storie più action di Dampyr. Si spara, si combatte, si esplora… poche pause di spiegazione, ma spesso le spiegazioni sono rese con flashback ricchi a loro volte di azione e di misteri che vengono a poco a poco svelati.

La conclusione si stende poi con calma e consente anche di leggere un epilogo più lungo delle poche pagine che normalmente vengono dedicate e questo è sicuramente un vantaggio per le storie extra-large degli speciali di Dampyr.

 

 

Ad accompagnare Burattini c’è Fabrizio Russo che ormai si divide tra Dampyr e Zagor. I disegni di Russo sono sempre ottimamente al servizio della narrazione, mai incerti mai difficili da leggere e seguire. Inoltre le scene di esplorazioni in luoghi bui e sotterranei si appoggiano sugli efficaci chiaroscuri del disegnatore. Menzione speciale per il bel lavoro di rappresentazione della ‘bestia’ (che cosa sia o chi sia questa bestia… non lo spiego a beneficio di chi non ha ancora letto).

In sintesi uno speciale scritto in maniera appassionata e sentita. Filologicamente e  storicamente curato e nello stesso tempo ricco di tanta azione come piace ai lettori di Dampyr. Tutto torna in conclusione e anzi rimaniamo con almeno un personaggio nuovo che potrebbe anche ritornare prossimamente.

 

 

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