È da un po’ che cerco un punto di partenza per cominciare a recensire Dragonero, fumetto che leggo dall’inizio della sua vita editoriale e che considero tra le migliori produzioni della SBE degli ultimi anni (non che abbia senso stilare una classifica, ma evidentemente un fumetto che sta andando deciso verso le 100 uscite mensili, che ha generato uno spin-off di altissima qualità – Senzanima – e uno più sfortunato ma amato dai miei figli – Dragonero Adventures – nonché costanti uscite librarie… beh non può essere solo un caso!). Oltretutto Dragonero fa rima con avventura e quindi non può che essere ospitato nel nostro blog! Solo che finora ho sempre sperato che qualcuno si proponesse per scrivere e recensire regolarmente la serie fantasy della Bonelli per venire a dare una mano a noi blogger di più lunga data! Ma visto che finora questa figura stabile non si è ancora palesata, allora provo a scriverne io, ma in un formato più flash e leggero che potrei chiamare Il taccuino dell’amanuense (per dare un tono un po’ medievale!).
Ma bando a queste premesse! Parliamo de L’inaccessibile fortezza, n.15 di Dragonero il ribelle.
L’inaccessibile fortezza – Dragonero il ribelle n.15
Soggetto e sceneggiatura: Stefano Vietti
Disegni: Emanuele Gizzi, Fabrizio Galliccia e Fabio Babich
Copertina: Gianluca Pagliarani
Pronti a giocare a D&D?
Chi ha avuto la fortuna di giocare a Dungeons and Dragons avrà provato un sussulto su quella prima vignetta di pagina 30! Eh sì, la missione che devono affrontare Ian e compagni e pensata da Stefano Vietti pare davvero la base di una sessione di D&D con tanto di mappa iniziale a disposizione per il gruppo di avventurieri. E poi ognuno dei personaggi ha i suoi poteri e le sue capacità come in ogni compagnia che si rispetti. Direi che siamo di fronte ad una spedizione per personaggi tra il 20 e il 25esimo livello almeno (non ci sono mai arrivato… mi sono fermato sempre alla scatola rossa, lo ammetto!).
Verso lo scontro finale!
Questo numero 15 comincia a muovere le carte verso la resa dei conti: mosse politiche, scelte azzardate, ipotesi per scacchiere futuro, bilanciamenti di forze pre e post ribellione. Il quadro della premiata ditta Enoch/Vietti e Barbieri mostra la sua profondità sociopolitica dando alla serie uno spessore alla Games of Thrones. Si tratta di un filone del fantasy non facile da percorrere e che necessita di calma nella narrazione perché le carte devono essere messe in gioco solo al momento giusto. L’azzardo di Ian (e se ci pensate è fatto parzialmente sulla pelle di Briana e della futura figlia…) è frutto di «tempo, cautela e scelte» (p.93).
…e anche oltre!
Eh sì perché dietro la fine della lunga macrotrama della ribellione pare arrivare il ritorno di Jeranas e della battaglia contro le oscure arti della necromanzia. Su questo futuro si capisce il perché dell’inserimento di Aura nel gruppo e anche uno dei momenti più significativi della nuova storia di Senzanima, Vittime (la terribile e innaturale necromanzia).
Ed ora qualcosa sui disegni
Ancora una volta l’albo di Dragonero si presenta con tre mani diverse di disegnatori all’opera. Un parere secco? Non ne sono entusiasta anche se a volte ha anche la sua funzionalità. Questa volta forse avrei accettato più tranquillamente due mani: una per la storia principale e una per le visioni sia quelle create dalle difese magiche della fortezza sia quella finale che Ian racconta a Briana.
Ma visto che la cosa è così, proviamo a vedere i tre disegnatori a sé stanti e non come un tutt’uno.
Apre Emanuele Gizzi (le immagini dai preview bonelli sono tutte sue) che dopo la bella prova sullo speciale estivo del 2019 (Le ali della strige) torna sulla serie regolare con le prime 40 pagine. Gizzi conferma due aspetti forti del suo stile: l’intensa espressività dei volti dei personaggi (guardate il volto di Briana nel primo piano a p.14 o la scena del bacio tra Briana e Ian) e un uso del chiaroscuro che si esalta nelle scene di interni con luci artificiali che provengono da torce o lampade ad olio (ah quanto ci ha insegnato Caravaggio!!) o nei bivacchi all’esterno in cui sembra sentire crepitare il fuoco o nella cavalcata al chiaro di luna (belli i cavalli di Gizzi, anche sul western avrebbe da dire!). Per trovare un pelo nell’uovo non mi trovo tantissimo con il volto di Myrva, ma forse perché sono tutto sommato abituato ad una sua presenza più delicata e giovanile, mentre la resa di Gizzi ce la consegna più adulta e in qualche modo con i segni dei drammi vissuti. Letta così la scelta mi pare frutto di una ragionata ricerca di realismo.
Lo stacco con i tratto di Fabio Babich e di Fabrizio Galliccia si sente effettivamente di più, perché la linea degli altri due artisti segue una linea più chiara (non che sia priva di chiaroscuro, intendiamoci!) con l’eccezione del momento in cui Roney entra nella stanza dove il mago imperiale ha evocato il limbo e sta facendo una brutta fine (Galliccia) o delle pagine di Babich che anticipano il futuro legato al ritorno di Jeranas.
Tra le altre cose (cioè tra i tanti meriti) la fortezza disegnata da Babich e Galliccia ha una cura dei particolari architettonici altissimi che soddisfa anche il più minuzioso dei precisi lettori della serie (la splash page di p.50 o anche p.84).
Insomma comparto disegni decisamente alto, ma mi piacerebbe avere un albo più unitario con un solo disegnatore come norma e non viceversa.
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